Review Party per "GLI INADOTTABILI" di Hana Tooke


Amsterdam, 1892. All’orfanotrofio del Piccolo Tulipano arrivano cinque neonati abbandonati nelle maniere più diverse, chi in una cesta a forma di bara, chi dentro un secchio per il carbone. Tutti modi comunque inaccettabili per la direttrice, l’arcigna e puntigliosa signora Gassbeek. Milou, Dita, Oval, Finny e Sem diventano presto gli “inadottabili”, casi disperati di cui la direttrice non riesce a liberarsi. Loro, però, sono uniti come fratelli e hanno trovato nell’amicizia la forza di resistere. 

Una speranza sembra profilarsi quando i ragazzi compiono dodici anni e un commerciante di zucchero, un certo signor Rotman, propone di prenderli con sé. Indossa abiti eleganti, ma ha baffi che fremono e un sorriso sbagliato. Per i cinque amici è l’inizio di un’avventura che richiederà tanto ingegno quanto coraggio. In un paese incantevole, tra i canali di Amsterdam e i mulini a vento del vasto polder, la loro fuga sarà costellata di atmosfere da brividi, messaggi segreti e colpi di scena. 

Nel solco dei migliori classici della letteratura per l’infanzia, Gli Inadottabili, diventato immediatamente un caso internazionale, unisce alla magia di Sophie sui tetti di Parigi di Katherine Rundell l’avvincente cupezza di Una serie di sfortunati eventi di Lemony Snicket.

Hana Tooke
GLI INADOTTABILI 
Editore: Rizzoli *
* ringrazio moltissimo la CE per il libro e per l'opportunità!
Collana: Ragazzi
Pagine: 416
Data di uscita: 01/09/2020




ORFANOTROFIO DEL PICCOLO TULIPANO,
AMSTERDAM, 1880
regole per l’abbandono dei neonati:
regola numero 1:
Il neonato dev’essere avvolto in un lenzuolino di cotone.
regola numero 2:
Il neonato dev’essere sistemato dentro un cesto di vimini.
regola numero 3:
Il neonato dev’essere lasciato sul gradino più alto.


Con questo romanzo Hana Took si rivolge a un pubblico giovanile, anche se il carattere avventuroso-fiabesco ne rendono la lettura tranquillamente adatta anche agli adulti. Io mi sono divertita e l'ho trovato un libro dalle molte sfaccettature, arricchito peraltro da deliziose illustrazioni
Anzi, direi che con il suo carattere un po' horror, anzi, si presenta perfetto per il periodo autunnale!

La vicenda si colloca nella seconda metà dell'ottocento, in un'Amsterdam di fantasia, talora magica, con i suoi tetti spioventi, le case affacciate sui canali, la neve che cade, i pattinatori che scivolano sul ghiaccio e i grandi mercati pullulanti di clienti e mercanzie, talora anche triste e malinconica, se si considerano gli orfanatrofi strutturati come case di lavoro in attesa delle adozioni e i personaggi sinistri che si muovono intorno ai nostri cinque orfanelli protagonisti.
Milou, Dita, Oval, Finny e Sem ce la mettono tutta per farsi benvolere da qualche genitore in visita, ma purtroppo ciascuno di loro ha un "difetto" che lo rende inaccettabile o comunque di seconda scelta rispetto a bambini assai più belli e perfetti. E quando, finalmente, la direttrice sembra volerli far adottare, sono i bambini a rifiutare l'occasione e a scegliere la libertà.

Sebbene tutti abbiano origini misteriose (anche se l'abbandono di ciascuno ha lasciato qualche indizio), al momento sembra Milou quella con maggiori possibilità di rintracciare la vera famiglia e da qui si scatenerà un turbinio di avventure, fughe e inseguimenti, nonché l'incredibile tentativo dei bambini di riuscire a stare insieme e avere una casa senza il nome e la protezione di un adulto.

"Gli Inadottabili" ci narra il bisogno di ogni individuo di ritrovare le proprie radici e, per un orfano, di trovare un motivo per il proprio abbandono: nessuno dei cinque vuol rassegnarsi a essere stato "lasciato" e basta, senza una spiegazione, così come nessuno di loro accetta di non essere scelto soltanto perché non corrisponde ai canoni di rigida perfezione. 
Nel complesso l'ho trovato malinconico ma coraggioso, carico di speranza, e sono rimasta a dir poco stupita nel vedere più di una critica per un presunto aspetto "politically uncorrect" della trama o perché fosse non adatto ai bambini.

Per la mia esperienza personale, confermo che in famiglia lo abbiamo amato tutti, grandi e piccoli. 
Le mie due figlie sono state alzate la notte per leggerlo. E come mamma di un bimbo con disabilità, posso tranquillamente affermare che la sera lo stiamo rileggendo insieme (dopo aver sentito le sorelle, vuole a tutti i costi leggerlo anche lui; questo per far capire quanto la lettura è intrigante).

Certo, non è buonista
I bambini dell'orfanotrofio vengono trattati male, l'autrice li descrive con i loro difetti fisici, offre una pessima impressione delle assistenti sociali (ma è un fantasy, ambientato nel passato) e poi afferma una terribile verità: gli orfani non venivano scelti perchè il desiderio di avere un figlio perfetto prevale a volte sul desiderio stesso di paternità (e forse, anzi, anche oggi è così). Attaccare il libro soltanto perché si rifiuta di dire che tutti i bambini sono belli e sani e che vengono trattati nello stesso modo anche se hanno 12 dita o la pelle non bianca è pura ipocrisia. 
Non è così, proprio per questo si parla di amore "incondizionato".

Amarilli

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