Pensieri su "VENDETTA" di John Inman

Quando la vita di Tyler Powell crolla a pezzi a causa di un orribile crimine, il bisogno di vendicarsi prende il sopravvento. Trascorre ogni istante di ogni giorno a rimettere insieme i cocci della sua esistenza spezzata, concentrato su un unico pensiero: la vendetta.
Si arrenderà alla rabbia e diventerà proprio ciò che odia di più al mondo, un assassino?

Solo l’aiuto dell’ispettore della Squadra omicidi Christian Martin, il poliziotto incaricato del suo caso, fa intravedere a Tyler la possibilità di cominciare una nuova vita nell’incredibile abbraccio di un altro amore pronto ad accoglierlo. Un amore che non credeva più di poter avere.

Ma Tyler saprà accettare quell’amore nella sua vita, oppure si è già perso per sempre? Per lui la vendetta è diventata più importante della sua stessa felicità? E della felicità dell’uomo che lo ama? Tyler è determinato a trovare un modo per avere giustizia senza sacrificare la speranza di un futuro con Christian, ma sarà difficile, se non impossibile. E alla fine sarà costretto a prendere una decisione drammatica.


Titolo: Vendetta
Autore: John Inman
Edizione originale: Payback
Editore: Dreamspinner Press
ISBN-13: 978-1-64080-098-4
Pagine: 178
Copertina: Maria Fanning
Traduzione di: Veronica Zana
Genere: Suspense, MM
Uscita: 19 settembre 2017





Quando la spranga colpì ancora, il fragore che provocò fu un rumore che non avrei, mai dimenticato. Il metallo cantò con gioia insieme allo schianto di ossa, alla carne battuta. 
Qualcuno esalò un respiro sfinito, poi la spranga colpì ancora. E ancora. Un rumore bagnato. Un rumore crudele.


(* ATTENZIONE - Possibili spoiler)


Confesso che mi aspettavo una lettura carica di commozione, invece sono rimasta piuttosto perplessa.
Ok, la parte iniziale è molto bella - inutile negarlo: il legame Spence-Tyler è narrato con tenerezza, il fato che si abbatte su di loro sembra preparare il lettore a un libro di risalita, rinascita, giustizia e seconda occasione di felicità per il sopravvissuto (ma era una convinzione mia e - col senno di poi - del tutto infondata).
Sostanzialmente il vedovo non riesce ad affrontare il lutto e si trasforma in un simil psicopatico, con un'idea di vendetta non poi così originale: occhio per occhio, ecc. 
Con un'idea molto americana del pistolero-eroe, il tizio va in giro con un'arma nello zainetto e si difende da sè (magari in caso di nuova aggressione bastava un taser o altre armi di difesa che negli States sono peraltro permesse, ma qui è meglio andare sul sicuro. Il Bang è più risolutivo).

Ecco, non volevo certo una rivisitazione di "Delitto e Castigo" di Dostoevskij, però un minimo di rimorsetto di coscienza sì.
Tutto viene liquidato/giustificato con un "era un rifiuto della società" e "chi lo ha ucciso ha fatto un favore"... ma stiamo scherzando? 
Ora, la vita che non vale nulla per una persona, può avere un peso diverso per altri. Quanta gente dovrebbe finire pistolettata per strada, perchè alcuni di noi, fregandosene di polizia, processi, sentenze, la ritengono  tout-court un "rifiuto"?
Siamo in un romanzo, tutto può accadere, però ne deriva un messaggio distorto.
E per un tizio che si è fatto giustizia da sè, confidavo che almeno il tutore della legge si ergesse a discrimine della coscienza. Invece no: alla fine è tutto un "piccolo, ti capisco. Piccolo, non permetterò che ti tocchino. Ho insabbiato tutto, ecc.".
Senza contare che i due - per sommo sprezzo del valore "vita" - sono già lì a ciucciarsi, prima ancora che il cadavere ai loro piedi sia freddo.
Mi spiegate dove sta la differenza, se tutte le parti in causa uccidono al di fuori delle regole e di un sistema di giustizia neutrale?
Un omicidio non annulla un altro omicidio. Fanno due omicidi in totale.
E qui c'è pure un terzo fatto di sangue, per cui la presunta bilancia di giustizia è persino squilibrata, in sfavore dei nostri due new coccoli.
Quindi 3 stelline per la prima parte, oggettivamente intensa e ben narrata. Sul resto ho espresso i miei dubbi.

Stava cominciando il giorno. Sarebbe stato caldo.
«Spence,» sussurrai nell’aria silenziosa, solo per sentire il suo nome. Guadagnai velocità e abbassai i finestrini perché il vento spazzasse via i miei pensieri. Mi confuse solo di più.


Amarilli

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