Pensieri su “Tu mi appartieni” di Madeline Hunter

Per anni Moira Falkner lo ha creduto morto in crociata, ma quando lo vede entrare con passo deciso nel suo modesto cottage non ha alcun dubbio. 

Addis de Valence, che da giovane scudiero era stato il suo eroe, adesso è il suo signore: temprato dalla vita, è tornato a reclamare il proprio feudo usurpato dal fratellastro. Ma se Moira non può ignorare la passione che sta germogliando in lei, è nel contempo consapevole dell’ostacolo insormontabile della loro diversa condizione sociale. Preferirebbe affrancarsi da quell’uomo piuttosto che diventarne l’amante all’ombra di una legittima sposa. 

E mentre Addis non può permettersi alcuna distrazione, il desiderio di Moira si insinua in lui come il più pericoloso dei nemici…

TU MI APPARTIENI (By Possession) è il primo romanzo della serie medievale di Madeline Hunter.
Alla medesima serie appartengono anche ERA SCRITTO NEL DESTINO (By Design) – nr. 35 della collana I Romanzi Emozioni e UN ANGELO PROIBITO (Stealing Heaven) – nr. 147 della collana I Romanzi Passione.

Tu mi appartieni
Madeline Hunter
Editore: Mondadori
Serie: I Romanzi – Oro n. 209
Uscita: Maggio 2020






Una lieve impennata di risentimento tornò ad infiammarla. 
"Vi ringrazio per avermi ricordato chi siamo, mio signore. La donna libera ha stupidamente ceduto, ma la serva non lo farà."



Premesso che la Hunter mi piace moltissimo, al momento ritengo questa serie medievale inferiore rispetto alle altre sue.

L'ambientazione è ricostruita fedelmente, non solo per i riferimenti più strettamente storici, ma anche con il richiamo alla confusione che regna in quel periodo in Inghilterra, con un re sempre a corto di finanza e in balia dei baroni, al contempo osteggiato dalle città (come Londra) orgogliose della loro autonomia e del loro potere commerciale.
Addis è stato per sei anni schiavo dei pagani, dopo essere stato imprigionato durante le crociate baltiche, e fa ritorno soltanto per scoprire che il feudo di suo padre è stato assegnato al fratellastro per punire la famiglia di un presunto tradimento ai danni del re. Gli rimane il titolo di barone, qualche terreno e la necessità di recuperare liquidità per stabilizzare il potere e assoldare sufficienti soldati per proteggersi.
In più si ritrova vedovo e scopre di avere un figlio piccolo, nato mentre era lontano e tenuto sempre al sicuro da una serva della gleba.
Dunque, non esattamente un felice ritorno a casa, che gli impone di darsi da fare.

Senza dubbio, si nota un respiro storico credibile: sono ben rappresentati la precarietà della vita, povertà e ignoranza, sporcizia, le leggi che imponevano coprifuoco e punivano le donne non maritate e non protette, il servaggio che di fatto colpiva i contadini fin dalla nascita, ancorandoli alla proprietà del loro signore. E bastava una parola per concedere loro la libertà o decretarne la fine.

Belli anche i personaggi, di spessore.
Sia Addis che Moira, una serva che sa di essere stata liberata e lotta per non sottomettersi e ritornare alla condizione della madre. Entrambi soffrono ma sono consapevoli che la divisione delle classi sociali è rigida e non aggirabile.
Darei quattro stelle piene per contesto e personaggi.

La parte debole è invece a mio giudizio la trama: lenta e ripetitiva.
Moira fugge così tante volte e Addis la va a riprendere, dopo che lei (ovvio) si è messa nei guai da sola, che a tre quarti mi ero un po' stancata.
Surreali le scene di sesso dove - in pieno medioevo, con un barone onnipotente e arrogante, in astinenza da anni, e lei che è l'immagine della prosperità carnale - i due giacciono ripetutamente nudi e abbracciati, ma resistono...

"Canta, Moira; non un canto religioso, però. Stanotte non mi sento ben disposto nei confronti di Dio. Sdraiati accanto a me e canta: allora, forse, riuscirò a riposare."

Amarilli

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