Blog Tour per "La mano sinistra del buio" di Ursula Le Guin




Pochi giorni fa vi ho parlato di questo struggente romanzo, uno dei miei preferiti in assoluto (La mano sinistra del buio di Ursula K. Le Guin: trovate la mia recensione completa qui http://www.sognipensieriparole.com/2021/10/review-party-per-la-mano-sinistra-del.html), ma oggi invece vorrei approfondire una delle tante tematiche presenti nel libro, ovvero la presenza di una civiltà ermafrodita (nel libro, "unigenere") e il messaggio che si proponeva di lanciare l'autrice.

Attraverso il fantasy/scifi l'autrice si proponeva di introdurre temi innovativi, quasi rivoluzionari, confidando forse che, in forza della finzione letteraria, certe domande e certe risposte fossero più accettabili.

Gli abitanti di Gethen, infatti, trascorrono i cinque sesti della loro esistenza in uno stato ermafrodito "neutro", per poi divenire maschi o femmine, a seconda degli impulsi e delle esigenze di rapportarsi con altri individui, solo nei giorni del kemmer. 
Fin da subito, però, la Le Guin ci avvisa che per loro questa è la normalità, ma sono gli umani piuttosto a essere imperfetti, singolari, mancanti di una particolare dimensione uomodonna.

Quando si incontra un getheniano non si può e non si deve fare quello che farebbe naturalmente una persona bigenere, ovvero attribuirgli il ruolo di Donna o di Uomo adottando allo stesso tempo nei suoi confronti il ruolo corrispondente legato alle proprie aspettative sulle possibili interazioni fra persone dello stesso sesso o di quello opposto. Il nostro pattern di interazione sociosessuale qui non esiste. I getheniani non conoscono le regole del gioco. Non si vedono gli uni gli altri come uomini o donne. È quasi impossibile da accettare per la nostra immaginazione. 
Qual è la prima domanda che poniamo su un neonato? 
Eppure, è impossibile pensare ai getheniani come a neutri. Non sono neutri. Sono potenziali, o integrali. Poiché il karhidiano manca del “pronome umano” per definire le persone in somer, userò il maschile per le stesse ragioni per cui abbiamo scelto il pronome maschile per riferirci a un dio trascendente: è meno definito, meno specifico, di quello neutro o femminile. Il fatto stesso che pensi a quel pronome mi porta a dimenticare in continuazione che il karhidiano con cui mi trovo non è un uomo, ma un uomodonna.

E quindi il romanzo ci porta nella singolare condizione di porci, per una volta in minoranza: il maschio umano è l'unico, il diverso, quello che viene studiato, quello di cui si diffida. 
La totalità, gli altri, sono la normalità. 

Grazie a questo cambio di prospettiva, più che estraniante, l'autrice riesce a concentrarsi sul suo ragionamento, a prendere in considerazione l'impatto di individui unigenere, le possibili differenze non solo biologiche, ma culturali, psicologiche e sociali.
Ebbene, da un lato il personaggio di lord Estraven ci stupisce per la sua complessità: un individuo che riesce a possedere difetti e qualità, e molteplici caratteristiche che non sono solo femminili e non sono solo maschili.
Estraven è protettivo, ma allo stesso tempo coraggioso; organizza e si prende cura degli altri, ma ha un acuto senso della strategia ed è divenuto consigliere/ministro del sovrano; rappresenta l'idea che un individuo può ambire a tutto, a prescindere dal sesso, e che non può essere collocato in categorie chiuse come compartimenti stagni, sempre in base al sesso.

Peraltro, se guardiamo alle organizzazioni politiche del pianeta, le società androgine finiscono per assomigliare moltissimo a quelle umane: complotti, tradimenti, invidie, prevaricazione del più forte. Certe pulsioni sono davvero innate, a prescindere dall'educazione e dalle convenzioni.
L'individuo nasce con proprie peculiarità intrinseche, che non sono strettamente ripartite in base al sesso, mentre altre (forse le più esteriori, gli stereotipi) vengono poi aggiunti da come la società plasma.

Purtroppo di questa varietà/normalità/bellezza l'umano Genly Ai se ne accorge soltanto alla fine, e il suo sarà un rimorso costante per non aver compreso fin da subito.
Sembrano considerazioni attuali, invece stiamo parlando di un romanzo uscito nel 1969!!

Aveva chiesto un pari riconoscimento, una pari accettazione. Non ero stato disposto a darglieli. Avevo avuto paura di darglieli. Non avevo voluto offrire la mia fiducia, la mia amicizia, a un uomo che era una donna, a una donna che era un uomo.

Amarilli





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