BLOG TOUR "VICTORIAN VIGILANTE Vol. 1" di Federica Soprani e Vittoria Corella - QUINTA TAPPA
Cari lettori,
eccoci alla quinta tappa del blog tour dedicato al primo volume di Victorian Vigilante di Federica Soprani e Vittoria Corella!
Al contrario degli appuntamenti precedenti, abbiamo deciso di regalarvi un'intervista in tandem: il nostro blog intervisterà Vittoria, mentre sul blog di Liber Arcanus potrete trovare le risposte di Federica!
Prima di tutto la scheda dell'opera:
Editore: Nero Press
Collana: Intrecci
Genere: Steampunk/Horror
Pagine: 106
Ebook: 1.49
Trama -1890. L’assetto europeo manifesta già i germi di una guerra mondiale e vede contrapposte due scuole di pensiero scientifiche: i Maniscalchi inglesi seguaci dell’Ergomeccatronica, che sfruttano esoscheletri potenziati per implementare le capacità di lavoratori e soldati, e i Senza Dio fautori della Meccagenetronica, localizzati nell’Europa dell’Est, che hanno sviluppato terrificanti ibridazioni uomo-macchina. A Londra s’innesca una battaglia senza quartiere tra il misterioso vigilante mascherato Spettro di Nebbia, il Sergente Malachy Murphy e la spietata Baba Yaga, una donna meccanica alle dipendenze del Dottor Anton Morse, genio della Meccagenetronica dai loschi fini. Nella lotta verranno coinvolti anche il giovane tagliatore di diamanti ebreo Mordecai Gerolamus, perseguitato da invisibili e inquietanti demoni, la giornalista d’assalto Catherine “Orlando” Swan e suo fratello Percy, direttore del Giornale.
Ma passiamo ora la parola a VITTORIA CORELLA!
Ciao Vittoria!
1) Com'è nata l'idea per questa nuova storia? C'è stato un particolare di una foto/film/libro/ecc che ha messo in moto la vostra fantasia? O era una storia tenuta dal sacchetto?
VITTORIA: La genesi? Federica Soprani mi telefona ed esordisce con “Ciao Mordecai” Perché? Boh? Chiedetelo a Federica. Lo ricordo perfettamente, e ricordo che risposi: “Bel nome. Ci farò un personaggio, con questo nome. E’ un nome ebreo, quindi il personaggio sarà un ebreo, un tagliatore di diamanti ebreo a Londra.” Come siamo scivolate dentro lo steampunk poi è dipeso dalla mia folle idea di voler partecipare ad un concorso di fantascienza (strano, io detesto i concorsi, mi mettono ansia da prestazione) e siccome di solito Federica ed io scriviamo cose vittoriane e ottocentesche, l’unica fantascienza che si prestava al gioco era lo “steampunk”, la “fantascienza vittoriana” per eccellenza. Al concorso non riuscimmo a partecipare, perché non finimmo in tempo il romanzo. E così ci ritrovammo uno steampunk tra le mani, senza nemmeno sapere che farci. Per primo è venuto il titolo: Victorian Vigilante è una canzone del gruppo steampunk rock Abney Park. Per cui dovevamo metterci un tagliatore di diamanti ebreo e un vigilante che punisse i cattivi. Il resto è venuto man mano.
2) Come avviene la divisione dei compiti? Avete una preferenza di "scene" che amate scrivere o vi alternate?
VITTORIA: Abbiamo ognuna l’affido (congiunto) di determinati personaggi. Quando in scena compare un mio personaggio,(Mordecai, ad esempio, o Malachy) prendo io in mano le redini, scrivo io il pezzo. Quando la nostra telecamera mentale si sposta (per necessità narrative) su un personaggio di Federica (Catherine o Percy o chi per loro) allora il timone della narrazione passa a lei, ma siamo sempre e comunque in tandem. Siamo come i piloti dei robottoni di Pacific Rim, praticamente. Sempre in due per mandare avanti il bestione.
3) Ergomeccatronica e Meccagenetronica, quali sono le loro principali differenze e quali sono le "regole" su cui vi siete fondate per crearle?
