REVIEW PARTY per "IL PRIORATO DELL'ALBERO DELLE ARANCE" di Samantha Shannon


Titolo: Il Priorato dell'albero delle arance
Autore: Samantha Shannon
Editore: Mondadori
Pagine: 1022
Uscita: 30 novembre 2019




Avviso che questa sarà una opinione un po' discordante, (visto che il libro è stato votato tra i migliori fantasy su Goodreads), ma io l'ho trovato tra i meno appaganti di quest'anno, e l'ho finito con un certo senso di frustrazione addosso.
In ogni caso, ringrazio ancora una volta Mondadori che mi ha permesso questa lettura in anteprima, consentendomi di conoscere uno dei libri di cui tutti parlano in questi giorni.


Il cuore le tuonava nel petto. 
Non osava parlare, perché mostrare di conoscere la sua lingua significava creare un legame tra loro e tradirsi. 
Rivelare il fatto che si erano resi testimoni l’uno del crimine dell’altra.


Da subito occorre spaccare in due l'aspetto estetico e il contenuto.
Dal punto di vista del packaging, non c'è nulla da dire. 
Il volume si presenta in confezione extra-lusso, colorato, con le sue mappe, la sua cover immaginifica. 
Una mezza stellina arriva proprio per questo motivo.
Forse, se non ci fosse stata tanta bellezza al di fuori, mi sarei sentita meno scontenta. Perché quando vedi una cosa bellissima desideri fortemente che ti piaccia, e quando non raggiungi il massimo nel gradimento ti risulta ancor più seccante.

Nel complesso, al di là della promozione intensa che ha avuto, l'ho trovato un libro "massiccio", scritto con lo scopo preminente (a mio parere) di far vedere quanto si è bravi a gestire una storia di grande complessità, infarcendola di spunti pseudo-rivoluzionari, come piazzare unicamente donne quali personaggi forti di un fantasy e addirittura una coppia lesbica.

In realtà:
1) le DONNE: è la prima volta che in un libro trovo tante protagoniste  simpatiche quanto una carie che inizia a pulsarti il sabato pomeriggio, quando sai che sino a lunedì non potrai andare dal dentista.

Non riesco proprio a salvare nessuna: il trio Tanè/regina Sabran/ Ead si caratterizza per un'incredibile ottusità. Tutte perseguono il proprio scopo, con un tale egoismo e una tale arroganza, che non hanno un attimo di esitazione a rovinare, direttamente o indirettamente, le esistenze altrui. 
Non c'è un attimo di dubbio o di cedimento, sono perfette, piccoli robottini con uno scopo e là arriveranno.
Paradossalmente, i maschi della storia sono deboli, ma umani, e suscitano empatia.
La questione è: c'era bisogno di oscurare completamente i maschi in un fantasy per far brillare le femmine? Anche no. 
La bravura di una donna la vedi se, nonostante il potere maschile, riesce ad imporsi; se oscuri qualunque candidato al ruolo di eroe, sembra quasi una quota rosa imposta a forza. E lo si percepisce.

2) il CONTESTO: annunciato come un mix di atmosfere nipponico-feudali, arabeggianti e cinesi, oltre che europee, il mondo diviso in sud-nord-est-ovest è in realtà un calderone di luoghi e personaggi inserito un po' alla rinfusa, e alterna tante belle descrizioni cinematografiche a incredibili parentesi info-dump con mitragliate di dati e informazioni che ti tramortiscono, anziché incuriosirti.
Superato l'ooooooh iniziale per l'atmosfera, vorresti andare al sodo, quanto meno nelle seguenti cento pagine.
I draghi ci sono, ma non è che diano chissà che guizzo. Rimangono quasi di contorno.

3) la storia FF: premesso che già Morgan aveva inserito spunti interessanti nella sua trilogia fantasy, qui quest'elemento mi è parso il classico specchietto per le allodole, messo lì per bloccare qualsiasi critica (vedi come sono progressista: wow, non puoi parlar male di un libro così progressista...)
Ebbene, a prescindere dal fatto che la coppia risulta (per me) odiosa in generale, la riprova che è un elemento "furbo" viene dal fatto che questo rapporto è sostanzialmente ininfluente ai fini della narrazione generale. 
Dirò di più, è una storia che resta sostanzialmente segreta: anzi, viene posticipata in nome delle reciproche ragioni di stato. Dove starebbe la carica trasgressivo-dirompente, se lo sanno soltanto in due e si guardano bene dal rendere il legame pubblico? 

Impugnò due spade, una per mano. 
Fece un salto e atterrò, agile come un gatto, in mezzo agli uomini: tranciò dita e tendini, avida di budella come un borseggiatore di oro. 
La morte li spazzò via, simile al vento del deserto. 


4) il PRIORATO: concepito come una sorta di ordine di monache-streghe-guerriere, con la missione di annientare i wyrm e proteggere il modo dal potere draconico, alla fine non è che contribuisca in chissà che modo alla vittoria, ma risulta spesso d'intralcio. 

5) lo STILE: se si escludono sprazzi qua e là, per il resto è abbastanza monocorde. 
C'è un narratore onnisciente che dà tutto per scontato, senza attendere il lettore e aiutarlo per strada. E soprattutto è lento, lento. 
Ci volevano mille pagine per raccontare la storia? Non lo so, ancora mi chiedo lo scopo di certe sotto-trame, che vengono appena accennate e poi quasi dimenticate per strada.

Conclusione: è stata un'esperienza che ho fatto con interesse e molta motivazione, però il libro non mi ha dato i brividi che avrei voluto. 
Il mio consiglio? Leggetelo e fate anche voi la vostra esperienza.


Fuori, sull’Abisso, sfavillavano le stelle. 
Occhi di draghi defunti o non ancora nati. 
Tané chiese loro un’ennesima grazia. 
Che io possa fare ciò che devo pregò e non domandarvi mai più nulla.



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