Review Party per "I sette mariti di Evelyn Hugo" di Taylor Jenkins Reid



DOPO ANNI VISSUTI LONTANO dai riflettori, la ex “divina” di Hollywood Evelyn Hugo, autentica icona della storia del cinema, è finalmente pronta a svelare la sua verità. E anche quella sui suoi sette mariti, naturalmente. Per farlo, sceglie Monique Grant, una reporter semisconosciuta. La più stupefatta è proprio Monique: perché proprio lei? E perché proprio adesso?
Si dà il caso che per la giornalista non sia proprio un gran momento: dopo pochi mesi dalle nozze il marito l’ha lasciata, e a trentacinque anni la sua vita professionale sembra già arrivata a un punto morto. L’incarico di scrivere la biografia di Evelyn Hugo potrebbe essere l’occasione che aspettava per dare una svolta alla sua carriera.

E così, nello splendido appartamento di Manhattan dell’attrice, Monique ascolta affascinata le parole di Evelyn: dagli esordi nella Los Angeles degli anni Cinquanta fino alla decisione di ritirarsi dalle scene trent’anni dopo, passando per i numerosi matrimoni, l’attrice rivela una storia di feroce ambizione, amicizia inattesa, e un grande amore proibito. Monique si sente sempre più vicina alla leggendaria star: a mano a mano che il racconto di Evelyn si avvicina alla conclusione, appare chiaro che le loro vite sono legate in modo drammatico e ineludibile.

Taylor Jenkins Reid
I sette mariti di Evelyn Hugo
Collana: Fantastica
Editore: Mondadori *
* ringrazio la CE per la copia
ISBN: 9788804740285
420 pagine
Uscita: 7 settembre 2021




Puoi decidere che fama e ricchezza non valgono nulla solo quando le hai.

Oggi vi parlo di un altro romanzo uscito a fine estate per Mondadori, nella nuova collana Oscar Fabula, dedicata a libri di successo, ma difficili da incasellare a livello di genere narrativo.

In effetti, proprio perché mi era stato presentato come un testo innovativo e che rompeva gli schemi, mi aspettavo qualcosa di diverso da questo romanzo.

Certo, è un bel libro, si legge con piacere e in modo scorrevole, ma niente di più. 
Soprattutto, non è uno di quei libri che collocherei tra i miei "libri della vita".

Credo che questa dipenda proprio dal fatto che, dopo migliaia di libri letti, sia facile provare sensazioni di déjà-vu. Cosa che mi è accaduta per I sette mariti.
Sono cresciuta leggendo i romanzoni comprati da mia madre e scritti da Judith Krantz, Barbara Taylor Bradford, Jackie Collins, ecc. Ebbene, credo di ricordare veramente tantissime storie di ragazze spregiudicate che diventano attrici, collezionano amanti e mariti, tradiscono, tentano di primeggiare, cavalcano gli eventi della storia coltivando il loro piccolo orticello.

Alla fine, questo libro è scritto bene, sì, è scorrevole, sì, difende i valori queer, sì, evoca fatti veri di storia e cultura americana. Ma niente di più.
Peraltro la protagonista, Evelyn Hugo, è un'autentica egocentrica e arrivista, che va avanti a colpi di battute retoriche e pseudo-ciniche ("Non far finta che una metà di me non esista, solo perché così è più facile incasellarmi"), congelata nel suo personaggio.
Pare Jessica Rabbit che si scusa dicendo che la disegnano così.

Inoltre sta sempre a lamentarsi di dover accettare compromessi e sacrifici per far carriera, ma, comunque sia, cade sempre in piedi. Al di là delle delusioni che subiamo tutti (spesso senza il contrappasso del successo), Evelyn passa decenni accanto al grande amore della sua vita, nell'opulenza e baciata dalla fama. Insomma, ci sono vite ben più strazianti.

Tutto il resto, la presenza di Monique, il segreto che aleggia per l'intero romanzo, i colpi di scena sono solo un modo per condurci in fondo, per farci contemplare la grandezza autocelebrativa di questa stella che racconta se stessa, senza tanti rimpianti o rimorsi, tranne quello di aver avuto poco tempo per la felicità piena. 
Ma almeno lei l'ha avuta.

Amarilli



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