REVIEW PARTY per "TWO' MORROW" di Beatrice Simonetti



Boston, 2049
Lowell è un ragazzo al servizio della Terrorism Prevention Unit, più conosciuta come TPU. Il suo compito è quello di anticipare i reati dei soggetti che gli vengono sottoposti dall’unità anticrimine. Lui, infatti, è un anomalo, fa parte di quei pochi esseri umani che, a causa di una mutazione genetica, nascono o sviluppano capacità incredibili. Lowell, tramite il contatto cutaneo, riesce a vedere il futuro di chi lo tocca e a estrapolare il materiale che servirà poi per condannare o assolvere l’imputato. In una lotta continua per ritrovare la stabilità e il rigore, lui capirà che le carte in tavola possono essere sempre rimescolate.

È l’incontro con una ragazza qualunque a fargli comprendere questo, Myrtie. Collegiale dall’animo sensibile, molto timida, la giovane è cresciuta senza una madre e con la sola guida di un padre assente, pezzo grosso della TPU e grande nemico degli anomali. All’apparenza tutto è stabilito e persino il futuro non lascia scampo, ma il battito d’ali di una farfalla può generare il successivo caos e lo spostamento di un singolo tassello può stravolgere il regolare andamento delle cose in maniera del tutto inaspettata. Niente è stato deciso per essere come deve. 


Titolo: Two’morrow – la teoria del caos
Autrice: Beatrice Simonetti
Genere: distopico
Collana: Algol
Data di uscita: 26 novembre 2020
Prezzo ebook: 4,99 Prezzo cartaceo: 14,50 
Editore: Delrai Edizioni*
Pagine: 368
* ringrazio la CE per la copia in anteprima


Eccomi qui a parlarvi di un distopico #madeinItaly che esce proprio oggi.

Anche solo leggendo la trama di questo TWO' MORROW, non vi sfuggirà che l'attività della TPU , la Terrorism Prevention Unit per cui lavora Lowell, richiama subito alla mente i Precog del celebre racconto "Minority Report" di Philip K. Dick (oppure il film con Tom Cruise, se lo ritenete più famoso del racconto originario).
Quest'unità è infatti specializzata nel prevenire i crimini, semplicemente prevedendoli, sfruttando le potenzialità di individui superdotati chiamati "anomali".

Ormai da anni si è però fatta strada nell'opinione pubblica l'idea che questo individui siano il vero male della società, responsabili di un po' tutti i crimini che accadono, e comunque rappresentanti di una degenerazione, di un'anomalia indegna di essere accomunata con la razza umana.
Quindi quando Lowell riceve per la prima volta un permesso premio per mischiarsi ai suoi coetanei è vedere il mondo di fuori, quest'esperienza viene a turbare un animo già chiuso, sofferente e timoroso del proprio ruolo all'interno della TPU.
Ci sono solo due umani che gli sono più vicini di altri (e non per ragioni affettive): la dottoressa Beth lo tratta con modalità materne, ma al contempo lo sta studiando; il dirigente Voltage lo sfrutta per il proprio tornaconto di carriera, odiando profondamente gli anomali. Durante il suo permesso premio, Lowell conosce una ragazza, Myrtie, e questa brevissima amicizia (una sera) basterà a fargli riconsiderare molte cose, forse a fargli perdere la rassegnazione da cui si era lasciato sinora avvincere.

Dico subito che questo romanzo, pur essendo scritto bene e in modo corretto e pur partendo premesse che mi avevano incuriosito, non mi ha soddisfatto del tutto in merito alla storia.
Parte con una narrazione lenta, e posso comprendere la necessità di introdurre il lettore e di farlo immergere nell'atmosfera "distopica" e lievemente post-distruzione, ma sino a oltre la metà il ritmo è pressoché costante, portato avanti attraverso la descrizione, più che su un concreto racconto di quanto avvenuto, di eventi minimali e quotidiani che non nascondono così tante sorprese. 
Insomma, si viene un po' trascinati.

Anche il fatto di vedere tutto attraverso il POV in prima persona di entrambi i protagonisti non ha aiutato: i capitoli non sono da subito identificati come riferiti a Lowell o Myrtie e a volte non si intuisce subito con chi stanno parlando e di cosa stanno parlando.
C'è un generale velo nebbioso su molte cose: personalmente, mi sono mancati dei passaggi logici, alcuni personaggi rimangono ambigui o sono io che non ne ho capito la funzione, ci sono bruschi cambi di direzione e sviluppi lasciati pending senza una vera svolta. 

Certo, il distopico è un genere particolare, che non dove essere per forza caricato di emozioni, però nel complesso questa lettura, pur interessante, non mi ha permesso di empatizzare o emozionarmi sino in fondo come avrei voluto.

Amarilli



5 commenti:

  1. personalmente ho trovato in questo romanzo una prevalenza della parte emotiva su quella distopica, non mi dispiaciuta però ho faticato a comprendere alcune cose e convengo con te su diverse cose. spero che i miei dubbi vengano superati con il volume successivo

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    1. Io associo distopico a trame principalmente d'azione, quindi ammetto d'essere partita con un pregiudizio di fondo... ma hai ragione, magari varie cose saranno esplicate in seguito.

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  2. Mi trovo più o meno sulla tua stessa lunghezza d'onda ma sono certa perché io amo particolarmente questo genere

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  3. Anche io avrei voluto più azione (e grazie per avermi fatto scoprire il libro di Dick, non lo sapevo e ora cerco)

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