ESCLUSIVA PER IL BLOG: "Gioco a Due di Jayne Ann Krenzt", alias Amanda Quick - anteprima ed estratto

Amy Comfort è un'agente immobiliare di Misplaced Island, una remota e pittoresca isola nei pressi delle coste di Washington.
Fra i suoi clienti figura Owen Sweet, un affascinante e sensuale investigatore privato di Seattle che ha appena acquistato una decadente villa in stile vittoriano.
L'attrazione fra i due è innegabile, e quando Amy dovrà rivolgersi a Owen per indagare sul nuovo fidanzato della zia Bernice, sarà davvero molto difficile resistervi. Amy e Owen, infatti, per non destare sospetti e scoprire cosa nasconde l'uomo, saranno costretti a fingersi pazzamente innamorati l'uno dell'altra, anche se presto la situazione sfugge di mano, rendendo molto sottile il confine tra finzione e realtà. La coppia dovrà così far luce non solo su un fitto mistero, ma anche sull'amore che li unisce.


Giusto per Natale la casa editrice FOLLIE LETTERARIE propone una storia d'amore condita con un pizzico di mistero e ironia, e noi del Blog siamo felici di potervi offrire un estratto in esclusiva.

Grazie come sempre alla CE e a Eleonora Morrea!



 ***

ESTRATTO IN ESCLUSIVA


Nessuno aveva mai detto che il diavolo non potesse coltivare un giardino di rose, pensò Amy Comfort. Sembrava solo un tantino insolito. D’altra parte, il giardino di rose dell’antico Draycott non era affatto ordinario. E Owen, decise Amy, non era un giardiniere comune.
― Sei o no, un investigatore privato? ― gli chiese Amy.
― Dipende ― rispose Owen Sweet. Con la precisione letale di uno schermidore, stava adoperando un paio di cesoie da giardino sulla massa annodata di un rampicante dall’aspetto mostruoso.
― Dipende da cosa?
― Dal fatto che abbia voglia, o no, di lavorarci. ― Owen prese nelle mani inguantate un capo del rampicante tagliato, poi strappò la vecchia vegetazione dalla finestra in un unico, potente movimento. ― Sono un po’ occupato al momento.
― Sì, lo vedo.
Owen non parve cogliere il sarcasmo. Afferrò un altro nodo di rami, staccandoli con facilità.
Amy rimase a osservarlo, cupamente affascinata. Non poteva impedirselo. Le piaceva guardare Owen Sweet.
I rampicanti che stava eliminando con tanta diligenza erano cresciuti così fittamente sulle finestre della vecchia casa, da impedire alla luce del sole di entrare nelle stanze.
Non che il sole si vedesse spesso lì, a Misplaced Island, pensò Amy. Quella piccola macchia di terra dimenticata, situata al largo della costa di Washington, si trovava esattamente nel mezzo di una zona pluviometrica. Nei giorni buoni, una costante nebbia avvolgeva l’isola come un sudario, in tutti gli altri, diluviava.
Una leggenda locale narrava che l’isola si era guadagnata quel nome al momento della sua scoperta, quando se ne persero brevemente le tracce a causa della perenne nebbia che l’avvolgeva. Se la storia fosse vera o meno, non v’era alcun dubbio che per trovare Misplaced Island fosse necessaria molta determinazione.
Inoltre, pensò Amy, per farne la propria dimora bisognava essere molto motivati, oppure possedere un carattere estremamente stravagante. Si chiese quale delle due possibilità si adattasse a Owen Sweet.
― Owen, questo giardino si è inselvatichito anni fa, proprio come la casa ― Amy cominciava a spazientirsi sempre di più. Il tempo passava e lei aveva bisogno di Owen Sweet. ― Può aspettare ancora qualche giorno prima che tu lo addomestichi.
Owen fece una breve pausa per guardarla. I suoi occhi verde mare luccicarono nella luce grigia della nebbia. ― Sono in vena di farlo adesso.
Sweet era definitivamente un nome inappropriato, rifletté Amy, e non per la prima volta. Da quanto aveva appurato finora, Owen era tutt’altro che dolce, sia per natura che per carattere. Sospettava che fosse il risultato di uno di scambio di neonati nella culla. Succedeva in continuazione, si diceva. Si chiese cose avessero pensato i genitori nello scoprire che avevano allevato un demonio dagli occhi verdi e i capelli neri.
Si stava dimostrando testardo e oltremodo irritante, eppure c’era qualcosa in quell’uomo che l’affascinava. Non lo conosceva bene, nonostante gli avesse venduto Draycott. Nessuno, sull’isola, conosceva veramente Owen Sweet.
Si era trasferito a Misplaced Island due mesi prima. Amy lo aveva incontrato quando era apparso nell’agenzia immobiliare che lei gestiva dal salotto del suo cottage a picco sul mare. Era rimasta meravigliata dalla propria reazione. Desiderio, struggimento e un senso di gioiosa scoperta riuscivano a malapena a rendere l’idea.
Aveva cercato di soffocare la sensazione. Se da una parte era una scrittrice di romance in difficoltà, dall’altra era fin troppo disincantata per credere nell’amore a prima vista. Del resto, si fidava del proprio istinto quando si trattava delle persone. E nel mercato immobiliare ciò l’aveva spesso avvantaggiata, quindi non c’era ragione di trascurare quelle intuizioni quando si trovava ad aver a che fare con esponenti del sesso opposto. Una cosa era certa, nessun uomo con il quale era uscita aveva risvegliato il suo istinto con una tale intensità.
