Review Tour per "GAMER GIRL" di Valerie Notari
Facendo tanti eventi, ogni tanto capita anche il libro con cui non entri in sintonia, per cui stavolta mi limiterò a una recensione ragionata, tentando di spiegare ciò che non mi è piaciuto.
Purtroppo, questo è anche uno di quei libri che esce con le cosiddette "mutande di ghisa", nel senso che affronta argomenti delicati e sfoggia una certa quantità di padrini/madrine famosi che hanno supportato il processo creativo, per cui, qualunque cosa un lettore possa dire su trama/personaggi e messaggio, corre il rischio di essere tacciato di essere "-fobico" di qualcosa.
D'altronde, le nuove generazioni ragionano così: nella foga di proclamare libertà, fluidità e assenza di schemi, sono primi a etichettare ogni singolo respiro soggettivo, e ad arrabbiarsi se menzioni qualcosa con l'etichetta non corretta (peraltro, la disparità di vedute è tale, per cui a volte le mie figlie adolescenti litigano tra loro su cosa sia corretto, talmente tutto è arbitrario è mutevole).
Ma veniamo a noi. A prescindere dal messaggio, mi limito a esprimere l'impressione sulla sua resa, per me piuttosto tediosa. La storia di Giulia, ragazza timida e problematica, con problemi di bullismo a scuola e che trova finalmente una realtà in cui può realizzarsi nel mondo del gaming, si presentava piena di aspettative sulla carta. Tuttavia, viene sviluppata in modo prevedibile e patinato, tra stereotipi continui e retorica a man bassa.
Tra le trovate originali, cito solo: i genitori ricchi che non capiscono nulla dei figli e che, ovvio, litigano e finiscono per separarsi (tranquilli, neppure sfiora il pensiero che magari sull'esaurimento familiare possano aver inciso le energie per seguire e comprendere i figli: peggio per loro, anche se ti mantengono in tutto, a cominciare dallo psicoterapeuta); i giovani incompresi che non hanno voglia di studiare, ma - sia mai - che vadano in alternativa a lavorare: no, loro mirano solo a professioni "belle" che rendono tutti milionari, come le make-up artist, i gamer, gli artisti vari; l'importante è realizzare se stessi, in una visione mono-direzionale in cui ci sei solo tu, senza alcuna responsabilità e alcuna preoccupazione che non sia il tuo piccolo mondo egoista; i pseudo-adulti "svegli" che dovrebbero prendersi cura di minorenni (al posto degli ammuffiti genitori) e che pensano bene di portarli in disco a bere shottini alcolici. Chissenefrega, appunto, di tenere la testa sulle spalle e allungare lo sguardo miope oltre la giornata, mentre si consuma il tempo a scorrere i #neiperte su TikTok.
Sarò anche boomer, ma ho trovato noiose persino le descrizioni delle partite dei videogiochi che affronta il team di Giulia, e mi hanno fatto sorridere questi sbarbatelli senza arte né parte che si fanno chiamare con i nickname per darsi arie.
Ammetto che speravo in qualcosina in più. Come al solito, vi invito a leggere questa nuova uscita per farvi una vostra idea.
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