Pensieri su "L'AMORE IN UN CLIMA FREDDO" di Nancy Mitford

 

Uno scintillante alone di glamour e di gossip ha sempre circondato le sei celeberrime sorelle Mitford, figlie del barone Redesdale – e Nancy, la maggiore in ogni senso, ne ha trasferito sulla pagina riverberi screziati di veleno. Questa micidiale comedy of manners, ambientata fra le due guerre, mette in scena gli impossibili Montdore, di ritorno da cinque anni in India dove il conte, ricchissimo, aristocraticissimo, congenitamente stolido, era Viceré. La consorte, di una prosaicità adamantina, sguazza nell'alta società, e la figlia Polly, la debuttante più concupita dai giovani blasonati che affollano i balli della Stagione, decide per capriccio di farsi impalmare dallo zio, Boy Dougdale, di lei molto più vecchio e da pochi giorni vedovo, maestro nell'arte del ricamo nonché per anni amante della madre. Diseredata ipso facto, si ritira con il marito a vivere «di stenti» in Sicilia. A par­­tire da questo gesto deflagrante, nulla nelle varie magioni avite sarà più come prima; e grazie a una esilarante concatenazione di eventi, narrati con somma ironia da Fanny, la quieta e inesorabile amica d'infanzia di Polly, sopraggiungeranno altri scandali a scuotere il bel mondo. Ma non l'autrice, testimone in vita di svariate nefandezze e bizzarrie – e men che meno il lettore, irretito da tanto candore e cinismo, con punte memorabili di spasso e malizia.

Autrice: Nancy Mitford
Titolo: L'amore in un clima freddo
Editore: Adelphi
Titolo originale: Love in a Cold Climate
Series: Radlett and Montdore (#2)
Pagine 280
Epoca: Inghilterra, 1940
Uscita: 2012




Ma la bellezza, dopotutto, non è fatta solo di lineamenti e di ossa. Le ossa appartengono alla morte e rimangono dopo la decomposizione, mentre la bellezza è una cosa viva; è superficiale, fatta di ombre azzurrine su una pelle candida, di capelli che ricadono come piume dorate su una fronte liscia e bianca; si incarna nei movimenti, nel sorriso e soprattutto nello sguardo di una bella donna. Lo sguardo di Polly era un lampo azzurro.

Questa lettura non era in programma, ma l'ho iniziata perché mi intrigavano le sorelle Mitford, e non avevo idea di possedere in libreria un volume scritto dalla maggiore delle figlie del barone Redesdale. Chissà se la trama è autobiografica: di sicuro, mettendo in scena i suoi snobbissimi personaggi, l'autrice ci regala una cartolina vivida e spietata della buona società inglese di fine anni '30 e inizio '40.

I Montdore sono ricchi, nobili, annoiati, hanno avuto una fase esotica in India e ora vivono in una tenuta-museo in campagna, tra Londra e Oxford, tra ricevimenti e balli per far brillare il loro gioiello più prezioso: la figlia Polly. Ma quando lei, da sempre perfetta e brillante, intraprende la ribellione più inaspettata e scandalosa, tutto va un po' a rotoli.
Finché non si presenta un erede lontano, di nuovo perfetto e brillante, per sostituire (e dimenticare) il pezzo di famiglia difettoso, ristabilendo l'antica pace perduta.

Si vive perché si respira, si mantengono le apparenze perché si teme un'esistenza senza filtro, e la felicità può essere fatta anche di compromessi e adattamenti rassegnati.

E, come dice il titolo, resterà sempre il dubbio che si possa amare veramente anche in una terra che non è l'India, in un clima freddo e uggioso.

Una nuca, avvistata durante un ballo, può avere un effetto sconvolgente su una giovane, spiccando sulle altre nuche come se avesse intorno un'aureola. Sorge la domanda: si girerà, la noterà, e in tal caso si limiterà a un cortese buonasera oppure la inviterà a ballare?


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