Pensieri su “Un uomo d’affari” di Nancy Herkness



Alice è una modesta contabile appassionata di romanzi rosa e svolge il suo lavoro con passione e scrupolosità. Insospettita da un ammanco nella chiusura di un bilancio mensile, decide di controllare i conti di tutti i suoi clienti e ne scopre altri: si tratta di cifre irrisorie, ma la sua pignoleria le impedisce di ignorare il problema. Decide così di rivolgersi alla KRG, un’importante società di consulenza con a capo il mago della finanza Derek Killion. Colpito dall’attenta indagine di Alice, Derek decide di incontrarla e resta folgorato da lei e dalle sue capacità, ma anche Alice fatica a resistere alle attenzioni di un uomo così attraente e di successo. E quando il gioco di seduzione renderà torrida questa vicinanza, l’enigma sul quale indagano li condurrà in una situazione ancor più pericolosa…

UN UOMO D’AFFARI
Nancy Herkness
Serie: The Consultants
Ambientazione: America, Stati Uniti, oggi
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Extra Passion 133
Uscita: gennaio 2022



Dopo i sexy avvocati nei romance, era giusto che qualcuno ci provasse con i commercialisti.
Senza pregiudizi, ero quindi più che disponibile a gustare questa variazione, se non fosse che in questo inizio di serie è l'autrice stessa che sembra non confidare nella sua idea, come se inserire normali ragionieri fosse troppo azzardato.

"The consultants" è incentrata su un un gruppo di consulenti che si trova alle prese con indagini d'alto livello, con risvolti addirittura spionistici. Non male, se non fosse per lo sviluppo carico di stereotipi.

Alice è una contabile di provincia, che ha come migliore amica e cliente la parrucchiera del paese e passa i sabato sera in pigiama a spulciare fatture. Difficile ritenere credibile la storia quando il consulente Dereck arriva dalla metropoli come una specie di semidio, in limousine, addirittura emozionandosi quando lei lo porta a mangiare un hot-dog alla tavola calda...
Più che un esperto finanziario, pare un principe venuto a portare via Cenerentola, con una certa confusione di canovacci letterari.

Inoltre ho trovato pedante il modo di descrivere i personaggi, che mi ha un po' ricordato la tecnica degli aedi greci che usavano qualità fisse come etichette tipo "Achille piè veloce": qui il povero secondo socio Leland è "Leland con il suo dolce accento strascicato del Sud" e non se libera più, resta così ogni volta che viene nominato (come se le lettrici avessero bisogno di appigli mnemonici per riuscire a proseguire).

Tralasciando questa rigidità di schemi e personaggi, l'indagine finanziaria è invece la parte più riuscita del romanzo. 
Paradossalmente ho trovato più noiose le iterazioni tra i due e l'istant love, che non i capitoli dedicati alla scoperta degli ammanchi nel software, con qualche colpo di scena che mi porta a considerare discreto il libro nel suo complesso.

Amarilli


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