Pensieri su "GANG" di Marilena Barbagallo

Viveva ancora nelle Favelas quando gli donarono una bambina.
"È tua", così gli era stato detto. Poi ha perso tutto.


Mikel Alves è l’erede della 28HS, la più pericolosa gang di El Salvador. All'età di sedici anni sparisce nel nulla, impara a vivere nel buio e ad amare le catene che lo tengono legato alla parete della sua grotta. Diventa un animale selvaggio, dimentica la civiltà, ma sopravvive e non si arrende. Torturato e umiliato dai suoi nemici, paga il prezzo di essere un principe, di possedere un regno e una principessa. Quando Mikel tenta di riprendere in mano la sua vita, si rende conto di essere rimasto intrappolato nel suo inferno personale. Per ricominciare, sarà costretto a portare via con sé uno dei suoi nemici peggiori: Megan Lima.


L'odio di Megan ha radici profonde. 
Lei deve rifiutarlo, disprezzarlo, tenerlo lontano. Qualsiasi cosa, pur di non cedere al nemico.

Due gang contrapposte che cercano di imporre la loro supremazia, una lotta continua tra ragione e istinto, passione e potere. Per Megan è immorale, per Mikel è essenziale. Un romanzo oscuro, una storia d’amore violenta, due personaggi che superano tutti i limiti.


Autore: Marilena Barbagallo
Titolo: Gang
Editore: Self
Uscita: Marzo 2019
Pagine: 646
Genere: dark romance



Quando accantoni te stesso, quella parte nascosta emerge sempre quando meno te l’aspetti, con chi non te lo aspetti, ma compare, soprattutto, con chi ti concede il privilegio di riappropriarti di te stesso, di ciò che sei veramente. Ecco perché vengo qui, ecco perché cerco lui: perché sono solamente io, perché mi sento me. Io, quella vera, quella che si nasconde perché troppo impegnata a compiacere gli altri, quella che per una volta, sì, fa qualcosa per qualcuno, ma lo fa esattamente vestita della sua vera essenza.


Da un po’ di tempo incrociavo i titoli di Marilena Barbagallo, piano piano hanno iniziato a incuriosirmi le sinossi di un genere che non conosco molto, il dark romance. 

Per entrare gradualmente nella scrittura di questa autrice, per me nuova, ho iniziato da una duologia meno cruenta, così ho letto “Lui vuole tutto” con poco entusiasmo e ho infine abbandonato definitivamente quei personaggi con “lei vuole tutto” perché non molto coerenti con le vicende narrate e decisamente troppo romance e poca storia di contorno che invece mi sarebbe interessato approfondire. 
La Barbagallo scrive comunque bene, così ho dato un’altra possibilità a una sinossi che mi intrigava parecchio, e ho iniziato Gang. 

Con Gang la mia opinione si è alzata e alla grande! 
Un’ambientazione insolita e difficile, vicende molto crude, tra l’altro ispirate a fatti realmente accaduti, e una storia d’amore potente di sangue e poesia. 
Un Romeo e una Giulietta da un lato legati a doppio filo nell’infanzia da un macabro dono e dall’altro ferocemente osteggiati negli anni seguenti. 
Entrambi i protagonisti privati della propria libertà, lui in una lurida grotta, principe sottratto al proprio legittimo trono e lei, nell’affiancare l’instabile fratello, principessa sporcata a cui viene negato il regno della propria indipendenza. 

Gli incontri tra i protagonisti sono esplosivi, grazie ad un contesto ad altissimo voltaggio, ai sanguinari pericoli e alle devastanti bugie. 

Una storia che nella sua crudezza ho apprezzato moltissimo, sia per aver conosciuto un poco il mondo delle Mara (gruppo, banda, gang) e dei Pandilleros salvadoregni, una ricostruzione molto interessante che dopo il libro mi ha fatto cercare altre informazioni per approfondire questo argomento, e sia per la storia principale. 
Il libro è molto crudo, coerente con il contesto ma a tratti di una dolcezza straziante, un libro che parla di molti sentimenti e tutti enfatizzati, l’amore, l’odio, la tenerezza, il perdono, la forza di lasciare andare a costo di abbracciare la più oscura infelicità. 

In conclusione se si è forti di stomaco sarà un libro che piacerà moltissimo, un libro “page-turner” che nonostante le scene forti non sarà possibile abbandonare a lungo, personaggi convincenti e vicende e strategie avvincenti e se proprio vogliamo esagerare ci mettiamo anche il riferimento al “mito della caverna” di Platone: infatti viene descritta l’accettazione di situazioni e regole assurde e inumane, l’auto assoggettamento a una sorta di schiavitù che i comparenti vivono in modo naturale perché frutto delle ombre create da quel determinato tipo di comunità. 
E così, inversamente a quanto avviene nell’allegoria platonica, i due protagonisti scoprono la vera luce di se stessi non fuori dalla caverna bensì tra le ombre e la solitudine di una lurida grotta. 

Lucia

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