Owen pareva non aver fatto caso alla reazione che Amy si era preoccupata di nascondere. Aveva dichiarato senza preamboli di aver già girato l’isola per conto suo e di aver controllato le proprietà disponibili, decidendo di acquistare Draycott.
Amy ne era rimasta sconvolta. Tutti sull’isola sapevano che quella vecchia casa, una mostruosità vittoriana, era un disastro dalle fondamenta al tetto. E aveva doverosamente fatto del suo meglio per deviare l’interesse di Owen verso altre proprietà, ma lui si era rifiutato di ascoltare i suoi consigli. Alla fine, una vendita era una vendita. Amy, seppur con riluttanza, aveva stipulato l’accordo.
L’unica cosa buona della transazione, si era detta, derivava dal fatto che Misplaced Island era una comunità molto piccola. Avrebbe rivisto Owen Sweet. Poteva solo sperare che non accadesse in occasione di una causa inerente alla vendita di Draycott. Alcuni compratori tendevano a biasimare l’agente immobiliare quando scoprivano di aver chiuso un pessimo affare.
Ma Owen era sembrato contento della sua nuova casa quando, con somma delizia, Amy aveva iniziato a incontrarlo con crescente regolarità all’ufficio postale, in coda alla cassa dell’unico supermercato dell’isola e nella piccola libreria. Una delle poche cose che aveva capito di quell’uomo, era il fatto che fosse un lettore vorace. Al ritmo con cui ordinava libri da Mrs Akers, la proprietaria della libreria, avrebbe svuotato da solo il suo piccolo negozio durante la stagione invernale.
Ma la settimana prima erano giunti a un vero punto di svolta. Dopo averla incontrata all’ufficio postale, Owen l’aveva invitata a bere un caffè nell’unico bar della città. La conversazione aveva toccato temi affascinanti come il tempo, l’ultimo romanzo che avevano letto e l’orario ridotto del traghetto. Amy aveva camminato a un metro da terra lungo tutto il tragitto di ritorno al suo cottage. Dentro di lei era sbocciata la speranza.
Soffocò un sospiro pensieroso nel guardare Owen che liberava un’altra finestra dallo strato di rampicanti. C’era una sorta di snella, agile forza in lui che le catturava i sensi. Anche se, obiettivamente parlando, i lineamenti severi di Owen sembravano essere stati concepiti da qualcuno esperto nel disegno di cani da guardia, Amy lo trovava stranamente irresistibile. Il che probabilmente la diceva lunga sulla sua scarsa vita sociale a Misplaced Island.
Eppure, non si era resa conto di questa mancanza finché non era arrivato Owen.
Lo osservò con determinazione. Quella era la prima volta che gli faceva visita da quando si era trasferito nella sua diroccata dimora. Ma era venuta per affari, non per cortesia. Aveva bisogno di quell’uomo. Ne aveva terribilmente bisogno.
Non che avesse molta scelta. La piccola insegna sulla porta all’ingresso del rudere vittoriano, che Owen si ostinava a chiamare casa, recitava: Sweet Investigazioni.
Owen Sweet era l’unico investigatore privato di Misplaced Island. Non c’era molta richiesta per quel tipo di lavoro nella piccola comunità dell’isola. Amy era praticamente certa che dal suo arrivo non avesse lavorato neppure a un caso. E aveva ingenuamente pensato che sarebbe stato elettrizzato all'idea di avere un lavoro da seguire. Ovviamente, si era sbagliata.
Appoggiò una mano al muro di pietra del giardino e tamburellò con le dita, covando impazienza. Ignaro, o indifferente alla sua irritazione, Owen Sweet continuò a lavorare tra gli arbusti di rosa grottescamente intrecciati che intasavano il giardino.
Le rose erano state abbandonate insieme alla casa in rovina anni prima. Invece di morire silenziosamente e di buon grado, erano cresciute in modo selvaggio, quasi a volersi vendicare. Si erano arrampicate sui muri del giardino come a voler evadere da una prigione. Avevano formato una boscaglia impenetrabile che invadeva il vialetto, avevano soffocato il laghetto vuoto dei pesci, ed erano apparentemente decise a risalire i gradini fino alla veranda. Owen Sweet era arrivato giusto in tempo.
― Posso dedurre dal tuo comportamento che non ti interessa lavorare per me? ― gli chiese Amy senza giri di parole.
― Già ― Muscoli lucenti si contraevano sotto la maglietta nera, quando Owen ridusse una manciata di rampicanti sconfitti a un mucchietto nel centro del giardino. ― Puoi trarre quella conclusione.
― Molto bene, allora, non mi lasci scelta. ― Amy si scostò dal muro e si raddrizzò rassegnata. ― Dovrò trovare qualcun altro.
Owen curvò leggermente la bocca. ― Buona fortuna. L’ultima volta che ho dato un’occhiata all’elenco del telefono, ero l’unico investigatore privato dell’isola.

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