REVIEW PARTY per "UN PICCOLO ODIO" di Joe Abercrombie



Savine dan Glokta è la figlia dell’uomo più odiato del regno, l’Arcilettore, a sua volta pronta a diventare la serpe più velenosa degli affari e delle industrie, se questo le garantirà un primato in un mondo in cui sembrano comandare solo gli uomini. 
Leo dan Brock, il Giovane Leone, attende di essere nominato Lord Governatore per respingere le aggressioni di Crepuscolo il Possente e dei suoi uomini del Nord, ma imparerà che le leggende degli eroi nascondono molte zone oscure, fatte di tradimenti e compromessi. 
Vick si è unita agli Spezzatori che intendono difendere i lavoratori dalle misure rapaci dei padroni, ma nasconde una decisione presa anni fa, nei gelidi campi di prigionia. 
Grosso è un veterano di guerra che vorrebbe dimenticare gli orrori degli assedi e la forza micidiale che si annida nelle sue mani tatuate, ma passato e violenza non sono mai troppo lontani. 
Il vecchio Trifoglio vorrebbe solo starsene seduto a insegnare un po’ di arte della spada, ma sarà costretto ad accompagnare e consigliare un manipolo di giovani che lo irridono, e non conoscono la belva che è stato e può ancora essere. 
Il Principe Coronato Orso deve decidere se sprofondare definitivamente sotto le droghe, le cortigiane e il vino, oppure se mettere la sua intelligenza a servizio d’un sogno più grande, per sé e tutto il reame.

I loro cammini si incroceranno e affronteranno una nuova età di tecnologia, potere economico, barbarie e follia, insurrezioni popolari e congiure di palazzo, duelli brutali nel Cerchio di scudi e il ritorno della magia. Sì, perché, se antichi stregoni decidono di allearsi con banchieri e ingegneri, al Nord invece la giovane Rikke scopre di possedere un dono invidiato e maledetto, la Vista Profonda, la capacità di vedere le ombre del passato e gli spettri del futuro. E come deciderà di impiegarla determinerà il destino di tutti.

Joe Abercrombie torna trionfalmente al mondo della “Prima Legge” che lo ha reso il re del fantasy grimdark con una nuova magnifica saga ambientata alcuni decenni dopo la prima, in cui Il Trono di Spade s’incontra con I Miserabili. Vecchi protagonisti cedono il passo a una nuova generazione che si addentra in un mondo ancora più realistico, ironico, brutale e commovente, che riflette e amplifica i drammi della politica attuale con la forza d’una immaginazione che ha sempre il sentore inesorabile della verità, e a ogni svolta conduce il lettore dove questi non avrebbe mai creduto di arrivare. Dentro e fuori di sé.

UN PICCOLO ODIO
Editore: Mondadori  
ISBN: 9788804719816
504 pagine
Prezzo: € 22,00 - Cartaceo
Uscita: 19 novembre 2019
*  copia in anteprima fornita dalla CE, che ringrazio



Quando era fuggita piagnucolando per la città nel giorno della sommossa, aveva giurato al Dio in cui non credeva che sarebbe stata buona, se ciò comportava che sarebbe sopravvissuta.

Adesso era felice di essere malvagia, se ciò avesse comportato essere pulita.

Ancora carica della rilettura della prima trilogia, mi sono subito buttata su questo romanzo che inizia oltre 20 anni dopo la conclusione delle vicende di Logen & Co.
E se il Novedita lo avevamo già reincontrato in un romanzo intermedio di Abercrombie (Joe non è riuscito a non dare un seguito al suo personaggio più amato), qui ci troviamo a conoscere la seconda generazione degli altri personaggi.
A partire da Savine, la figlia amatissima dell'Arcilettore, che condivide con lui cinismo, intraprendenza e un'ambizione sfrenata che la portano a investire, sfruttare, manipolare, pur di raggiungere i propri obiettivi. C'è poi il principe Orso (proprio lui, il figlio di Jezal), un po' vanesio e vanitoso quanto il padre, occupato a godersi i piaceri della vita, evitando qualunque tipo di responsabilità, politica e militare come erede.
Attorno a loro, l'Unione e il centro sono divenuti una società corrotta, non florida, ma percorsa allo stesso tempo da innovazioni tecnologiche e tensioni sociali, sfocianti in miseria, disoccupazione e tentativi di boicottaggio. In effetti, ricorda un po' uno stato in fermento all'inizio della rivoluzione industriale.


Il problema è che i duelli a morte non sono sempre vinti dal più avvenente.

Semmai, la storia favorisce i campioni più brutti.
Forse perché passano il tempo ad allenarsi mentre gli altri si guardano allo specchio.


Per contro, non è che al Nord si stia meglio.
Se Mastino e lady Brock faticano a contenere l'improvvisa avanzata dei figli di Bethod (sempre loro, Toro e Calder) e del nipote, il crudele e impietoso Possente, come al solito dall'Unione non arrivano rinforzi e bisogna arrangiarsi. Contando anche qui sulle nuove generazioni, rappresentate da Leo dan Brock, il giovane leone, e dalla figlia di Mastino, Rikke, dotata di un dono benedetto e maledetto allo stesso tempo.

Insomma, anche qui c'è la solita scacchiera, con aggiunta di nuove pedine e rimozione di vecchie, e tutti stanno bene o male prendendo posizione.
Nell'ombra, inoltre, c'è sempre la solita banca onnipresente e i suoi funzionari manipolatori.

Che dire? Se all'inizio si parte con un certo senso di spaesamento per riconoscere luoghi e personaggi familiari, poi molti iniziano a entrare sottopelle.
E se mi è piaciuta Savine (bellissimo vedere i due Glokta confrontarsi in sarcasmo e cinismo), ho apprezzato particolarmente le vicende del nord, forse meno socio-politiche-tecnologiche, ma ancora ricche di battaglie, duelli e tanti (abituali) tradimenti. Amo Leo e Rikke!
Un finale, come al solito, che ti rende impaziente di proseguire.

Per ora 4 stelle: c'è il grande Joe all'opera, però i motori si stanno ancora scaldando.



«Guarire è un lavoro da donne, non credi?»
Nel caso di Isern, suonava un tantino ipocrita, dal momento che Rikke l’aveva vista accoppare almeno cinque uomini con quella sua lancia, tuttavia era difficile dissentire dal principio generale. «Loro rompono» mormorò. «Noi generiamo.»
Isern scosse la testa, le labbra premute e ridotte a una linea sottile mentre cuciva lestamente con l’ago. «Con tutto quello che occorre per fare un uomo, per crescerlo, eppure si canta sempre e solo degli assassini. Quand’è stata l’ultima volta che hai sentito un uomo cantare il nome di una donna? A meno che stesse cantilenando quello della mamma mentre la Grande Livellatrice gli teneva una mano addosso.»

Amarilli

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