Pensieri su "LA REGINA DEGLI SCACCHI" di Walter Tevis
Finita in orfanotrofio all'età di otto anni, Beth Harmon sembra destinata a una vita grigia come le sottane che è costretta a indossare.
Ma scopre presto due vie di fuga: le pillole verdi, distribuite a lei e alle altre ragazzine dell'orfanotrofio, e gli scacchi.
Il suo talento prodigioso è subito lampante; una nuova famiglia e tornei sempre più glamour e avvincenti le permettono di intravedere una nuova vita.
Se solo riuscisse a resistere alla tentazione di autodistruggersi...
Perdere, vincere, cedere, resistere: imparare, grazie al gioco più solitario che ci sia, a chiedere aiuto, e a lasciarselo dare.
Titolo: La Regina degli scacchi
Autore: Walter Tevis
Editore: Mondadori
Collana: Oscar absolute
Traduttore: Cecchi A.
Pubblicazione: 26 gennaio 2021
EAN: 9788804740537
ISBN: 8804740531
Pagine: 324
Titolo: La Regina degli scacchi
Autore: Walter Tevis
Editore: Mondadori
Collana: Oscar absolute
Traduttore: Cecchi A.
Pubblicazione: 26 gennaio 2021
EAN: 9788804740537
ISBN: 8804740531
Pagine: 324
Beth lo guardò impassibile; qualcosa in quell’uomo e nella determinazione con cui si dedicava a quel gioco misterioso la aiutarono a tener duro per il suo scopo. «Non voglio stare con gli altri» disse. «Voglio sapere a cosa sta giocando.» Lui la guardò più intensamente. Poi fece spallucce. «Si chiama scacchi.»
Premetto che non ho visto la serie televisiva e che non avevo neppure letto la trama.
In realtà ho un rapporto conflittuale con questo gioco, perchè ci gioca una delle mie figlie, e spesso mi sono ritrovata ad assistere a qualche sua partita, sia dal vivo che virtuale, totalmente digiuna di regole e allo stesso tempo spaventata sia dalla sua concentrazione sia dall'universo nascosto dietro semplici caselle bianche e nere.
In effetti, credo che il romanzo in sé possa esaltare un lettore anche scacchista, per quanto Tevis sia riuscito in maniera egregia a tessere una storia coinvolgente, nonostante almeno un terzo del libro siano riproposizioni di partite e celebri sfide realmente giocate, ripercorse tecnicamente in ogni singola mossa.
A me è piaciuto moltissimo, uno di quei libri in cui ero impaziente di proseguire per scoprire il destino di Beth.
Le piaceva che fosse così. Le piaceva il potere dei pezzi, esercitato lungo file e diagonali.
A metà del gioco, quando i pezzi erano sparsi dappertutto, le forze che attraversavano la scacchiera le davano un certo brivido.
Al di là della storia, ho apprezzato alcune tematiche sottese.
Prima di tutto non c'è vittoria senza sacrificio e non c'è bravura senza un impegno costante; Beth Harmon è certamente geniale, brillante e lucida, però dopo un po' anche lei si accorge che il talento iniziale non basta; le sue intuizioni cedono di fronte ad avversari che conoscono comunque ogni contromossa e hanno analizzato per ore varianti che lei deve contrastare all'improvviso durante il suo turno; insomma, anche sei una ragazza prodigio per crescere devi comunque "studiare".
Quindi ottima questa cosa di descriverci una protagonista che non trova le strade spianate, che si prende portelloni in faccia, eppure non desiste, va avanti.
E splendido questo suo rinascere, dopo essere precipitata, questo suo arrancare, questo suo patire la solitudine, la mancanza di affetti, l'insicurezza di chi non ha qualcuno accanto che consiglia e incoraggia.
Penso che se Beth piace così tanto, è proprio grazie alla sua fragilità molto umana, al suo essere eroina su un piedistallo poco stabile.
Lei sbaglia, ma i suoi errori sono dovuti a inesperienza e isolamento; quando qualcuno le offre un'occasione o una gentilezza, lei è in grado di sfruttare cento volte l'opportunità e di ricambiare la dritta facendo risplendere la sua grandezza.
Bellissima la parte conclusiva a Mosca, toccanti le ultime righe.
Consigliato.
«E c’è una delle mie partite. Ma perlopiù parla di me in quanto femmina.»
«Be’, lo sei.»
«Non dovrebbe essere così importante» disse Beth. «Non hanno scritto metà delle cose che ho detto.
«Ma, Beth,» disse la signora Wheatley «così sei diventata una celebrità!»
Beth la guardò pensierosa. «Solo perché sono una femmina» rispose.
Finito da poco, anche a me è piaciuto molto, è riuscito a farmi entrare in empatia con le emozioni di Beth. Le partite per come sono raccontate sono avvincenti e anche qui le emozioni vengono descritte in modo molto coinvolgente. Se ti capita vedi la serie, l'attrice è magnetica e perfetta per il ruolo.
RispondiEliminaGrazie per essere passata. Sì, mi sono ripromessa di vedere la serie il prima possibile!
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