REVIEW PARTY per "IL TRADITORE" di Nicolas Searle

Errore imperdonabile o fatalità. Questo è il dubbio che ossessiona l'agente dell'intelligence britannica Jake Winter, dopo l'esplosione che ha provocato decine di morti in una stazione ferroviaria. Dalle prime indagini sembra infatti che ad azionare l'ordigno sia stato proprio uno dei suoi uomini.

Devastato dai sensi di colpa e con la carriera appesa a un filo, Jake è ormai convinto di non potersi riscattare, quando a sorpresa viene coinvolto in una nuova operazione: un altro attentato da sventare, una cellula terroristica da intercettare in fretta.

Il contatto sul quale Jake si gioca il tutto per tutto si chiama Rashid, un infiltrato nell'organizzazione criminale. Affidarsi a lui è la sola opzione, ma è anche un pericoloso salto nel buio. Del resto, puoi fidarti ancora di qualcuno, quando hai perso la fiducia in te stesso?

Il traditore
Nicholas Searle
Editore: Rizzoli *
* grazie alla CE per la copia e l'opportunità di lettura!
Genere: thriller
Pagine: 288
Pubblicazione: 06/10/2020
ISBN carta: 9788817148153


Tutto tacque. 
La vibrazione del pavimento e il rimbombo distante avevano dato la notizia principale. gli schermi raccontavano ciò che lui già sapeva, in quel momento. 
Il momento in cui capì che la sua vita era terminata.


Avevo voglia di leggere un bel thriller galvanizzante e questo titolo prometteva un attentato da sventare, una corsa contro il tempo, un'ambientazione tra servizi segreti inglesi e cellule terroristiche a cui l'attualità ci ha ha purtroppo abituati. 
E questo promette, in effetti, l'ultimo romanzo di Searle.

L'aspetto più interessante è senza dubbio la coralità del romanzo, la mancanza di un POV univoco, che salta di continuo, ora dalla parte del servizio di spionaggio, ora dalla parte dei singoli terroristi della cellula, ora dagli stessi parenti delle vittime di un attentato precedente che stanno ancora elaborando il lutto.
Inoltre, poichè l'autore ha lavorato in passato proprio nel settore dell'intelligence, la sua ricostruzione del dietro le quinte risulta senza dubbio accurata, dandoci l'idea che questo lavoro è fatto solo in minima parte di azione, ma si compone essenzialmente di analisi dati, intercettazioni, pedinamenti, ricostruzioni di possibili scenari fatti allo sfinimento.

Peccato però che lo sviluppo di questo romanzo sia un grumo caotico di dialoghi, ragionamenti e azioni. 
Mi sono fatta l'idea che l'autore avesse molta materia, anche per esperienza diretta, da utilizzare, ma la usa male, accontentandosi di abbozzare tutto in modo superficiale, e talvolta anche con una narrazione eccessivamente tecnica e lievemente soporifera.
Ammetto che se mi sarebbe piaciuto entrare nella mente dei terroristi, i dubbi che avevo non sono stati risolti. Le motivazioni poste alla base di gente che non ha esitazioni a farsi saltare per aria, portandosi centinaia di simili nell'oltretomba insieme, è semplicemente che si tratta di ragazzi disperati, rabbiosi, e che se non fossero divenuti terroristi religiosi, sarebbero stati arruolati in qualche altra azione violenta. Ma allora come spiegare l'adesione di persone ricche, con una famiglia tranquilla alle spalle, con una buona istruzione superiore? Risposte non pervenute.
E la confusione vige anche tra gli stessi "buoni" perchè, ammettiamolo, certe scelte e strategie qui paiono guidate più dalla politica e dall'approssimazione, che non da una vera consapevolezza (della serie "speriamo che la bomba si trovi nello zainetto giusto e che Dio ci aiuti"...).

Insomma, soprattutto il finale mi ha lasciato insoddisfatta. 
Manca a mio parere una svolta attesa a lungo, vari nodi non vengono districati, e io non ho compreso cosa succede a chi. L'autore conclude dicendo che ha cercato di descrivere tutti con realismo e compassione (pure per i terroristi), ma magari poteva sforzarsi per un paio di capitoli in più.

Avrei valutato anche meno nel complesso, ma c'è un personaggio (la signora Masoud) che da sola vale l'intero libro: mussulmana, laureata ed estremamente intelligente, ammette con candore la sua scelta rassegnata di vivere con la maschera di "brava moglie docile" proprio per evitare di girare con un bersaglio sulla schiena a causa della sua bravura e autonomia, in un contesto sociale non ancora maturo per riconoscerle un ruolo. 
I dialoghi che la riguardano sono di un cinismo impressionante e difficili da digerire in un'Inghilterra del ventunesimo secolo.

Amarilli




Nessun commento:

Powered by Blogger.