Pensieri su “Cheyenne” di Madeline Baker



Nato da un padre che non gli ha mai perdonato le sue origini indiane, Caleb Stryker ha lasciato da dodici anni la cittadina di Cheyenne per cercare fortuna nel selvaggio West. Ora che i genitori sono morti ha deciso di tornare, ma anche i suoi rispettabili concittadini non riescono ad andare oltre le apparenze: in lui vedono solo un tenebroso cacciatore di taglie, un mezzosangue… 
Lì lo aspetta Callie McGuire, una ragazza che reclama la sua parte di eredità e che, al pari di Caleb, non sembra godere di buona reputazione in città: pur bellissima e intraprendente, è solo l’orfana di una prostituta da saloon. A dispetto dei benpensanti, però, l’incontro tra i due giovani reietti porterà a un tempestoso grande amore che infiammerà non solo i loro cuori, ma anche le vicende di quella che è stata, fino ad allora, una quieta cittadina…

Titolo: Cheyenne
Autrice. Madeline Baker 
Editore: Mondadori 
Collana: I romanzi – Introvabili 85
Ambientazione: America, Stati Uniti, Wyoming, 1883
Uscita: Febbraio 2022

CHEYENNE (Cheyenne Surrender) è una delle opere più famose di Madeline Baker, celebre autrice di numerosi romanzi sia storici sia contemporanei e paranormali (sotto lo pseudonimo di Amanda Ashley).



Questa si è rivelata purtroppo una storia inutilmente trascinata per le lunghe, pur di raggiungere le fatidiche 400 pagine (probabilmente previste da contratto).

In verità, ci sono alcuni aspetti positivi da mettere in luce: il mezzosangue Caleb Stryker è un bel personaggio, lo riconosco; gran bel ragazzone, capelli lunghi neri, muscoli, sguardo intenso e con un passato da cacciatore di taglie. Torna nella città d'origine per intascare l'eredità dei genitori e quindi risulta pure ricco e appetibile.
Sulla carta, insomma, è pronto per fare stragi di cuori.

Se poi considerate che la comprimaria è una diciassettenne, sola e in miseria, che scoppia a piangere sulla strada attivando la modalità "protezione" nel nostro, capisco perché nel 1996 questa storia s'impose come molto amata. 
E poi eravamo già in pieno periodo di riscoperta e promozione della cultura nativa americana, il western andava alla grande, la Baker è un'esperta nel genere (date un'occhiata alla sua notevole lista di romanzi con la medesima ambientazione): tanto è vero che risultano interessanti anche gli scorci che inserisce, tra condizioni delle tribù nelle riserve e critica della politica dell'epoca, come pure le descrizioni di natura e paesaggio.

Il problema principale è la lunghezza e la complessità della trama "mattone": dopo pagine di bugie e incomprensioni, cedimenti e scatti d'orgoglio, ingenuità e gente testarda, il lettore comincia ad annaspare sul tormentone ti sposo/non ti sposo.

Io, almeno, mi sono ritrovata insofferente.
Pietà, Caleb e Callie. Decidetevi a vivere il vostro agognatissimo happy end.

Amarilli

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