Pensieri su "L'INNOCENTE" di Alison Weir


Inghilterra, 1554: Jane Grey, sovrana per appena nove giorni, si aggira nella dimora di Master Partridge, il carceriere della Torre di Londra. In quell’edificio che si affaccia sulla Tower Green, dove fu giustiziata anni prima Anna Bolena, è tenuta prigioniera insieme alle sue dame di compagnia, dopo essere stata giudica ta colpevole di alto tradimento e condannata, poco più che sedicenne, a esse re bruciata viva a Tower Hill, o decapitata, secondo il volere della regina Maria.Ha un’unica possibilità per salvarsi, stando almeno alla promessa dell’anziano abate di Westminster: se abiurerà la fede riformata, Maria Tudor, da poco impossessatasi del trono con la ferma intenzione di restaurare nel regno la religione cattolica, le concederà la grazia. Lady Jane, tuttavia, è pronta a riconoscere le sue colpe – aver indossato una corona non sua e avere, così, permesso che il suo cuore e la sua volontà fossero influenzati dalle brame di potere altrui –, ma non può tradire il proprio credo e barattare la vita eterna con quella terrena.
Sono anni difficili quelli che precedono il tragico esito della giovane vita di Jane Grey. Tra la fine del regno di Enrico VIII e l’avvento di Elisabetta I le tensioni tra cattolici e protestanti, a lungo sopite, esplodono, e il loro scontro si consuma alla luce dei roghi degli eretici; la Corona è al centro di una fitta rete di intrighi, accordi sotterranei e inaspettati tradimenti. L’erede designato, il principe Edoardo, non ha l’età necessaria per assidersi al trono e sono in molti coloro che ambiscono a governare in sua vece o che desiderano entrare nelle sue grazie. Tra questi ultimi Henry Grey e sua moglie Frances, nobili vicini alla casata dei Tudor che sperano di riscattare la frustrazione e la delusione per la mancata venuta di un figlio maschio, facendo sposare la figlia maggiore, Jane, al futuro re. Ma Jane non ha intenzione di finire i suoi giorni a servire uno sposo-padrone: trascinarsi di ricevimento in ricevimento agghindata come un pavone e rischiare la vita a ogni gravidanza all’unico scopo di donargli una discendenza. Tutto ciò che desidera è poter seguire i propri interessi, dedicarsi allo studio e alla ricerca spirituale e mantenere intatta la propria indipendenza.

Attraverso le voci e i punti di vista delle protagoniste femminili della corte di Edoardo, Alison Weir dà vita a un grandioso affresco corale in cui leggere e comprendere un’epoca oscura, le sue ingiustizie e le sue contraddizioni. Quella di Lady Jane Grey è una straordinaria storia di coraggio: il tentativo, tragico e appassionante, di liberarsi dal ruolo che famiglia e società le hanno imposto, per rimanere fedele a se stessa.

Alison Weir
L'innocente
Editore: Beat
Pagine: 477
Uscita: Novembre 2015



Uscito prima (almeno in Italia) della famosa serie della Weir sulle sei mogli di Enrico VIII, questo libro ne ripercorre in realtà un po' tutte le tappe, descrivendoci la nascita e la giovinezza di Jane Grey, primogenita femmina in una famiglia nobile "funestata" dalla nascita di sole figlie femmine.

Dico giovinezza non a caso, perché la vita di Jane si blocca a sedici anni con la sua esecuzione.

Pare impossibile, ma nell'Inghilterra del '500 ci fu anche spazio per una regina-bambina e quella regina regnò nove giorni prima di essere condannata per altro tradimento e decapitata a colpi d'ascia su un ceppo. 
Ma come si è arrivati a tutto ciò?

Jane è prima di tutto vittima dell'ambizione dei propri genitori: allevata per divenire un giorno sposa di un re Tudor, si ritrova damigella a corte, spettatrice delle vicissitudini delle mogli di Enrico, amica-confidente di Catherine Parr, buona conoscente di Maria Stuarda e poi sua stessa concorrente, nel momento in cui altri vogliono regnare attraverso un'adolescente messa sul trono a caso.
E in quell'epoca folle Jane trova il tempo di studiare, di apprendere le nuove idee che agitano il mondo religioso, di rafforzare la propria fede protestante contro la fazione cattolica.

Una specie di martire al contrario, se è vero che le sarebbe bastato abiurare e riprendere la fede dei suoi nonni, ma non lo fece.
Non sapremo mai se questo sarebbe bastato a salvarla, però la Weir traccia un quadro ansiogeno di quei giorni, dove bastava un po' di tosse e un parto per morire, dove il corpo femminile era merce di scambio per ottenere titoli e favori, dove ogni battuta era passata al vaglio di informatori e dove bastava un pettegolezzo anonimo a corte per essere rovinati.

Non troverete romanticismo ma solo (crudo) realismo, con una narrazione scorrevole e a più voci, con brani tratti da documenti e altri collegamenti inventati ma credibili.

Amarilli


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