Pensieri su "LA QUATTORDICESIMA LETTERA" di Claire Evans



È una mite sera di giugno del 1881, la sera della festa di fidanzamento di Phoebe Stanbury.
Mano nella mano di Benjamin Raycraft, il fidanzato appartenente a una delle famiglie più in vista della Londra vittoriana, Phoebe accoglie gli invitati con un sorriso raggiante di gioia. È il suo momento, l'istante che suggella la sua appartenenza alla buona società londinese. 
Un istante destinato a durare poco. 
Dalla folla accalcata attorno alla coppia si stacca una sinistra figura, un uomo nudo, sporco di fango e col torace coperto da una griglia di tatuaggi, come un fiore gigante. L'uomo solleva il braccio verso Benjamin, facendo balenare la lama stretta nella mano: «Ho promesso che ti avrei salvato» dice, prima di avventarsi sull'ignara Phoebe e tagliarle la gola con un rapido gesto. 
La mattina seguente, a pochi chilometri di distanza, William Lamb, ventitré anni e l'ambizione di diventare socio dell'avvocato Bridge una volta completato il praticantato, fa visita a un cliente molto particolare, Ambrose Habborlain, sino a quel momento seguito esclusivamente da Bridge. Si ritrova al cospetto di un uomo dai capelli canuti e dallo sguardo smarrito che, in preda alla paura, gli consegna un misterioso messaggio: «Dite a Bridge che il Cercatore sa». Tornato allo studio, William spera di avere da Bridge delucidazioni sull'oscuro comportamento di Habborlain. Ma, contro ogni aspettativa, l'anziano avvocato viene colto anche lui dal terrore. Con affanno apre l'ultimo cassetto della scrivania, estrae un piccolo cofanetto in legno sul cui coperchio sono intagliati sette cerchi all'interno di un ottavo, a formare un grande fiore, e lo affida a William con la raccomandazione di tenerlo al sicuro e non farne parola con nessuno. 

Tra rocambolesche fughe, una misteriosa setta disposta a tutto pur di realizzare i propri scopi e un terribile segreto che affonda le sue radici in un lontano passato, William vivrà giorni turbolenti in una Londra vittoriana che, come un gigantesco labirinto di misteri, custodisce antiche leggende e oscure macchinazioni, saperi secolari e nuovi pericolosi intrighi.

La quattordicesima lettera
di Claire Evans
Editore: Neri Pozza
Collana: I narratori delle tavole
Traduttore: Ujka C.
Data di Pubblicazione: giugno 2020
EAN: 9788854520578
ISBN: 8854520578
Pagine: 448



«Ogni cosa a suo tempo, giovanotto. Non essere impaziente. 
Il grande e vasto mondo ti importunerà molto presto».

Con un po' di ritardo arrivo anch'io nella Londra vittoriana e cupa creata da Claire Evans, un mondo in bilico sulla modernità in arrivo (dall'elettricità ai primi motori al telefono alle grandi industrie) e ancora legato a convenzioni sociali, pregiudizi e antiche tradizioni tra cui, forse, un progetto iniziato forse secoli prima, e che perdura nel segreto, nel sangue, nella paura e nella superiorità del più forte.

Non dico altro, perché questo romanzo è una specie di cipolla a strati e merita di essere sbucciato lentamente, assaporando ogni rivelazione e ogni scoperta.
Certo è che William Lamb è, "nomen omen", davvero un agnello mandato al sacrificio, innocente e ingenuo, fino a che non riesce a reagire grazie all'aiuto di una serie di personaggi particolari che gli daranno la forza di svegliarsi dal torpore di una vita banale e grigia, per riprendere in mano il proprio destino.
«Dici sono sopravvissuta. Io non ammiro la sopravvivenza. 
È solo un nome che dai alla tua storia prima che la morte passa da te».

Tra queste pagine troverete un po' di tutto: da un'accurata ricostruzione storica a vari rimandi alla realtà dell'epoca (che l'autrice ha liberamente manipolato e adattato) a atmosfere misteriose, cariche di tensione, persino un po' sanguinose, da cenni di filosofia a qualche intelligente riflessione sulle ricerche eugenetiche. E la Evans ha ragione quando dice che il mito della razza superiore non è stato un caso isolato del novecento, ma è un mostro che si è nutrito nei secoli, sostenuto in segreto o in pubblico, sempre godendo di un successo costante.
Spero di leggere ancora altro di lei, perché è stata una lettura avvincente e che mi ha coinvolta.

Si sentiva come se stesse volando, sentiva che avrebbe potuto correre per sempre, 
se solo avesse saputo ritrovare la strada di casa.

Amarilli

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