Pensieri su "ALTERED CARBON" di Richard Morgan

Uno straordinario noir ambientato in un futuro in cui anche le regole della vita e della morte sono alterate...

«Ispirato da tutti i romanzi hard boiled che ho letto, arricchito da tutti i film francesi e giapponesi che ho visto, dalle opere di William Gibson e, ovviamente, dall'influenza di Blade Runner, ecco la mia versione del futuro. Un futuro noir.» 


Così Richard Morgan presenta il suo stupefacente esordio narrativo. Altered Carbon è un romanzo duro, provocatorio, dalla trama intrigante e sorprendente che ci proietta nel buco nero del nostro futuro, tecnologicamente avanzato ma moralmente corrotto, e assai simile al nostro presente, dato che le pulsioni degli esseri umani attraversano, immutate, anche i cambiamenti più radicali. 
Quale, ad esempio, la possibilità di digitalizzare la propria coscienza e trasferirla in un altro corpo, come avviene per Takeshi Kovacs, un ex soldato che si ritrova suo malgrado in un corpo «nuovo» a Bay City – una metropoli in piena decadenza, in mano a politici arroganti e spacciatori di droghe sintetiche – per far luce su un omicidio. 

Le indagini lo trascinano nei meccanismi perversi di una società che ha snaturato il senso della vita e della morte, una società per cui gli individui sono solo pedine in un gioco condotto da chi si può permettere l’immortalità...

Questo romanzo è già apparso con il titolo di Bay City.
Con un'intervista esclusiva all'autore a cura di Edoardo Rialti

Autore: Richard K. Morgan
Titolo: Altered Carbon
Serie: Takeshi Kovacs #1
Editore: TEA
Uscita: Febbraio 2018
Pagine: 528
Genere: Sci-fi


SCI-FI
5 stelline


Colmo di lucidità chimica, per la quinta volta quella notte feci l’inventario delle armi sull’acciaccato tavolo di legno.

Premessa: questa è una rilettura - lo possiamo dire?- della maturità.

Avevo già letto Bay City (ma parliamo di oltre 12 anni fa), e rileggerlo ora è stato riavere la conferma di parecchie cose che mi erano piaciute all'epoca, e recuperare un sacco di altre cose (perchè questo è un libro davvero denso, ricco, sfaccettato) che avevo ignorato, per mia ignoranza personale, oppure mi erano proprio sfuggite.



Spensi la sigaretta, vagamente distaccato da me stesso, e andai in camera da letto. Sarah dormiva, grumo di sinusoidi di bassa frequenza sotto il lenzuolo. Un pugno di capelli corvini le copriva il viso e una mano dalle lunghe dita pendeva dall’orlo del letto. 
Mentre la guardavo, la notte si frantumò.


So che tutti, o molti dei suoi lettori, provano a elaborare paragoni con la cupa e triste umanità di "Blade Runner", alle prese con altrettanto cupi e tristi umanoidi, destinati all'incomprensione e al tradimento. 
Io personalmente vi ho visto varie affinità con l'Asimov del ciclo dei Robot.
In fondo, l'investigatore e robot Daneel R. Olivaw, alle prese con l'umanità distante e pseudo-immorale de "Il sole nudo" (per intenderci), mi ricorda a tratti lo spaesamento di Kovacs di fronte a questi terrestri secolari, così abituati a vivere e a trasferirsi in nuovi corpi, da aver addirittura di menticato il senso del bene e del male, oppure il fatto che prima o poi ci sarà un termine vita e una fine corsa.

Quando vivi così tanto, con la piena convinzione che puoi morire in ogni momento, ma sarà soltanto la tua "custodia" a spegnersi (davvero meravigliosa quest'idea di togliere ogni carnalità e materialità al nostro essere, per renderci puro flusso di pensieri e ricordi, solo onde elettriche digitalizzate, che vengono inviate da un capo all'altro dell'universo), smetti anche di preoccuparti del giorno del giudizio, del possibile istante in cui dovrai fare il rendiconto della tua esistenza.
Ma se non devo morire, perchè preoccuparmi del giudizio?
Ecco la vita perfetta, inumana. Ecco Dio.
Forse i Mat sono il gradino più alto di somiglianza al Creatore. Chi può saperlo?
Di certo, si sono appropriati del suo potere decisionale, del controllo etico, della visione distaccata e apatica di miliardi di vite ed esseri che scorrono di sotto.

Takeshi non è magari migliore di questi pseudo-immortali. Parte come uno molto ma molto fuorilegge, e pure violento, cattivo, disilluso. L'eroe negativo di Morgan è sempre questo, che sia il Kovacs di Arlans' World, o che sia un emulo di Ringil Eskiath da Gallows Gap (altra superba saga di Morgan: A LAND FIT FOR HEROES): un tizio che ha avuto un qualche passato di gloria, poi preso a cazzotti con gli interessi, e quindi ripreso in mano da qualcuno per avere una seconda possibilità, un riscatto che sa di molta amarezza.
Takeshi possiede comunque una moralità ben più forte, seppure a modo suo.
Per quanto distorta, la sua visione del bene e del male è ancora presente, e lui è un uomo che pretende di esercitare in pieno il suo libero arbitrio. Anche se ciò vuol dire morire, cessare per sempre (in questo, non fatevi ingannare dal finale illusorio...).

Non aspettate di vedere la serie televisiva per capire se volete leggerlo. FATELO SUBITO. 
Questo è uno dei libri che va assolutamente letto prima di vederlo trasposto con gli occhi degli altri.
Kovacs vi fa vedere il futuro attraverso i proprio occhi, voi dovete guardare la sua storia con i vostri.


«Bancroft non è uno come lei e me. E’ un Mat.»
«Un Mat?»
«Già. Un Mat. Ha presente? E tutti i giorni di Matusalemme erano novecentosessantanove anni. E’ vecchio. Vecchio sul serio.»
«E’ un crimine, tenente?»
«Dovrebbe esserlo», rispose truce Ortega. «Se vivi per tanto tempo cominciano a succederti cose. Ti lasci prendere troppo da te stesso. Finisce che credi di essere Dio. All’improvviso, la piccola gente, le persone che hanno trenta, magari quarant’anni, non contano più. Hai visto intere società sorgere e cadere, e cominci ad avere la sensazione di essere al di fuori di tutto, e non te ne importa più niente. E magari ti metti a eliminare quella piccola gente, come raccogliessi margherite, se ti finisce sotto i piedi.»

Amarilli


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