Pensieri su “L’ultimo libertino” di Loretta Chase



Vere Mallory, duca di Ainswood, il più grande libertino d’Inghilterra, ha dissipato gran parte della sua giovinezza tra alcol e belle donne, in una spirale che non potrà che condurlo al baratro. 

Un giorno, però, i suoi occhi incrociano quelli della bellissima Lydia Grenville, indomita giornalista al servizio degli abitanti più bisognosi dei bassifondi di Londra. 
Nonostante la ragazza si mostri fredda e misteriosa, a Vere è sufficiente rubarle un bacio per percepire il fuoco di passione che arde dentro di lei. Ma Lydia non può permettersi di cedere alle lusinghe di quell’uomo dissoluto e impossibile, e così cerca di resistergli. Sebbene la tentazione di abbandonarsi a lui sembri essere più forte di tutto…

“L’ultimo libertino” 
Loretta Chase
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Oro 227
Uscita: novembre 2021
Premi e riconoscimenti della critica: All About Romance DIK ( Desert Isle Keeper ); Premio Reviewer’s Choice Award di Romantic Times nel 1998 come Miglior Romanzo Storico ambientato nelle Isole Britanniche ( Best British Isle-Set Historical Romance ); RWA Favorite Book of the Year (1998).

La serie “Scoundrels”:
1) LA FIGLIA DEL LEONE (The Lion’s Daughter),
2) PRIGIONIERO DEL DESIDERIO (Captives of the Night)
http://www.sognipensieriparole.com/2018/03/rubrica-si-o-no-prigioniero-del.html
3) IL LORD DELLA SEDUZIONE (Lord of Scoundrels)


Vere Mallory era in cerca di guai, come al solito, 
e questa volta era deciso a fare a botte con Dio in persona.
Ma non funzionò.


E dopo Belzebù (Dain), ecco Vere.
Purtroppo il quarto romanzo di questa fortunata serie delle canaglie scritta da Loretta Chase ha sempre un po' sofferto di venire dopo Il Lord della seduzione, tanto che Vere finisce per essere messo in ombra dal suo amico Dain (non a caso, questi arriva nell'ultima parte e occupa un certo spazio nel finale).

Invece io trovo che il riluttante duca di Ainswood si contraddistingua per una tenerezza intrinseca e per un velo di disperazione che ammanta tutta la sua esistenza, influenzando la sua scelta stessa di bere, ostentare cinismo, in breve autodistruggersi per dimenticare.
Vere è diventato duca a furia di funerali e di sepolture di candidati avanti a lui nell'ordine di successione: ma lui li amava, non voleva divenire il loro erede.
L'idea di essere sopravvissuto senza meriti e quasi beneficiandone lo sta lentamente corrodendo.

Poi s'imbatte nella signorina Grenville.
Lydia è tuttavia il prototipo di una donna fiera e moderna, una donna che lavora (orrore!), una donna che scrive di attualità sociale (secondo orrore per i benpensanti) e che scrive feuilleton gotici, tanto di moda al tempo, sotto falso nome (com'erano costrette a fare tante scrittrici del passato, Austen o sorelle Bronte in testa).
Lydia non sta zitta, non ha paura di investigare, travestirsi e invadere i territori maschili, senza perdere di vista i propri ideali e l'aiuto per chi ha bisogno.
Se Vere è menefreghismo, Lydia è altruismo; se Vere è spudoratezza, Lydia è coraggio.
E insomma, una volta insieme sono una potenza.

Non posso elencare tutte le mie scene preferite, ma, vorrei citare l'incontro/nascondiglio sotto al letto e i battibecchi durante la famigerata corsa in carrozza.

E poi quel mozzicone di matita, "sottratto" e messo ben al sicuro, per ricordarsi di lei... uno dei dettagli più romantici a mia memoria e che mi fa ancora sospirare, a ogni rilettura di questo romanzo.
Se non ci fosse Dain, appunto, Vere brillerebbe di più (e se lo merita).

Amarilli

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