Pensieri su “Una freccia dritto al cuore” di Jennifer Blake



L’anziano e ricchissimo Giles Castlereagh ha un unico desiderio: lasciare la sua favolosa tenuta di Arcadia a un erede. Ma sebbene sia sposato da cinque anni con la splendida Katrine, l’età avanzata gli impedisce di cogliere la virtù della sua giovane consorte. 
Eccentrico e spregiudicato, l’uomo decide così di ricorrere a rimedi estremi: Katrine sarà il trofeo in palio nella giostra cavalleresca che ogni anno tramuta Arcadia in un suggestivo maniero medievale. 

A questo punto entra in scena l’affascinante Rowan de Blanc. Seppur colpito dalla bellissima ospite, il vero motivo che l’ha condotto lì è quello di far luce sulla misteriosa morte del fratello avvenuta nel corso del torneo precedente. La sua sarà un’indagine dai risvolti torbidi e inattesi, che si rivelerà ben presto estremamente coinvolgente e molto, molto pericolosa…

“Una freccia dritto al cuore” 
di Jennifer Blake 
Serie: ‘Louisiana Plantation’ 
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Introvabili 82
Ambientazione: America, Stati Uniti, Louisiana, 1830 circa
Uscita: ottobre 2021




A una prima occhiata la trama mi era parsa un filo torbida e, in effetti, a lettura ultimata, posso dire che la Blake è dotata di una fervida immaginazione, anche se poi non concretizza in modo convincente.

Dunque: un riccone di mezza età della Louisiana, essendo impotente, decide, dopo cinque anni di matrimonio casto, di mettere in palio la giovane moglie tra i contendenti di un torneo medievale (!) che organizza nella sua tenuta (chiamata Arcadia: qui la stessa autrice non sa decidersi a che tradizioni richiamarsi). 
I campioni si cimentano in tornei di spada, tiro con l'arco e giostre a cavallo, pensando di vincere un premio monetario, mentre la coppia dovrebbe invece valutarli come stalloni da monta (il vecchio Giles li considera proprio così nel libro).
Quando alla gara s'iscrive un avventuriero, tale Rowan de Blanc, il progetto sembrerebbe concretizzarsi.
Peccato che la moglie non sia per nulla convinta e il marito si stia impuntando ogni giorno di più, anche a costo di servirsi di qualunque mezzo.

La storia in realtà non mi dispiaceva, e questo marito voyeur e al contempo geloso-manipolatore poteva imprimere una svolta dark al tutto, se non fosse che tutto si annacqua con la banalità dei personaggi, stereotipati e poco approfonditi: lei è riottosa e algida sino a un attimo prima (meritando il plauso), poi si lascia persuadere abbastanza facilmente; lui è enigmatico fino all'ultimo, anche se gli va dato atto che preferisce corteggiare più che imporsi. 

Ma la colpa più grave è il procedere sonnolento della narrazione, scandita da qualche scena interessante (le gare, soprattutto), dispersa in mezzo a un mare di dialoghi inutili e sottotrame caotiche che hanno reso talora difficile la (mia) comprensione.

Amarilli

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