Pensieri su "Augustus" di John Edward Williams



Il mio destino era quello di cambiare il mondo. Forse avrei dovuto dire che il mondo fu la mia poesia. E tuttavia, se quanto ho creato è davvero una poesia, non è di quello che sopravvivono a lungo alla propria epoca. Prima di morire, Virgilio mi supplicò di distruggere il suo grande poema; era incompleto, disse, e imperfetto. Eppure il suo poema sulla fondazione di Roma sopravvivrà senz’ombra di dubbio a Roma stessa, e di certo sopravvivrà alla misera creatura a cui ho dato vita. Non distrussi il poema; né lui si aspettava, credo, che l’avrei fatto. A distruggere Roma ci penserà il tempo.

Augustus
di John Edward Williams
Editore: Mondadori
Pagine 372
Pubblicazione: 28 giugno 2022



Se ho ammirato Cesare, anche durante le traduzioni liceali, ho invece sempre detestato, fin dall'inizio, d'istinto e con tutto il cuore, il personaggio di Ottaviano. 
Mi è sempre parso un uomo senza meriti, baciato dal destino, che ha ottenuto tutto ciò che ottenuto grazie alla compresenza di personaggi grandiosi suoi amici e contemporanei: da Agrippa, reale creatore della stabilità militare romana dopo Cesare, sino a poeti e scrittori che gli hanno cucito addosso il ruolo di semidio e fautore della pace.

In realtà, dopo essere stato risparmiato più volte, dal destino o dalla pietà degli avversari, Augusto è stato il primo a eliminare nemici e adolescenti (il figlio di Marco Antonio, pure suo cugino Cesarione) in nome della stabilità di governo e della sua personale ambizione
Williams non glissa su questo e sono contenta che da questo epistolario emerga la figura di un uomo freddo, imbevuto della sua stessa gloria, convinto di essere il migliore per Roma. 
Anche nelle lettere scritte (nella finzione) di suo pugno, lui continuerà a ripetere di essersi sacrificato per Roma, mentre in realtà ha costretto chi lo circondava a sacrificarsi per lui.

Da metà libro diviene centrale e quasi più eroica sua figlia Giulia: ragazza e donna brillante, intelligente, che forse avrebbe potuto ambire a un ruolo più modesto ma più sereno, se non fosse stata oscurata e schiacciata dall’ombra di suo padre. E che forse avrebbe lasciato una memoria diversa nella storia, se non fosse nata in quel tempo e sotto quelle stelle.

Certo, la storia non si fa con i what if, benché lo stesso Williams abbia ideato lettere mai esistite e immaginato dialoghi forse mai pronunciati. 
Resta una gran tristezza, l’affresco di anni caotici, tra sangue, potere e morte.

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