Pensieri su HAI CAMBIATO LA MIA VITA di Amy Harmon

Lo trovarono nel cesto della biancheria di una lavanderia a gettoni: aveva solo un paio di ore di vita. Lo chiamarono Moses. Quando dettero la notizia al telegiornale dissero che era il figlio di una tossicodipendente e che avrebbe avuto problemi di salute. 
Ho sempre immaginato quel “figlio del crack” con una gigantesca crepa che gli correva lungo il corpicino, come se si fosse rotto mentre nasceva. Sapevo che il crack si riferiva a ben altro, ma quell’immagine si cristallizzò nella mia mente. 

Forse fu questo ad attrarmi fin dall’inizio. 

È successo tutto prima che io nascessi, e quando incontrai Moses e mia madre mi raccontò la sua storia, era diventata una notizia vecchia e nessuno voleva avere a che fare con lui. La gente ama i bambini, anche i bambini malati. Anche i figli del crack. Ma i bambini poi crescono e diventano ragazzini e poi adolescenti. Nessuno vuole intorno a sé un adolescente incasinato. E Moses era molto incasinato. Ma era anche affascinante, e molto, molto bello. Stare con lui avrebbe cambiato la mia vita in un modo che non potevo immaginare. Forse sarei dovuta rimanere a distanza di sicurezza. Ma non ci sono riuscita.
Così è cominciata una storia fatta di dolore e belle promesse, angoscia e guarigione, vita e morte.
La nostra storia, una vera storia d’amore.


Autrice: Amy Harmon
Titolo: HAI CAMBIATO LA MIA VITA
Serie: The Law of Moses #1
Editore: Newton Compton
Genere: NA, contemporaneo
Uscita: 26 gennaio 2017
Pagine: 352


***

La gente ama i bambini, persino quelli malati. Persino i figli del crack. Ma i bambini diventano ragazzi. E  nessuno vuole i ragazzi problematici. 

La lettura di "Sei il mio sole anche di notte" mi aveva fatto piuttosto arrabbiare, ma ho voluto riprovare (visto che tutte, ma proprio tutte, mi parlavano di questo libro).
Considerazioni? La Harmon è senza dubbio talentuosa, ha il talento di scrivere per immagini, usando suoni, colori, emozioni visive. Riesce a entrare nella mente dei personaggi e a farti entrare insieme con lei. I suoi libri li leggi con interesse e ti segni qualche bellissima frase qua e là.

Qualunque sia stata la ragione, quando Moses arrivò a Levan per me fu come trovare altra acqua: fredda,  profonda, imprevedibile e, come la pozza del canyon, pericolosa, perché non sai mai cosa nasconde sotto la  superficie. 
E, come facevo da sempre, mi buttai di testa, anche se me l’avevano proibito. Stavolta, però, andai a  fondo. 

Detto questo, certe sue scelte mi paiono un imperdonabile spreco di talento.
La bravura nello stile e l'abilità nella narrazione vengono oscurrate da una ricerca assurda-fredda-calcolatrice del particolare commovente a tutti i costi, dello strazio oltre lo strazio.
Avevo già lasciato perdere la Hoover-lacrime di coccodrillo, ma la Harmon qui cerca di eguagliarla nei suoi aspetti peggiori.
Nulla contro i libri tristi di per sè: talvolta il dolore può essere catartico, ti fai un bel pianto leggendo e poi ti senti ripulita.
Ma abusare di certi elementi come la malattia/dolore dei bambini (o magari i cuccioli) è proprio fare della commozione becera: un po' come la comicità grossolana fatta di puzzette e rutti, anche far soffrire un bimbo (con aggiunta di tocchi degni di IT, come la filastrocca prima di andare a dormire, il pigiamino, ecc.) è giocare facile.
Chi non si commuove? Chi può permettersi di dire che questo libro non gli ha mosso dentro qualcosa?
Un lettore rischia di apparire insensibile (e si becca le critiche) se non si spertica in elogi e recensioni piene di pathos.

Tornò in casa lasciandomi sul prato, e posso giurare di avergli sentito borbottare sotto voce: «Non posso dipingerti, Georgia… tu sei viva». 



Ecco, mentre la storia di Moses mi è parsa riuscita, forte, poetica, le pagine dedicate ad Eli mi hanno parecchio infastidita. Troppo caricate, troppo studiate al millimetro per scavarti dentro. Mi viene quasi da aggiungere: un libro troppo scontato nella sua tristezza.
Pertanto quattro stelle piene, perchè è di indubbia qualità, però credo che d'ora in avanti mi terrò alla larga da quest'autrice... 


La baciai mille volte sulle labbra, lasciando che il colore della sua bocca inondasse la mia mente turbata, sommergendo le immagini nella testa, finché non restò solamente Georgia, solamente baci rosa e chiaro di luna, solamente calore. Toccai il suo corpo e scaldai le mani sulla sua pelle, finché le domande non volarono via con il vento. 

Amarilli

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