Pensieri su "FANGO E STELLE" di Sara Wheeler



Puškin era un uomo licenzioso, lascivo, impetuoso, che ben di rado si lasciava sfuggire l’occasione di una rissa. Non ebbe mai un lavoro vero e proprio e, per lo più, visse con i soldi di suo padre. Dostoevskij usciva di casa con temperature rigidissime e sedeva poi per ore in una sala riscaldata per correggere le bozze. Spesso lavorava quindici ore al giorno e aveva sei attacchi epilettici alla settimana. Gogol’ aveva le gambe corte e un’andatura goffa, portava i capelli lisci che gli penzolavano ai lati del collo e il naso era tanto lungo e aguzzo che era in grado di toccarlo con il labbro inferiore: forse è per questo che le sue prime storie raccontano tanto bene gli odori. Tolstoj era l’uomo più famoso di tutta la Russia, dopo lo zar, e indubbiamente uno dei più egoisti. Morì in una stazione, un decesso appropriato, dato che nelle sue narrazioni associò spesso la ferrovia alla morte: Anna Karenina perisce sotto un treno, e lungo tutto il romanzo eponimo la ferrovia rappresenta l’orrenda minaccia della modernità, l’adulterio, l'incubo. 

Attraverso otto fusi orari, viaggiando sulla Transiberiana in inverno e navigando sul Mar Nero in estate, Sara Wheeler raggiunge i luoghi più disparati e remoti della Russia per raccontare gli scrittori dell’Età d’Oro, i mostri sacri della letteratura russa del XIX secolo, coloro che ancora oggi continuano a dominare la letteratura mondiale. "Fango e stelle" non è, tuttavia, soltanto un corso intensivo sui classici russi. Ripercorrendo il paesaggio letterario russo, Sara Wheeler svela l’anima di una nazione ben diversa da quella descritta oggi dai giornali: un grande paese in cui le glorie letterarie del passato continuano a essere fonte d’ispirazione per la vita concreta, le lotte e la cultura dei suoi abitanti.

Sara Wheeler
FANGO E STELLE
Editore: Neri Pozza
Pagine: 301
Uscita: agosto 2021



Queste pagine danno forma ad anni ormai svaniti,
 in cui io ero nel fango e i miei scrittori erano le stelle. 
I libri, con me, sono stati più gentili della vita, e qui ho tentato di mostrare come i volumi citati siano diventati parte integrante della mia esistenza.


Non so se siate appassionati della letteratura russa dell'ottocento. Io ne ho fatto esperienza soprattutto come lettura forzosa durante il liceo e continuo a percepire le mie vaste lacune in merito.
Poi ho sentito parlare di questo saggio/reportage/diario in cui l'autrice descrive i suoi tour in terra russa per imparare la lingua e al contempo andare alla scoperta dei luoghi in cui hanno vissuto e scritto gli intellettuali dell'età dell'oro.

Ed è stato un viaggio dentro al libro, un meraviglioso viaggio.

Un consiglio per affrontarlo: procuratevi un atlante con una bella mappa, perchè il territorio russo è letteralmente sconfinato, dall'Europa all'America, toccando l'intero bordo dell'Asia. Durante i capitoli vengono citati luoghi storici, eventi, ma soprattutto paesaggi, itinerari, e se non avete idea di dove si trovavano i nostri nel frattempo non potrete capire la genesi di certe opere, i motivi di certi fatti nelle biografie, da dove venne l'ispirazione per una determinato verso. 
Invece così vi troverete a seguire tutto con la mente, spostandovi dal traffico di Pietroburgo alle spaziose steppe del Caucaso, dall'assolata riva del mar Nero ai villaggi isolati nella taiga artica, alle città sovietiche moderne con le loro centrali al carbone, e poi in un vagone della Transiberiana, curiosando tra le centinaia di isole sui laghi Ladoga e Onega, ciascuna con il suo piccolo monastero ortodosso (sapevate che questi due laghi, al confine con la Finlandia e ghiacciati per quasi tutto l'anno, sono i più grandi d'Europa?).

E veniamo ai geni russi. Se una cosa risulta chiara dalla loro biografia è che in quel paese non diventi un intellettuale celebre senza venire perseguitato dal regime, che fosse l'esilio comminato dallo zar o l'internamento nei gulag imposto dai bolscevichi e poi dalla struttura sovietica. Non è facile scrivere in modo libero, non è facile esporsi senza subire condizionamenti.

Tutti hanno lottato con una penna in mano e si sono impressi nella storia a modo loro: dal focoso e fascinoso Puskin, al pio Turgenev, al santone Tolstoj, dal tormentato Dostoevskij al puntiglioso Gogol’  con il suo nasone, sino a Lermontov, Leskov e Goncarov (inaspettate scoperte per la mia ignoranza) e ancora a Cechov che poco prima di morire scrisse: "Il mondo di Dio è buono. C'è solo una cosa meschina: noi stessi".

Vi consiglio questo volume che mi ha riempito di entusiasmo, anche perchè è molto curato graficamente, con foto d'epoca e immagini dei viaggi della stessa Wheeler, e un ricco repertorio bibliografico.

Puškin non pensava quasi ad altro che al sesso, e trovava il tempo per scrivere solo quando soffriva di una qualche malattia venerea. 
Una volta un amico disse a un comune conoscente: «Puškin sta portando a termine il quarto canto del suo poema. Ancora due o tre attacchi di gonorrea e avrà finito»

Amarilli

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