Pensieri su "SWEETWATER" di Lisa Henry




Territorio del Wyoming, 1870.
Elijah Carter conduce una vita di silenziosa disperazione. La maggior parte delle persone a South Pass City lo tratta da stupido a causa della sua parziale sordità, ma non è quella la cosa che lo affligge di più. Qualcosa dentro Elijah va contro Dio e la natura, e lui cerca disperatamente di tenerla nascosta.
Harlan Crane, proprietario dell’Empire, un popolare saloon, capisce la sua vera natura e sa quali sono le cose che desidera davvero. Crane, però, non è il solo. Anche Grady Mullins desidera Elijah, ma al contrario di Crane, si rifiuta di obbligarlo o maltrattarlo.
Quando un atto di violenza distrugge la vita di Elijah, il giovane si ritrova in trappola fra due mondi diversi e due sentimenti devastanti: vendetta e disperazione. In una città fiorente e sul punto di esplodere, Elijah dovrà capire cosa voglia dire essere un uomo capace di controllare il proprio destino e scegliere un modo di agire che potrebbe mettere fine alla sua vita… o farla iniziare davvero per la prima volta.



Quegli spazi vuoti sussurravano di poter essere riempiti facilmente con caffè, baci e guance rosse. Elijah li desiderava così tanto da starci male, ed era proprio quella la trappola. 
Non erano cose vere. 
Erano le cose in cui un tempo aveva dovuto credere il dottor Carter: 
che si potesse prendere con sé un estraneo e volergli bene 
e cercare di sostituirlo alle persone che si erano perse per strada. 
Non erano cose vere, e non erano abbastanza.


Avevo proprio voglia di una lettura struggente, una di quelle che leggi sapendo che, prima o poi arriverà il sereno, ma nel frattempo devi affrontare perturbazioni a non finire con il cuore.
E peraltro ho sempre voglia di ambientazioni western, perché, non l'ho mai nascosto, le amo, sia nei libri che nei film.

Questo è uno storico western un po' atipico: non ci troverete grandi cavalcate o duelli alla mezzogiorno di fuoco, ma piuttosto la tranquilla e polverosa vita di una cittadina, South Pass City, nata a ridosso della via che seguono le carovane, ma già in declino, visto che i cercatori d'oro si stanno spostando verso nuovi territori più a ovest. 

Elijah è rimasto orfano e sordo a causa di un'epidemia che ha colpito la sua famiglia, finendo per essere adottato dal medico di paese, un uomo buono ma anziano, a sua volta sopravvissuto ai propri cari. Elijah conduce quindi una vita piuttosto solitaria, emarginato e preso in giro per la propria disabilità, senza grandi sogni e pochissimo affetto.
Eppure, avverte dentro di sé una tensione che non sa spiegare, per quanto inconsciamente sappia da solo di doverla tenere nascosta agli altri, perché né il buon dottore né il resto degli abitanti lo potrebbe comprendere. 

Finché non finisce nelle mire di uno degli uomini più ricchi del paese, il proprietario del saloon  Harlan Crane, che invece ha intuito perfettamente quali segreti e tormenti nasconda il silenzio del ragazzo, così come lo sospetta il cowboy Grady.
Sia Harlan che Grady non sono a loro volta stinchi di santo e l'esistenza nel west può essere davvero grama e fragile, spazzata via in un soffio da una pallottola o da una coltellata. 

Perciò Elijah dovrà lottare con le proprie forze, dovrà crescere e maturare, imparare a distinguere bene e male, amanti protettivi e amanti che inseguono soltanto il proprio piacere, in una discesa agli inferi e ritorno. 

Scritto (e tradotto) davvero bene, Sweetwater è una piccola perla, dove i sentimenti sono collegati strettamente alla natura selvaggia e agli uomini rudi, stanchi e rassegnati che si aggirano lungo i sentieri e i boschi, cercando l'oro o un destino di maggior speranza dopo la fine dell'inverno.
Ed è a suo modo un racconto di formazione, dove diventare adulti significa anche imparare a decidere da soli, se autodistruggersi o credere ancora.


«Il cielo là fuori è molto grande, Elijah.»

Amarilli

Nessun commento:

Powered by Blogger.