PENSIERI E RIFLESSIONI SU “UN PO’ SANTI E UN PO’ PECCATORI” DI MARY SEXTON

Titolo: Un po’ santi e un po’ peccatori
Titolo originale: Between Sinners and Saints
Autore: Marie Sexton
Traduttrice: Barbara Cinelli
ISBN: 978-88-98426-18-8
Lunghezza: 340 pagine
Collana: World
Genere: Romantico, M/M
Rating: per adulti

Trama: Levi Binder è un barista di Miami al quale interessano solo due cose: il sesso e il surf. Ostracizzato per la sua omosessualità dalla sua famiglia di fede mormone, Levi è determinato a vivere la vita a modo suo, ma tutto cambia quando incontra il massaggiatore Jaime Marshall. Jaime è abituato a stare da solo. Ossessionato dagli orrori del suo passato, ha come unico amico un cane: la fedele Dolly. E non ha idea di come gestire un uomo splendido e vivace come Levi. Completamente agli antipodi in superficie, sia Levi che Jaime desiderano qualcosa che possono trovare solo stando insieme. Attraverso l’amore e il potere terapeutico del tocco delle mani, troveranno un modo per guarirsi l’un l’altro e impareranno a vivere come peccatori in una famiglia di santi.

Il pensiero di Amarilli73

Levi quasi sperò che dicesse che voleva dormissero insieme, ma sapeva che era improbabile. «Cosa vorresti?» chiese piano. «Levi,» disse Jaime, «vorrei solo che tu non sapessi così di buono.»

Sapevo già che questo romanzo sarebbe stato strepitoso, ma ora, dopo averlo finito in poco meno di una notte e un giorno, posso tranquillamente collocarlo tra i romanzi m/m più belli che io abbia letto sinora (e dire che di Marie Sexton avevo già parecchio amato il suo “Promesse”).

Non è la solita storia d’amore tra due personaggi completamente diversi l’uno dall’altro, tra il barista-surfista dal fisico scolpito e dalla condotta libera e disinibita e il ragazzo dai capelli rossi, introverso e spaventato. Questo romanzo, in realtà, affronta di botto alcune delle tematiche più difficili legate al tema dell’omosessualità, come l’abuso sui minori e il rapporto di coesistenza-accettazione con la propria fede, ma non lo fa attraverso grandi discorsi retorici o attraverso colpi di scena mirabolanti. 

I mezzi peccatori e i mezzi santi delineati dalla Sexton sono persone del tutto normali, con difficoltà quotidiane e con dolori-emozioni molto tangibili, e proprio per questo del tutto veri e credibili. Come vivida risulta essere la grande famiglia mormone di Levi, con tutte le sue sfaccettature miste di rigetto e affetto, silenzio e rassegnazione, ma anche unione e accoglienza.

Come non comprendere e non essere solidali ora con l’uno ed ora con l’altro punto di vista? Come non riuscire a mettersi nei panni di questi figli incompresi che scappano, ma al contempo anche di questi genitori che li vorrebbero rincorrere e sono incapaci di trovare le parole giuste per trattenerli con sé?

Era conscio di ogni cosa. 
La spuma delle onde che si infrangeva alla sua destra. La gente che rideva alla sua sinistra. La brezza fredda dell’oceano che gli scompigliava i capelli. Teneva il guinzaglio di Dolly nella mano sinistra mentre Levi ancora gli teneva la destra. Le ginocchia gli si fecero molli. 
La mano di Levi era calda e forte sulla sua nuca.
Cercò di capire cosa stesse provando. Un po’ era panico. Un po’ era gioia. Gli sembrava di volare, aveva le vertigini e un terrore puro da attacco di cuore, tutto insieme. Era la collinetta in cima alle montagne russe, dove il treno smette di salire, ma la gravità ancora non lo tira verso il basso. Era il momento che vivi quando ti trovi sul bordo e sai che è il momento di saltare. Era il momento in cui devi prendere un respiro, prima di cadere, in attesa di urlare. Era il momento più esaltante della sua vita.
Mentre continuava a esplorare, lo baciò. Gli baciò le labbra e la guancia, la mascella e il collo. Le lacrime non si erano fermate e Jaime tremava ancora fra le sue braccia. Levi non sapeva se era la forza delle emozioni a farlo tremare o la dolce delicatezza del suo tocco. Forse entrambe le cose.

Ho amato praticamente ogni pagina di questo libro, anche perché denso di pagine bellissime. Ho sorriso, ho riflettuto, mi sono commossa al momento della liberazione catartica dei vari protagonisti, una liberazione che può giungere dalle direzioni più impensate, da una corsa in moto o da una preghiera che da tanto tempo non saliva alle labbra, forse perché era semplicemente sbagliata la richiesta fatta a Dio.

E personalmente posso dire di riconoscermi nell’idea di una famiglia terrena e di un Dio ultraterreno che allargano le braccia anziché chiuderle, perché il peccato più grande è il non amare e non l’amare secondo regole diverse.

Per la seconda volta quella notte, Jaime si perse nelle sensazioni. Perse il senso di ogni cosa: ogni pensiero razionale, ogni paura irrazionale. C’era solo Levi sotto di lui, le sue labbra morbide e la sua bocca dolce e la sua mano che lo toccava, lo accarezzava, stuzzicandolo, facendolo sentire meglio di come non si fosse mai sentito. E anche quando sentì l’altra mano accarezzargli la guancia e muoversi sulla nuca per approfondire il bacio, a Jaime non diede fastidio. Mise ogni parte di sé nelle mani gentili di Levi finché il mondo non esplose attorno a lui e tutto ciò che riuscì a fare fu piangere.

Forse a qualcuno potrà sembrare eccessivo il ricorso all’elemento fisico, ma io l’ho trovato essenziale alla storia, perché si oscilla, come un pendolo, dall’iniziale rapporto mordi e fuggi a cui Levi è abituato, veloce e incolore, alla pausa impostata dal blocco di Jaime, con un’attesa-astinenza carica di tensione, quasi dolorosa per entrambi, sino alla graduale educazione sentimentale-sessuale di Jaime, che impara ad amare Levi e se stesso. E qui ho trovato strepitosa la bravura con cui la Sexton riesce a tratteggiare la pazienza e la tenerezza di Levi, quel suo “non voglio farti male” attorno a quella persona fragile ma meravigliosa che è la sua esatta metà e la fine di una lunga ricerca.

Consigliatissimo.
Amarilli73

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