Pensieri su "LA FIGLIA DELLA SPADA" di Steve Bein (Le Cronache delle Spade di Inazuma #1)


Oshiro Mariko è l’unica detective donna del Dipartimento della polizia metropolitana di Tokyo, ed è costretta a lottare per guadagnarsi ogni grammo di rispetto. Decisa a investigare sul narcotraffico della yakuza, si trova invece assegnata a un caso che sembra il meno promettente della sua carriera: il tentato furto di un’antica spada. Il proprietario della spada, il professor Yamada Yasuo, sostiene che sia stata forgiata dal leggendario maestro Inazuma: le sue lame, secondo alcuni, possiedono qualità magiche e hanno il potere di incidere sul destino di chi le impugna. La detective non ha nessuna intenzione di crederci, ma il suo scetticismo avrà vita breve. Le sue investigazioni la faranno precipitare nelle maglie di una maledizione che dura da secoli e che, ora più che mai, reclama sangue. Mariko sarà l’ultima di una lunga serie di guerrieri a scontrarsi con questo potere demoniaco, e perfino la spada che imparerà a maneggiare potrebbe rivoltarsi contro di lei...
Fra antichi samurai e poliziotti corrotti, tra i luoghi di un passato magico e solenne e le contraddizioni di una metropoli pulsante, Steve Bein regala ai lettori un esordio di grande impatto che è insieme un thriller avvincente, un fantasy storico e uno scrupoloso, appassionato affresco della cultura giapponese.

La figlia della spada
Serie: Le cronache delle spade di Inazuma #1
Steve Bein
Editore: Fanucci
Pagine: 496
Uscita: 30 aprile 2014



Questo è uno di quei libri che stazionavano sulla pila degli arretrati, e che mi sono decisa a leggere grazie alla Challenge Vintage a cui partecipo quest'anno.
Premetto subito che il mio giudizio (discreto) corrisponde solo al primo volume, perché poi ho letto di seguito il secondo e, forte dell'ambientazione in cui mi ero nel frattempo calata, l'ho apprezzato molto di più, rivalutando la serie nel complesso (ovviamente, soltanto quando ho cercato nell'usato, mi sono accorta che si tratta dell'ennesima serie interrotta, per cui in Italia sono arrivati 2 su 3 volumi totali).

L'idea di Steve Bein è notevole, complessa ma audace.
Partendo dal presente (Periodo Heisei, anno 22, corrispondente al nostro 2010) e dalle indagini condotte da una detective di Tokyo, fresca di nomina, su omicidi legati al furto di alcune spade antiche, la narrazione ci riporta indietro, con vari flashback, agli accadimenti provocati da questi manufatti nel passato.
Dopo essere state create da un maestro armaiolo leggendario, di cui non vi sono documenti se non voci, tramandate da parte di ordini segreti e pochi studiosi, le spade di Inazuma sono passate attraverso generazioni di clan di samurai e famiglie potenti, portandosi dietro un'eredità oscura, fatta, al contempo, di poteri incredibili e pesanti maledizioni per i loro possessori. Così, a partire dal medioevo (periodo Muromachi), assistiamo a faide familiari, episodi di pazzia, tradimenti e uccisioni, con tanto sangue sparso in nome e attraverso le lame. Sino ad arrivare alla seconda guerra mondiale e di nuovo al presente, con la giovane Mariko che è costretta, suo malgrado, ad addestrarsi nell'uso della spada e a misurarsi in un singolare duello per la propria stessa vita.

Per quanto questo mix (storia + magia + arte della spada) possa essere affascinante, in concreto la lettura si è rivelata meno vivace di quanto mi aspettassi.
Bein è un professore universitario di storia e filosofia dell’Asia, per cui era logico che riversasse nel libro la sua profonda cultura nipponica, chiamando ogni cosa con il giusto termine e dandone una visione ampia e completa, inclusi vari aspetti storico-sociali. Tuttavia, soprattutto nella prima parte, gli infodump affossano la scorrevolezza. Poi si riprende, ma resta un tomo corposo.

Diciamo che, se voleva essere un omaggio e una promozione del paese del Sol Levante, tra personalità maniacali borderline, caste sociali, pregiudizi per tutto ciò che è straniero e non conforme, droga e mafia, stende sopra una patina lievemente sinistra.

Amarilli

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