Review Party per "La leggenda del cacciatore di aquile. Libro primo" di Yong Jin


CINA, 1200 D.C. La capitale dell’impero Song, insieme a metà del suo territorio, è stata occupata dalle genti barbare confinanti, gli Jurchen, provenienti dal Nord. I contadini sono oppressi dalle pesanti tasse imposte dagli invasori. Intanto, nelle steppe, le tribù dei mongoli stanno per essere unificate da un potente guerriero il cui nome risuonerà glorioso nei secoli: Gengis Khan.

Guo Jing, figlio di un patriota Song assassinato, è stato allevato sotto la protezione di Gengis Khan. Onesto, leale, forse un po’ troppo ingenuo, il suo destino è scritto fin dalla nascita: un giorno dovrà vendicare suo padre. Ma prima lo aspetta un combattimento con un avversario che è il suo esatto opposto, cresciuto nella bambagia, astuto, perfettamente addestrato nelle arti marziali.

Sotto la guida dei suoi fedeli shifu, i Sette Balordi del Sud, Guo Jing fa ritorno in Cina, diretto alla taverna degli Immortali ubriachi di Jiaxing, dove avrà luogo la sfida per cui si è allenato tanto a lungo. In una terra devastata dalla guerra e dal tradimento, però, niente è come sembra e il suo coraggio e le sue virtù saranno messi a dura prova.

Yong Jin
La leggenda del cacciatore di aquile. Libro primo
Editore: Mondadori
* ringrazio la CE per la copia digitale
ISBN: 9788804730187
480 pagine
Uscita: 1 giugno 2021


«Se vi separate» mormorò Jamukha, «chiunque potrà spezzarvi come la prima freccia. Se unite le forze, sarete resistenti come cinque frecce insieme e nessuno vi spezzerà.»
«Te lo ricordi, dunque. Cosa accadde poi?»
«I suoi figli unirono le forze e diedero origine al popolo mongolo.»


Questo primo libro (射鵰英雄傳) fa parte parte di una saga, considerata ormai un classico della letteratura cinese wuxia (ovvero quel genere di avventure incentrate sulle arti marziali e sui codici d'onore dei guerrieri) ed ero molto curiosa di leggerlo.

Non sono una grande esperta di fantasy cinese, a volte ho trovato delle storie molto belle, anche se ammetto una mia difficoltà di fondo (ma è proprio una lacuna personale) nel cogliere tante sfumature legate a nomi, luoghi o simbologia.
Ciò è capitato anche durante quest'ultima lettura: se ho trovato suggestivo l'intero contesto e molto avvincente la parte ambientata nel deserto tra i mongoli, ho faticato a destreggiarmi con decine di nomi orientali che vengono immessi di continuo nella trama: d'accordo, sono quasi sempre guerrieri e ciascuno si richiama a una precisa scuola di arti marziali, ma è davvero complesso riuscire a memorizzarli e a riconoscerli quando ritornano qualche capitolo dopo.

Sostanzialmente il libro narra la storia di due amici, contadini cinesi d'etnia Song, Guo e Yang, i quali vengono traditi da un ufficiale corrotto, Duan Tiande, alleatosi con i nemici Jin; per evitare che il loro sacrificio vada perduto, il guerriero taoista Qiu Chuji concepisce un progetto particolare: lui e altri guerrieri troveranno i figli maschi di entrambi e li alleveranno, tramandando loro conoscenze e tradizioni.

Ecco quindi che uno di questi bimbi, portato in salvo, cresce nascosto proprio tra i mongoli, divenendo addirittura un protetto di Gengis Khan.
Sono anni valorosi, di addestramento ed esperienza, finché il destino gli impone di incontrarsi con l'altro bambino, che è stato allevato con metodi diversi.

Mi è piaciuta l'idea di delineare un personaggio come Guo Jing, un po' ingenuo ma tanto coraggioso e di buon cuore. Come ho detto, la sua crescita è la parte più bella.
In realtà sono apprezzabili anche i combattimenti, velocissimi con salti, parate e colpi; ma poiché a volte si risolvono in infinite liste di posizioni, tipo “La fenice spicca il volo e il drago colpisce”, o affondi per ferire con “Esplorare i mari per decapitare il drago”, o giravolte con la spada con “Girarsi per cogliere un frutto”, si perde più tempo a cercare di visualizzare che non a godersi l'azione.

Quindi, piaciuto ma con le riserve indicate. 
Ovviamente consigliato per chi ama la letteratura orientale avventurosa.

Amarilli



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