Pensieri su “Impavida” di Hannah Howell



Ailis, erede del clan MacFarlane, si prende cura dei tre figli illegittimi della sua compianta sorella, ma per suggellare un’alleanza è costretta al fidanzamento con Donald MacCordy, uomo brutale e violento. Gli eventi precipitano quando viene rapita insieme ai bambini da Alexander MacDubh, capo del clan rivale e nemico giurato dei MacFarlane. 
Alex agisce in cerca di giustizia, ma rimane folgorato dalla sua splendida prigioniera e anche Ailis, dapprima restia, cede ben presto al fascino del suo aguzzino. 
Ormai alleati, i due escogitano un piano comune per vendicarsi delle rispettive famiglie, ma non hanno fatto i conti con il sentimento potente e inaspettato che sta per travolgere entrambi…

Titolo: Impavida
Autrice: Hannah Howell
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Oro 231
Uscita: Marzo 2022

La trilogia di ambientazione scozzese ‘Highland Brides’:
1) His Bonnie Bride
2) Highland Wedding
3) IMPAVIDA (Reckless)



Oggi vi parlo dell'ultima uscita storica di marzo dei Romanzi Mondadori, un mese ricco di soddisfazioni (a parte forse uno).

Pur essendo una trilogia dedicata alle spose delle Highlands, da noi è uscito solo questo volume (il terzo) e nel leggerlo non ho trovato grandi problemi di orientamento o mancanza di antefatti.
Ci troviamo appunto in Scozia, verso il 1370, in una terra divisa tra clan rivali e rissosi, dove i guerrieri passano la vita sostanzialmente a combattere e le donne sono in posizione defilata, generatrici di eredi o lavoratrici domestiche, se non, nei casi peggiori, trattate come merce di scambio o prede di guerra.

Segnalo subito una cosa, perché so che a certe lettrici/lettori può dare fastidio, ovvero la presenza di un certo consenso forzato/dubbio nella relazione d'amore principale.
La giovane Ailis è l'unica erede femmina rimasta al suo clan ed è stata già destinata a un matrimonio d'interesse, cosa a cui sta cercando di rassegnarsi. Ma viene rapita da un capoclan nemico che, com'era consentito dai costumi del tempo, pensa bene di portarle via ogni valore simbolico (leggasi: illibatezza) prima di restituirla dietro pagamento di riscatto.
Alcuni personaggi collaterali hanno più di uno scrupolo morale e cercano di dissuadere Alexander, ma lui non vuole sentir ragioni.

Diciamo che il fatto, calato nell'epoca, è coerente. mentre ai nostri occhi la storia è molto al limite del rapporto estorto.
A dirla tutta, non mi ha dato neppure tanto fastidio questa scelta dell'autrice, quanto piuttosto il suo tentativo di annacquare la violenza con il presentare l'uomo come "gentile" (pur se poteva benissimo astenersi) e, attenzione, facendo poi autoconvincere la ragazza che, comunque, lui è bellissimo e che, fin da quando era bambina, aveva sempre sentito le altre donne decantarne le lodi.
Un punto di vista piuttosto singolare e un filo ipocrita: il capoclan sarebbe stato condannabile se si fosse invece rivelato pelato o con la pancia o bruttarello forte?

Al di là di questa parte, che ho faticato a digerire, la storia è abbastanza avvincente e ricca di inseguimenti, agguati e amenità scozzesi assortite, per cui non è un libro malvagio.
Però, diciamolo, quando Alexander a un certo punto assaggia la frusta, non si pensa subito "povero eroe".

Amarilli

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