Pensieri su "LA RAGAZZA DELLA PALUDE" di Delia Owens


A Barkley Cove, un tranquillo villaggio di pescatori, circolano strane voci sulla Ragazza della Palude. Dall'età di sei anni Kya si aggira completamente sola tra canali e canneti, con qualche straccio addosso e a piedi nudi. Ha al suo attivo un solo giorno di scuola, ma la palude e le sue creature per lei non hanno segreti: la nutrono, la cullano, la proteggono, sono maestre e compagne di giochi. Kya impara a decifrare i segni della natura prima ancora di saper leggere un libro: nella sua assoluta solitudine sembra bastare a se stessa. Ma la sua bellezza non tarda a sbocciare: insolita, selvatica, sfuggente accende il desiderio nei ragazzi del paese. Kya scopre l'amore, la sua dolcezza e le sue trappole. Quando negli acquitrini riaffiora il corpo senza vita di Chase Andrews, gli occhi di tutti puntano su di lei, la misteriosa ragazza dimenticata: i mormorii diventano subito accuse, i sospetti incrollabili certezze. Il processo, fuori e dentro al tribunale, trascina la vicenda verso il suo imprevedibile e folgorante epilogo. 

"La ragazza della palude" è il romanzo di un'infanzia segnata dall'abbandono e di una natura che si rivela madre, non matrigna. Ma è anche la storia di una violazione e di un segreto gelosamente custodito, che mette in discussione i confini tra la verità e la menzogna, il bene e il male.

La ragazza della palude
di Delia Owens
Editore: Solferino
Traduttore: Fochi L.
Data di Pubblicazione: maggio 2020
ISBN: 8828204702
Pagine: 414



Titolo molto coinvolgente fin dalle prime pagine.
Il tempo narrativo altalena tra il presente e il passato rilevandoci molte informazioni su quello che avverrà, ma non togliendo nulla alla brama di sapere come ci si arriverà.
Un po’ come quando leggo un Dickens, più leggo più sono pervasa dall’angosciante certezza che non c’è mai termine al peggio, tra abbandoni, strazianti attese e palesi inganni si è letteralmente trascinati alla parola fine.

Perché lasciarla lì a metà fa male, non si può aspettare di sapere cosa viene dopo, non si può chiudere il libro e lasciare Kia, la ragazza della palude, sempre in ambasce per un motivo o per un altro, con un’unica costante, prima l’oppressiva solitudine dell’emarginazione e poi la solitudine di un modo di vivere ormai radicato nell’animo.

Delia Owens, l’autrice, è una naturalista e ha saputo ben tratteggiare questo lato della protagonista, con informazioni, analogie e significati che ha molto ben inserito nella trama, rendendoli pezzi determinanti di essa.
Stesse considerazioni per le poesie citate, sono stati inserti molto importanti sia nella forma che nella sostanza della storia.

L’epilogo è coerentissimo, un giusto finale che si adatta perfettamente all’imprinting che la palude e in generale la natura ha dato a Kia, una donna vissuta ai margini della “civiltà” degli uomini, mai inserita mai accettata, cresciuta con altre leggi, quelle della biologia, le leggi seguite istintivamente da ogni essere vivente, fin dal più piccolo insetto.

Luna che svanisci,
Segui i miei passi
Nella luce ininterrotta
Dalle ombre terrene
E condividi i miei sensi
Che sentono le fredde
Spalle del silenzio.
Solo tu sai
Come un frammento d’attimo
La solitudine allunga
Per miglia
Fino all’altra sponda
E quanto cielo
C’è in un respiro
Quando il tempo scivola via
Dalla sabbia

Se c’era qualcuno che comprendeva la solitudine, quella doveva essere la luna. Ritornando ai prevedibili cicli dei girini e al balletto delle lucciole, Kya si seppellì ancora più nel profondo di una solitudine muta. La natura sembrava l’unica pietra che non sarebbe mai scivolata in mezzo alla corrente.

Lucia

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