Pensieri su "Casa Tyneford" di Natasha Solomons


Vienna, 1938. Quando riceve la lettera che la porterà a Tyneford House, sulle coste del Dorset, la diciannovenne Elise Landau non sa nulla dell'Inghilterra. Cresciuta negli agi di una famiglia borghese ebraica ― la madre, Anna, è una stella dell'Opera di Vienna; il padre, Julian, un noto scrittore ― Elise, in fuga dal nazismo, si trova costretta ad abbandonare l'Austria e ad accettare un visto per lavorare come cameriera alle dipendenze di Mr Rivers. Una volta giunta a Tyneford House, una magnifica residenza signorile con il prato che digrada verso il mare e una facciata di arenaria su cui campeggia lo stemma dei Rivers, la giovane donna non può fare a meno di sentirsi sola e sperduta. Lontana dalla sua famiglia e dalla scintillante Vienna, soltanto un filo di perle donatole dalla madre e una viola di palissandro, in cui è gelosamente custodito l'ultimo romanzo di suo padre, le ricordano chi è e da dove viene. In difficoltà con una lingua che non comprende e con cui fatica a esprimersi e a disagio sia con la servitù sia con il padrone, l'affascinante vedovo Christopher Rivers, Elise tenta, giorno dopo giorno, di non abbandonarsi alla nostalgia e alla preoccupazione per i suoi familiari, bloccati in Austria in attesa del visto per fuggire in America. Finché l'arrivo a Tyneford House di Kit, il figlio di Mr Rivers, non le restituisce la speranza di una rinnovata felicità. La guerra, tuttavia, sta per raggiungere l'Inghilterra, pronta a chiedere il suo tributo di sangue e a spazzare via ogni certezza. Il mondo che Elise ha conosciuto è sull'orlo di un epocale cambiamento e lei dovrà decidere se soccombere alle circostanze o abbracciare un'altra vita e un altro destino.

Casa Tyneford
di Natasha Solomons
Editore: Neri Pozza
Pagine: 413
Uscita: febbraio 2020



Se tanto mi era piaciuto "Un perfetto Gentiluomo" (ambientato sempre in Inghilterra a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, e sempre con profughi ebrei in fuga - trovate la mia recensione nel blog  http://www.sognipensieriparole.com/2021/12/pensieri-su-un-perfetto-gentiluomo-di.html), questo l'ho trovato un romanzo più acerbo, con una storia interessante, che però non riesce a sbocciare sino in fondo.

Resta sempre bellissimo lo stile della Solomons, sempre carico di tensione, pervaso da una natura che entra nel testo e quasi sottolinea le emozioni umane in gioco. Tuttavia i protagonisti paiono quasi rarefatti, già morti di loro, immersi in una tristezza fatalista che ho mal tollerato.

I dialoghi risultano ridotti al lumicino, con sentimenti totalizzanti che nascono da una pagina all'altra, e tanti sviluppi promessi che poi non si verificano.
Soprattutto, mentre il Jack dell'altro romanzo che ho citato voleva piantare radici, perseverare a vivere, pieno di coraggio e speranza, qui, invece, la protagonista Elise è una figura femminile spenta, rassegnata. Con tutta la vita davanti e dolci con ricordi da perseverare, non riesco a credere che, appena ventenne, si trasformi già in un'anima malinconica di quel che è stato e che mai ci sarà.

Voglio dire: è tutto un "povera casa Tyneford", "poveri Rivers che resteranno senza eredi", "poveri mio padre e mia madre i cui ricordi saranno cancellati", ecc.
Dunque? Elise ha infinite possibilità, dopo la fine della guerra le è rimasta la vita, la salute, una discreta condizione economica in un mondo di macerie, e lei che fa, se non autocompatirsi? 

Non sono riuscita a comprendere il messaggio di questo libro. Oppure quello presente in esso non ha fatto vibrare le mie corde.


Amarilli

Nessun commento:

Powered by Blogger.