Pensieri su "UN PERFETTO GENTILUOMO" di Natasha Solomons

 

Jack Rosenblum ha un sogno. Da quando lui e sua moglie Sadie, ebrei tedeschi in fuga dalla Germania nazista, sono sbarcati a Harwich, nell’agosto del 1937, non c’è nulla che desideri di più che diventare un perfetto cittadino britannico. Un metro e sessantuno di pura tenacia, Jack non è come gli altri rifugiati, che nella maggioranza dei casi si accontentano di formare i loro shtetl all’interno della grande città. Sebbene sia d’accordo con i suoi vicini nel pensare che il ruolo dell’ebreo sia quello di non farsi notare, è stanco di essere diverso. E poi, a differenza di Sadie, incapace di adattarsi alla nuova vita, gli inglesi e le loro eccentricità gli piacciono e vuole a tutti i costi essere uno di loro. Per farlo, si affida con cieca fiducia all’opuscolo che gli è stato consegnato al suo arrivo in Inghilterra, “Informazioni utili e consigli amichevoli per il profugo”, a cui, giorno dopo giorno, aggiunge di suo pugno tutto ciò che apprende.
Ora, dopo anni di studio e scrupolosa osservanza delle regole, Jack ha soddisfatto quasi tutti i requisiti della lista: indossa l’abito giusto, possiede l’automobile adatta a un gentiluomo inglese e la casa in una zona verdeggiante della città. Il suo cappello proviene da Lock di St James’s Street, e lui non manca di dare sempre l’angolazione giusta alla tesa. Pranza tre volte alla settimana nei migliori ristoranti cittadini e porta sua moglie al Covent Garden e alla Wigmore Hall. Resta un solo punto sulla lista, una cosa di fondamentale importanza: un gentleman inglese deve essere membro di un golf club. L’iscrizione a un golf club sembra, però, un’impresa altamente proibitiva, come la ricostruzione di Gerusalemme o la preparazione di un perfetto panino alla carne salata. Nessun golf club inglese pare, infatti, disposto ad accettare un profugo ebreo tra i suoi membri. Jack Rosenblum, tuttavia, è tenace fino all’ostinazione, e non sarà un rifiuto a mettere fine al suo sogno.

Natasha Solomons
Un perfetto Gentiluomo
Editore: Neri Pozza
Pagine: 320
Uscita: Febbraio 2021


«Israele è un posto da giovani, e io sono vecchio. È troppo, costruire un intero Paese. 
Mi basta un campo da golf».


Sicuramente Natasha Solomons è stata la mia scoperta del 2021, perchè mi sono ritrovata a leggere tre suoi libri, uno dietro l'altro. 
Va detto che, rispetto alle colorate e strepitose cover che hanno i suoi libri in edizione originale, qui da noi in Italia è penalizzata da foto d'epoca che danno l'impressione di affrontare storie tristi e "serie" (come se non si potessero scrivere romanzi storici e sbarazzini, in grado di farci sognare...). Anche il titolo originale rendeva molto di più, perchè è la lista "di cose tipiche che rendono un bravo cittadino inglese", stilata da Mr. Rosenblum, appena arrivato in Inghilterra, come profugo ebreo, dalla Germania, a costituire la vera ossatura della trama.

Per quanto giovani, Jack e Sadie portano con sé un bagaglio di dolore e lutti non indifferente. Ma mentre Sadie si aggrappa con tenacia ai ricordi, alle foto del fratellino perduto, alle tradizioni e alle celebrazioni ebraiche per non perdere la propria anima e non dimenticare, Jack è convinto che la vera opportunità sia ricominciare in una nuova terra, con un nuovo nome, una nuova attività e nuove passioni. La sua ostinazione è quella di "uniformarsi", di non essere più identificabile come straniero, come potenziale bersaglio, ma di abbracciare tutto ciò che deriva dalla sua nuova patria, cominciando una carriera economica che porterà ricchezza, ma non pieno riconoscimento sociale.

Sadie apprezzava il calendario ebraico perché era tutto incentrato sulla memoria. Anche lei aveva una lista: ricordati di rispettare il Sabbath, ricordati di seguire i precetti alimentari che ti rammentano che sei ebrea; allo Yom Kippur espia i tuoi peccati e, ancora più importante, non dimenticare i morti. Durante la vita c’è il compleanno e poi lo Yahrzeit, il giorno della morte, e Sadie sapeva, festeggiando ogni anno il proprio compleanno, che c’era quell’altro anniversario in attesa come un invisibile fermalibro. Le piaceva il rituale dell’anno ebraico: era una corda da bucato a cui appendere le sue rimembranze.


E se l'ultima tappa del nuovo status è far parte di un golf club, ma nessuno lo vuole come socio, Jack supererà l'ostacolo a modo suo. Anche se questo vuol dire spostarsi in campagna, aggirare la diffidenza di vicini scostanti, andare a caccia del "maiale lanoso", farsi beffe di nobili snob e festeggiare a proprio modo l'incoronazione della regina Elisabetta.

Ambientato tra il dopoguerra e gli anni '60, questo romanzo è uno scorcio agrodolce nella vita di una coppia (con figlia), che diviene ritratto di un villaggio e di una società che cambia, ma anche un modo originale per raccontare il dolore di chi si ritrova senza radici e deve ripartire da zero, scegliendo una strada per farlo. Ricordare o tracciare una linea bianca?

Ci sono libri che inaspettatamente ti entrano nel cuore e a giorni di distanza non riesci ancora a lasciare andare i personaggi.

Era giunta l’ora del tè e Sadie si avvicinò alla Baumkuchen. Tagliò una sottilissima fetta per ciascuna con un enorme coltello. Tutte l’assaggiarono, ed era la torta più straordinaria che avessero mai mangiato. Era dolce e morbidissima con un sentore di limone, ma non appena si riempì la bocca del suo sapore delizioso ciascuna donna fu sommersa dalla tristezza. Ognuna di loro assaggiò i ricordi di Sadie, il suo dolore e la sua infelicità, e per una volta, mentre loro mangiavano, Sadie non fu sola nella propria tristezza.

Amarilli

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