Review Party "THE UPPER WORLD" di Femi Fadugba
Oggi sono lieta di inaugurare un evento per un libro sempre a tematica fantascientifica.
Ringrazio i blog che hanno voluto partecipare con me e vi invito a leggere tutte le altre opinioni, secondo le tappe che troverete in fondo al post.
Grazie a Dolci Carloni per la grafica stupenda dell'evento.
Per quanto fossi molto incuriosita per la trama e il payoff di questo romanzo ("Il tempo non aspetta nessuno"), purtroppo non sono entrata del tutto in sintonia con la storia.
Mi dispiace, perché i presupposti c'erano tutti, a partire da un prologo intrigante che evoca Atene e Socrate, compreso il mito della caverna (che - a voler essere puntigliosi - si trova negli scritti di Platone, totalmente omesso nel romanzo) e da un'ambientazione futuristica in cui la narrazione salta avanti e indietro, procedendo in parallelo in due momenti temporali diversi.
Tuttavia, l'idea è stata sviluppata con una modalità prolissa e lenta.
Dando per scontato di non aver proprio capito le decine e decine di pagine di equazioni ed elucubrazioni fisico-matematiche, per mia esclusiva colpa (in effetti, ho sempre detestato studiare entrambe le materie a scuola), sono state le parti narrative del libro a sfinirmi di noia 😑.
Da un lato, troviamo il giovane Esso che studia all'istituto superiore di Penny Hill, potrebbe essere brillante nelle materie scientifiche, ma ha una situazione familiare non facile ed è piuttosto distratto dall'evitare di finire ucciso da una gang nemica; dall'altra, la giovane Rhia che, quindici anni più tardi, si trova in una situazione ugualmente disagiata, è molto intelligente, e avrebbe solo bisogno di un professore per approfondire le medesime materie.
Anche dopo averlo concluso, non so se definirlo un distopico o uno sci-fi, uno ya con risse tra gang, collocato in una Londra di cui si vedono solo quartieri periferici in pieno degrado, oppure un sogno psichedelico sotto acidi, o piuttosto un tentativo di scrivere un romanzo sui viaggi nel tempo ma con l’ingrediente del pov angloafricano.
Qualunque sia il genere dove collocarlo, non è risultato nelle mie corde; piuttosto confuso, ingarbugliato e con inserimento di dettagli a caso e non influenti.
Spero che gli sceneggiatori di Netflix abbiano miglior fortuna nel trasformarlo in un prodotto più accessibile.
Forse lento nella prima parte, ma l'ho letto tutto d'un fiato, mi ha coinvolto parecchio
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