Pensieri su "LA CANZONE DI ACHILLE" di Madeline Miller


Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il sangue, la morte. Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore. E seguite invece il cammino di due giovani, prima amici, poi amanti e infine anche compagni d'armi - due giovani splendidi per gioventù e bellezza, destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna.

Madeline Miller, studiosa e docente di antichità classica, rievoca la storia d'amore e di morte di Achille e Patroclo, piegando il ritmo solenne dell'epica alla ricostruzione di una vicenda che ha lasciato scarse ma inconfondibili tracce: un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i greci antichi riconobbero e accettarono l'omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo. 
Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l'ormai usurata vicenda di Elena e Paride.

La canzone di Achille
di Madeline Miller
Editore: Sonzogno / Marsilio
Traduttori: Curtoni M., Parolini M.
Pubblicazione: 2013
ISBN: 8831780980
Pagine: 382



E poi mi accorsi di quanto fossi cambiato.
non m'importava più di perdere quando correvamo o quando nuotavamo fino agli scogli o quando scagliavamo le lance o facevamo rimbalzare i sassi. 
Chi mai si sarebbe vergognato di essere battuto da tanta bellezza?
Era sufficiente vederlo vincere, ammirare le piante dei suoi piedi che saettavano sollevando la sabbia, le sue spalle che si alzavano e si abbassavano mentre fendeva l'acqua salata.
Era sufficiente.


Avevo acquistato questo libro ancora alla prima uscita, tanto che ne posseggo una vecchia edizione, ma non trovavo mai il tempo di leggerlo, probabilmente a causa dell'ansia con cui ci si accosta a tutti i must-read (provate a pensarci e ditemi se questo non è uno di quei libri che hanno letto o stanno leggendo veramente tutti...).

Come tutti i libri di cui l'intero mondo è entusiasta, sono partita con aspettative davvero alte, per cui il mio giudizio si è rivelato positivo ma non a livello "esaltante".
Sì, è un romanzo ben scritto, soprattutto nella prima parte, ma l'impressione che ho avuto è di rileggere pagine già lette. 
Sostanzialmente è una riscrittura del mito, un collage dei vari dettagli che ci sono stati tramandati dalla tradizione, anche se composti con scene molto a effetto, con quelle frasi calibrate, per cui Patroclo si delinea (finalmente) come protagonista e ruba spesso la scena ad Achille.
Il tutto condito con scene sensuali tra i due, ma sempre furbescamente vedo-non vedo (accennate, ma abbastanza per solleticare la seduzione anche in quei lettori che "no, libri con quel tipo di amore mai e poi mai").

Aggiungo che al liceo ho sempre detestato il tronfio Achille (e tifavo #teamettore ma anche #elena&parideforever), per cui leggerne ancora è stata un po' una costrizione.

Quella che invece mi ha deluso di più è la seconda parte: d'accordo, lo stesso Omero ci racconta l'ultimo periodo di dieci rovinosi e sanguinari anni, ma neppure la Miller osa più di lui.
E invece proprio in quei dieci anni il rapporto Achille/Patroclo deve aver attraversato momenti intensi come non mai. 

Nel complesso, la narrazione risulta sbilanciata: dilatata e avvincente nella loro giovinezza pre-bellica, risolta con pennellate scarne e crude dove occorreva riempire (e quindi inventarsi anche qualcosa di originale: ma questo rende diversa la Miller da autrici come Mary Renault.)
Ottimo però il finale spigoloso e con effetto "mi si spezza il cuore", che certamente ne spiega il grande successo.

"Patroclo" disse. Era sempre stato più bravo di me con le parole.

Amarilli

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