Pensieri su "PIRANESI" di Susanna Clarke
Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposto a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancora
troppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.
PIRANESI
Susanna Clarke
Editore: Fazi
Traduttore: Donatella Rizzati
Pagine: 267
Genere: fantasy
Uscita: 4 febbraio 2021
Questa è una recensione difficile, procrastinata praticamente all'infinito, perchè fondamentalmente non sapevo cosa scrivere.
Ho preso subito il cartaceo di Piranesi, e lo aspettavo da anni, da quando avevo concluso il precedente libro della Clarke (che resta un bellissimo fantasy, riletto varie volte).
Sapevo che questo era completamente diverso, ero stata anche avvertita dall'hype crescente che questa lettura andava meditata per ricavarne il messaggio sotto la superficie e che ci avrei trovato dentro filosofia, misticismo, riflessioni, mistero (ok, ciascuno dei miei amici mi ha indicato la sua visione e credo che non ci sia un'interpretazione unica).
Alla fine, credo anche di aver colto una certa bellezza nella Casa e nel suo abitante più amato, ho compreso i dettagli rivelati a poco e a poco, ritengo anche di aver intuito la trama principale (almeno confrontando cosa ho capito io e cosa hanno capito altri ), ma non ne sono ugualmente rimasta così entusiasta.
Giunta in fondo, mi ha lasciato tanta di quell'angoscia che basta e avanza per anni di libri simili.
E' un fantasy?
Mah, diciamo che non è di quelli più soddisfacenti: non c'è una vera figura eroico-positiva con cui simpatizzare, non c'è un vero antagonista; il lettore deve confrontarsi con le proprie paure? Quelle della Clarke non sono le mie, al momento. Oppure le avrei affrontate in modo diverso.
Scritto in modo garbato, tradotto bene, troppo ossessivo per i miei gusti.
Se dovessi fare un paragone, mi ha fatto lo stesso effetto di "Come si perde la guerra del tempo": un concentrato di frasi molto belle ma che - filtrate - sono solo un esercizio stilistico/criptico per far capire solo a pochi un messaggio che, detto in termini meno aulici, poteva piacere a molti.
Ecco, la scrittura come circolo degli eletti che se la tirano e rifuggono la semplicità delle masse (e dei loro romanzetti), proprio no.
La pecca più grave, peraltro, è questa: è un libro breve, ma mi sono quasi annoiata.
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