Pensieri su "Pace separata" di John Knowles

 
Estate 1942. 

Mentre la guerra infuria in Europa, in un campus americano del New England un gruppo di adolescenti trascorre pigramente le giornate, tra una lezione di storia e una gara di nuoto. È in questo clima di vacanza e sospensione che nasce la segretissima Società dei Supersuicidi della Sessione Estiva - i cui membri sono tenuti a sottoporsi a un pericoloso rito di iniziazione - e si rafforza l'amicizia tra due studenti diversissimi tra loro: Gene, coscienzioso allievo modello, e Finny, carismatico ed esuberante campione sportivo, ispiratore e anima della Società, spirito libero e anticonformista per vocazione. Proprio le inconciliabili differenze tra i due amici finiranno per scatenare un meccanismo di eventi ingovernabili, che li costringeranno a fare i conti con la parte più buia di loro stessi e a dire addio per sempre all'innocenza dell'infanzia.

Pace separata
di John Knowles
Edizione: Rizzoli BUR
245 pagine
Uscita: 26 maggio 2010



Niente dura, né un albero, né l'amore, né una morte violenta. 


Volevo leggere PACE SEPARATA da quando l'ho trovato menzionato a proposito di Dio di Illusioni o If we were villains, come uno dei capostipiti del genere #darkacademia e un romanzo amatissimo dalle generazioni americane fin dalla sua apparizione negli anni '50.
Ci è voluto un po' per recuperarlo, ma questa piccola edizione mi ha tenuto compagnia per varie sere: pur essendo breve, sentivo che la storia di Gene e  del suo ultimo periodo all'istituto Devon meritava di essere assaporata lentamente.


Nel fondo del mio animo, là dove i sentimenti, lenti e silenziosi, diventano più forti dei pensieri, 
si era formata l’impressione che l'istituto Devon fosse nato il giorno in cui c'ero entrato io, 
avesse vissuto di una vita vera e vibrante finché io ci avevo studiato 
e si fosse spento, come una candela, quando io ne ero uscito.


Il racconto parte anni dopo, quando il protagonista ritorna tra le mura del suo vecchio collegio esclusivo, dove studiavano i rampolli delle migliori famiglie dell'est. Nell'estate e nell'autunno 1942 la classe dell'ultimo anno, diciassette-diciotto anni, trascorre giorni forsennati, in attesa della chiamata di leva o del futuro che batte alle porte.
La guerra mondiale strazia il mondo, all'esterno, ma in collegio la vita è come sospesa sotto una campana, la natura fa il suo corso, si susseguono le lezioni, la vita nel dormitorio, le fughe a fumare, a camminare tra i boschi o a nuotare nel fiume e sfidarsi con la Società dei super suicidi, durante pomeriggi di "momentanea, illusoria, eccezionale pace separata."

Forse a tratti la narrazione è prolissa, però, a parte lo stile che risente di quando fu scritto, questo è un romanzo pur sempre introspettivo, dove Gene mette a nudo la propria coscienza e dove le descrizioni vivide del paesaggio che muta intorno rappresentano lo stato d'animo dei ragazzi.

Nonostante la falsa spensieratezza, c'è un senso di tragedia incombente, c'è lo scontro tra Gene, studioso, ambizioso, forse pure calcolatore, e Finny, bellissimo, esuberante, generoso, con un fisico atletico perfetto.


Era difficile ricordare, nell'inebriante e sensuale chiarore di quelle mattine; 
dimenticavo che odiavo e chi mi odiava. 
Avrei voluto liberarmi piangendo da simili pugnalate di gioia disperata, di promessa intollerabile, perché quelle mattine erano troppo piene di bellezza per me, 
perché un mondo così bello non poteva contenere tanto odio.


Ci sono le gelosie, le paure, le attrazioni non rivelate e soffocate, ci sono i sentimenti violenti dell'adolescenza, fino a un risvolto ineluttabile e che toglie ogni possibilità di riscatto.
Si resta con l'amarezza, scossi dentro: comprendo perché tante cose siano state poi riprese da autori successivi e perché questo libro abbia segnato generazioni e generazioni.


Non riuscivo a sottrarmi alla sensazione che fosse il mio funerale, 
e al proprio funerale non si piange.

Amarilli

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