REVIEW PARTY per "Le diecimila porte di January" di Alix E. Harrow




Estate 1901. Un’antica dimora nel Vermont, piena di cose preziose e sorprendenti. La più peculiare è forse January Scaller, che vive nella casa sotto la tutela del facoltoso signor Locke. Peculiare e atipica, almeno, è come si sente lei: al pari dei vari manufatti che decorano la magione è infatti ben custodita, ampiamente ignorata, e soprattutto fuori posto.

Suo padre lavora per Locke, va in giro per il mondo a raccogliere oggetti “di un valore singolare e unico”, e per lunghi mesi la ragazzina rimane nella villa ridondante di reperti e stranezze, facendo impazzire le bambinaie e, soprattutto, rifugiandosi nelle storie. È così che, a sette anni, January trova una porta. Anzi, una Porta, attraverso cui si accede a mondi incantati che profumano di sabbia, di antico e di avventura. Sciocchezze da bambini. Fantasie assurde, le dicono gli adulti. E January si impegna con tutta se stessa per rinunciare a quei sogni di mari d’argento e città tinte di bianco. Per diventare grande, insomma.

Fino al giorno in cui, ormai adolescente, non trova uno strano libriccino rilegato in pelle, con gli angoli consumati e il titolo stampigliato in oro semiconsunto: LE DIECIM PORTE. 
Un libro che ha l’aroma di cannella e carbone, catacombe e terra argillosa. E che porta il conforto di storie meravigliose nel momento in cui January viene a sapere che il padre è disperso da mesi. Probabilmente morto. Così la ragazza si tuffa in quella lettura che riaccende il turbine di sogni irrealizzabili. Ma lo sono davvero? Forse basta avere il coraggio di inseguirli, quei sogni, per farli diventare realtà. Perché pagina dopo pagina January si accorge che la vicenda narrata sembra essere indissolubilmente legata a lei.

Alix E. Harrow
Le diecimila porte di January
Editore: Mondadori *
Collana: Oscar Fantastica
* ringrazio la CE per la copia e l'opportunità di lettura!
ISBN: 9788804728641
396 pagine
Uscita: 6 ottobre 2020



Setacciò tutta la Terra, errante e famelica, alla ricerca delle porte. 
E le trovò. 
Le trovò nelle chiese abbandonate e nelle pareti delle caverne incrostate di sale, nei cimiteri e dietro le tende svolazzanti dei mercati stranieri. Ne trovò così tante che la sua immagine del mondo si fece merlettata e piena di buchi, come una mappa rosicchiata dai topi.

Questo è davvero un autunno ricco di incredibili avventure fantastiche, dove ti basta aprire un libro e ritrovarti in altri luoghi, in altri mondi, spesso semplicemente sfogliando qualche pagina.
Perciò cosa c'è di meglio che leggere un libro che esalta il potere delle parole e che le rende il veicolo per attraversare dimensioni e aprirsi alla fantasia?

Certo, l'idea della porta come passaggio è un po' un must nella letteratura fantastica (senza spingersi all'Alice di Attraverso lo specchio, basterebbe ricordare tutti i romanzi con portali magici, stargate, mondi che si affacciano in un unico universo attraverso finestrelle, ecc.), però qui l'autrice riesce (a mio avviso, in modo abile) a darci una sua versione suggestiva, collegata ad atmosfere storiche (con il fascino dell'inizio Novecento, le scoperte, i viaggi, la situazione caotica tra una rivoluzione e l'altra), con un certo tocco gotico-horror (mostri e vampiri, o semplicemente incubi o la prigionia di un manicomio) e soprattutto grande attenzione (questo, in verità, molto moderno) a tematiche come la diversità, qualunque sia la ragione su cui si fonda la discriminazione.

January ci appare subito come una ragazzina particolare: non solo nel colore della pelle, ma anche nel miscuglio di razze dei suoi genitori, nell'incertezza della sua origine, nell'eccentricità del posto in cui vive e dell'educazione che riceve, nella differenza di passatempi e sogni che la contraddistinguono.
Juanuary vive un'esistenza in un certo modo ovattata, tra gli agi ma anche nella solitudine, tenuta quasi in una bolla, una specie di garanzia-ostaggio mentre il padre è giro per il mondo a cercare tesori per il suo benefattore, il ricchissimo signor Locke.

Divenne tutt’altro: una donna talmente radiosa e selvaggia e intensa che un mondo non bastava a 
contenerla, tanto che lei dovette cercarne altri. 

Ma la ragazzina è dotata anche di una curiosità innata, scova piccole soprese da sola, raccoglie indizi, s'imbatte in un libro strano e pericoloso, un libro che contiene i racconti di Yule, un ragazzo in grado di attraversare le porte proveniente dall'Altrove, e Adelaide, una cercatrice di porte vissuta prima di lei. Per quanto sconosciuti, lei prova una strana affinità e s'impegna a investigare ulteriormente sul mistero che si cela dietro Porte particolari.

Così questo romanzo diventa la storia di tre vite e di molti personaggi collaterali, tutti uniti sui fronti di chi vive grazie alle Porte e di chi, al contrario, lotta per chiuderle.
E la Porta diventa il simbolo di uno scambio di conoscenze, civiltà e culture, di apertura, di progresso, di viaggio, solidarietà, mentre chi si propone di distruggerle diventa l'emblema dell'oscurantismo, del razzismo e del pregiudizio, di colui che vuole perseverare a dividere la società in classi e poi in etnie, erigendo muri, confini, barriere per impedire l'accesso a chi non viene ritenuto degno.
In conclusione, per quanto collocato agli inizi del Novecento, questo è un libro per lettori giovani e contemporanei, e che si propone di investigare temi che nel nostro mondo si chiamano con altri nomi, al di là delle Porte suggestive che incontra January.


Non si tratta di leggere le parole, ma di leggere l’odore che emana dalle pagine in una nuvola di polvere e cellulosa. Potrebbe essere un odore ricco e ben rilegato, o l’odore di carta velina e stampe bicolori sbavate, o di cinquant’anni passati nella casa di un vecchio fumatore di sigaro che quel libro non l’ha mai aperto. 
I libri odorano di brividi da due soldi o di ricerche scrupolose, di peso letterario o misteri
irrisolti. Questo aveva un odore diverso da qualsiasi altro volume avessi mai preso in mano. Cannella e fumo di carbone, catacombe e terra argillosa. Serate umide sulla riva del mare e mattini sudati fra le foglie di palma. Odorava come se fosse rimasto nella posta più a lungo di qualsiasi altro pacco, girando il mondo per anni e accumulando strati di aromi come un vagabondo che indossa troppi vestiti. Aveva l’odore dell’avventura raccolta in mezzo alla natura più selvaggia, distillata fino a ottenere un vino raffinato e versata su ogni pagina.

Amarilli



2 commenti:

  1. Non mi ha soddisfatto del tutto, però la Porta come simbolo di uno scambio di conoscenze, e di apertura verso civiltà diverse mi è piaciuta molto.
    E anche alcuni dei colpi di scena finali.
    Ti auguro delle buone letture ;)

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    1. Ciao! Forse ha un ritmo lento all'inizio e si rivolge più ai ragazzi che non agli adulti. Senza dubbio originale. Ricambio l'augurio di buone letture :)

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