Pensieri su "The stone witch of Florence. La strega di pietra" di Anna Rasche


 

Grazie ai poteri nascosti delle pietre preziose, Ginevra è in grado di guarire i malati. Un dono che è anche una maledizione – condannata come strega, viene cacciata da Firenze. L’esilio di Ginevra dura da quasi dieci anni quando viene convocata di nuovo a Firenze. La peste nera sta devastando l’Italia, e gli stessi uomini che l’hanno cacciata la implorano di tornare. Ginevra acconsente, certa che, finalmente, le sue cure non ortodosse saranno accettate: c’è pur sempre un’epidemia in corso. Ma la missione che le viene affidata è, invece, molto diversa: dovrà usare la sua collezione di pietre per rintracciare un ladro che sta saccheggiando le chiese di Firenze alla ricerca di reliquie dal valore inestimabile – l’unica speranza di protezione per la città. Se dovesse riuscire in questa missione sarà finalmente riconosciuta come medica, e non sarà mai più accusata di stregoneria. O forse no.

Titolo: The stone witch of Florence. La strega di pietra
Autrice: Anna Rasche
Editore Ne/on
Pagine: 384
Uscita: 6 novembre 2024
* ringrazio la CE per la copia ARC fornita in anteprima





Sono grata a NetGalley e alla casa editrice Ne/oN per questo ARC ricevuto in anteprima in cambio di un’onesta recensione.

Purtroppo, si è rivelata una lettura non proprio trascinante, benché presentasse più di un motivo per piacermi molto: ambientazione storica, una Firenze medievale abbruttita e consumata dalla peste nera, una giovane donna che persegue comunque lo studio della medicina, soprattutto quella legata ai poteri delle pietre. Io stessa amo le pietre dure e i cristalli, e sono sempre stata affascinata dai benefici e dall’influenza che esercitano in base a tradizioni antichissime, sia in occidente che in oriente.

Pur avendo a disposizione un substrato così ricco e affascinante, supportato anche da un’evidente conoscenza personale, questo romanzo assomiglia a un dolce preparato con ingredienti di qualità che non è riuscito a lievitare bene. Una storia afflosciata è la prima metafora che mi viene in mente, perché la narrazione parte piatta e così resta, a tratti confusa, a tratti lentissima, quasi sempre priva di quel ritmo e di quel guizzo che incuriosiscono e che spingono il dito a girare la pagina per sapere cosa succederà dopo.

Ginevra è ribelle, spregiudicata ma anche ingenua, inconsapevole dei pericoli a cui la espongono il suo essere donna e non maritata, povera, ma anche istruita, generosa ed emarginata.
La Firenze del 1348 non è un luogo per donne, la paura del maligno e delle streghe è dietro l’angolo, la stessa peste è penetrata nelle mura e ha reso deserte piazze e chiese. 
Basta poco per incorrere nella dannazione eterna e nella collera di preti e maschi, specie investigando tra miracoli e reliquie.

Nel complesso, è un fantasy storico con buoni spunti, un po’ pretenzioso. 
Forse le bestemmie in italiano che s'incrociano all'improvviso nel testo aggiungeranno sapore per i lettori stranieri: io ne avrei fatto volentieri a meno.

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