Pensieri su “La schiava dell’oasi” di Pamela Boiocchi & Michela Piazza



Appena messo piede in Egitto per partecipare al matrimonio del fratello, eminente archeologo, Calypso è stata rapita per essere venduta come schiava. Fortuna vuole che sia Anir, principe dell’oasi di Farafra legato alla sua famiglia da un giuramento di sangue, a comprarla. Ma non tutto è come sembra. Colto e affascinante, Anir è anche un guerriero. Segue regole molto diverse da quelle della società londinese e non rinuncia facilmente a ciò che è suo. La respinge e l’attrae. E Calypso deve scegliere se obbedire alla ragione o affidarsi al cuore… Tra antiche vendette, stregoni eremiti e predoni senza legge, il viaggio attraverso il deserto cambierà entrambi. La passione saprà diventare sentimento? Basterà l’amore a unire due mondi così diversi?

Pamela Boiocchi e Michela Piazza
LA SCHIAVA DELL'OASI
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi - Passione 223
Uscita: aprile 2023
Ambientazione: Egitto, 1899

LA SERIE:
1) LA MALEDIZIONE DEL DESERTO
2) LA SCHIAVA DELL'OASI



Mi spiace, di solito questa coppia scrive storie molto interessanti, ma questa mi ha preso un po' meno.

In effetti, mentre il precedente della serie (La maledizione del deserto) mi aveva colpito in positivo, ho trovato la storia di Calypso e Anir nel complesso poco avvincente.
Per mio gusto personale, sembra un romanzo stile anni ‘90, con il personaggio maschile borioso e prepotente, la fanciulla vergine che gli si sottomette praticamente subito, travolta dall’attrazione esotica, e soccombe alla sua arroganza condonando ogni pecca in nome del lieto fine.

La giovane di buona famiglia Calypso (già sorella di quel Caleb che abbiamo conosciuto nel romanzo sopra citato) intende raggiungere il fratello per le nozze, ma, a causa di una grande ingenuità e di una conoscenza nulla del mondo esterno al collegio inglese in cui è cresciuta, viene rapita appena sbarcata.
A questo punto interviene l'eroe.
Soltanto che Anir se la compra come schiava, le mente, le impone di ubbidire, non la libera quando potrebbe, si approfitta di lei senza averla sposata (siamo a fine ottocento) e ci mette parecchio a farsi convincere a riparare la situazione (con la scusa che lui ha tradizioni diverse), oltre al fatto che la rimprovera di continuo perché non si conforma agli usi locali e non sta al suo posto come lui le ordina.

Come dicevo, decenni fa nei romance c’era questo trend, con l'esaltazione del barbaro predatore sulla giovinetta appena uscita dal college: tu donna, tu mia, tu obbedire, ecc.
Ora, preferisco pensare di essere più smaliziata e meno intrigata da queste tipologie maschili. 
Anche perché l’intera struttura si basa sull’artificio (davvero tirato) che lui sia, casualmente: un principe, giovane, pure belloccio, e pure senza mogli né favorite, ecc. Oltre che disponibile a riconoscerle una certa autonomia (se è solo sulla carta, non lo possiamo sapere).

In buona sostanza, ho odiato lui (e compatito lei) sino a pag. 218, auspicando che Calypso tornasse in sé. Purtroppo, a pagina 219 lei se ne esce con “Non hai bisogno del mio perdono, le tue stesse azioni ti hanno redento”, in puro stile evangelico.
Quindi la chiudo qua.

Come detto, è una mia opinione personale, peraltro isolata con riferimento ai libri di queste autrici.
Quindi sarà per la prossima volta.

Amarilli

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