Pensieri su "IL CONTE DI GHIACCIO" di Anne Gracie

Inghilterra, 1803.
Lord Magnus, conte d'Arenville, è bello, ricco, scapolo... e tanto freddo da essersi meritato il soprannome di Ghiacciolo. 

Quando però un'adorabile bimbetta fa breccia nella sua gelida corazza, l'affascinante gentiluomo decide di volere dei figli propri e chiede alla cugina Laetitia di presentargli qualche candidata adatta al ruolo di moglie. 

Le cose tuttavia non vanno secondo i piani, perché Magnus trova sciocche e insopportabili tutte le debuttanti che gli vengono proposte, e solo Tallie, la giovane che si prende cura dei figli di Laetitia, riesce a suscitare il suo interesse. 

Innocente e sognatrice, lei accetta di sposarlo, ma saprà conquistare anche il suo cuore indurito?

Anne Gracie
IL CONTE DI GHIACCIO
Editore: HarperCollins Italia
Uscita: 10 settembre 2020
Pagine: 181 
Serie: no
Edizione: solo ebook





Anne Gracie figura senza dubbio tra le autrici che amo e, se non le avete ancora lette, consiglio di recuperare due sue serie molto divertenti, quella delle Merridew Sisters e quella delle Chance sisters.
Il conte "Ghiacciolo", invece mi mancava e quindi ne ho approfittato per leggerlo.

Non me ne voglia la CE, ma io queste cover "history" le trovo abbastanza scialbe: se non avessi voluto leggere la Gracie, proprio non mi sarei lasciata tentare.
In ogni caso, veniamo al romanzo, piuttosto corto.
Diciamo che, a causa del titolo italiano (in originale è "Tallie's Knight", il cavaliere di Tallie), rischia di finire messo in ombra dal più famoso "Duca" della Balogh, ma si tratta di una storia del tutto diversa e abbastanza gradevole.

Troviamo il solito gentiluomo titolato (e algido) che decide sul più bello di voler accasarsi e procreare discendenza (attratto dall'idea di circondarsi di bimbi teneri e allegri come ha visto a casa di un amico). Purtroppo per organizzare un ricevimento/selezione candidate, si rivolge all'odiosa lady Laetitia che gli propina ragazzine viziate e frivole. 
L'unica, paradossalmente, che dimostra di avere propensione alla maternità (sì, Magnus giudica le donne dai fianchi e non è proprio un simpaticone...), oltre a incuriosirlo per un certo carattere peperino, è la cugina povera e sciatta che vive in casa, tenuta per lavorare come tata dai parenti.
Questa è la scintilla.
In men che non si dica, Magnus si decide a impalmare "Cenerentola" Tally (lei, in effetti, sogna spesso ad occhi aperti, come in una favola) nonostante la contrarietà di tutti: da lì è un susseguirsi di incomprensioni e equivoci (anche divertenti) perché lei pensa che Magnus sia un gelido calcolatore, mentre lui pensa che Tally sia un'arrivista finta-ingenua, salvo scoprire che è una vera strabiliante ingenua. 

La brevità del canovaccio non gioca a favore della narrazione; tutto accade molto velocemente, con Tally che si adegua alla vita da contessa a furia di fare errori con il marito: un intermezzo a Parigi, un passaggio in Italia, tra guerra e briganti (e un prete che vuol fare pratica d'inglese con il povero Magnus), e una parte conclusiva un po' raffazzonata.

Per chi cerca un sicuro lieto fine, può regalare un pomeriggio rilassante.
Però, come detto, l'autrice ha scritto cosine più corpose.

Amarilli

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