VITTORIA: Semplice, l’Ergomeccatronica è una scienza non invasiva e non altera l’umanità dei ‘pazienti’ ma ne potenzia forza e agilità, mentre l’altra, la Meccagenetronica, interviene sul corpo e sulla mente dei soggetti. Diciamo che gli scienziati Meccagenetronici sono come i preparatori olimpici della ex-Germania Est: pur di vincere le loro gare non esitano a mettere a rischio la salute e la vita dei loro soggetti con modifiche non del tutto etiche. E’ un ‘doping’ psicofisico con aggiunta di parti meccaniche e droghe sintetiche. Non vi piacerebbe diventare un esperimento meccagenetronico, credetemi.
4) Mi affascina particolarmente il personaggio del Sergente Murphy, un Senza-Dio tra i ranghi di un Impero che ha messo al bando quella tecnologia. Scopriremo qualcosa di più su come è stato possibile?
VITTORIA: naturalmente. Malachy Murphy è straordinariamente solo nella sua diversità, in un mondo che rifiuta e teme quelli come lui. Ma l’alternativa sarebbe stata vivere da invalido e da vinto, e Malachy è nato per l’azione, come dimostrerà nel corso della storia. All’inizio è ancora smarrito davanti alla sua nuova ‘natura’.
5) Mordecai Gerolamus è un'altro personaggio decisamente intrigante grazie ai suoi tre demoni. Nei prossimi capitoli entreremo in merito alla loro apparizione? E soprattutto cosa vi ha spinto a tratteggiarli con quei nomi, colori e poteri?
VITTORIA: chi sono i demoni di Mordecai e cosa ci fanno nella sua testa sarebbe uno spoiler grosso come un Golem.
6) Hope's End - La fine di ogni Speranza e la Fine del Mondo, altro luogo-simbolo della vostra serie precedente: è un omaggio? Una sorta di parallelismo? Un vostro incubo personale che ritorna?
VITTORIA: Sono una lettrice di Gaiman, specialmente dei suoi fumetti su Sandman, dove spesso le Case sono veri e propri “personaggi”. Oggetti inanimati con un’anima. Impossibile? A volte no. Le case sono vive, sono scrigni di segreti e ricordi, più sono vecchie e più ti parlano. Amo moltissimo le vecchie case. Hope’s End è anche un richiamo a Lost Hope, un’altra terribile casa appartenente ad una creatura molto molto crudele nel Romanzo “Jonathan Strange & Mr Norrell” di Susanna Clarke. La Clarke ha un gusto formidabile per i nomi delle case e per le loro storie. Vi consiglio di leggerla.
E poi mi piacciono i nomi inglesi delle case con END dentro, tipo Howard’s End, è terribilmente british!
7) Una storia apparentemente popolata da personaggi maschili, eppure per ora due donne tengono la scena, entrambe temerarie e capaci di affrontare i maschi, Orlando la buona e Baba Yaga, la cattiva. C'è una volontà specifica dietro a questo? Sono le vostre due anime (*risata malvagia*) che si fanno sentire?
VITTORIA: io personalmente mi trovo meglio nello scrivere di personaggi maschili, che nel 19esimo secolo hanno più facoltà di manovra, essendo il XIX secolo un centennio orrendamente maschilista. Le donne ‘forti’ in un romanzo ottocentesco sono d’obbligo se vogliono giustificare la loro presenza al di fuori di una cucina o una nursery piena di figli, purtroppo.
8) Quale è stata la sfida più impegnativa: immedesimarsi in un ambiente vittoriano (mi riferisco sempre a VS), con l'attenzione per il dettaglio e la coerenza storica, oppure creare questo mondo distopico e immaginifico dal nulla?
VITTORIA: come scrittrice e come persona sono molto ancorata al reale e al razionale. Il Fantastico, privo di regole, ti permette di fare qualsiasi cosa e non lo trovo stimolante. “Tanto è Fantasy” sembra il leit-motiv di chi scrive determinati generi di pura fantasia, senza preoccuparsi di stabilire regole che creino una coerenza interna, necessaria alla sospensione dell’incredulità. Qui la componente fantastica è tanta, per me è stata una sfida orientarmi in un mondo senza punti cardinali. Anzi, i punti cardinali li dovevo decidere IO! E’ una responsabilità grandissima! Personalmente preferisco lo storico puro, con le sue regole (la storia è questa, ti documenti, leggi, studi e alla fine del lavoro hai una tua mappa piuttosto precisa).
Wow, grazie mille Vittoria!
Ed ora, se volete conoscere anche le risposte di Federica, non dovete far altro che cliccare su http://liber-arcanus.blogspot.it/
Amarilli73 |
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