Pensieri su "Trilogia di New York" di Paul Auster

Pubblicati tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi che compongono questa "Trilogia" sono raffinate detective stories in cui le strade di New York fanno da cornice e palcoscenico a una profonda inquietudine esistenziale.

"Città di vetro" è la storia di uno scrittore di gialli che "accetta" l'errore del caso e fingendosi un'altra persona cerca di risolvere un mistero. "Fantasmi" narra la vicenda di un detective privato che viene assoldato per tenere sotto controllo una persona, ma a poco a poco i due ruoli si scambiano e colui che doveva spiare diventa colui che viene spiato. "La stanza chiusa" racconta di uno scrittore che abbandona la vita pubblica e cerca di distruggere le copie della sua ultima opera.


TRILOGIA DI NEW YORK
Paul Auster
Editore: Einaudi
Pagine: 316
Marzo 2014






New York per un luogo inesauribile, un labirinto di passi senza fine, e per quanto la esplorasse, arrivando a conoscerne a fondo strade e quartieri, la città lo lasciava sempre con la sensazione chi essersi perduto. Perduto non solo nella città, ma anche dentro di sé. Ogni volta che camminava sentiva di lasciarsi alle spalle se stesso, e nel consegnarsi al movimento delle strade, riducendosi a un occhio che vede, eludeva l’obbligo di pensare; e questo, più di qualsiasi altra cosa gli donava una scheggia di pace, un salutare vuoto interiore. Il mondo era fuori di lui, gli stava intorno e davanti, e la velocità del suo continuo cambiamento gli rendeva impossibile soffermarsi troppo su qualunque cosa.

Nelle camminate più riuscite giungeva a non sentirsi in nessun luogo. E alla fine era solo questo che chiedeva alle cose: di non essere in nessun luogo. New York era il nessun luogo che si era costruito attorno, ed era sicuro di non volerlo lasciare mai più.

Ci sono libri che, pur ben scritti, sono viaggi che non ti portano da nessuna parte, oppure verso mete che più di tanto non ti attirano.
Vorresti saltare giù in corsa, ma non puoi e quindi con fatica arrivi in fondo.
Questa è stata, più o meno, la mia esperienza con questa raccolta di tre brevi racconti.
Sottolineo la brevità, perché io ci ho messo parecchio a leggerli.

Purtroppo lo stile di Auster non mi è congeniale, non è ironico né avvincente, solamente pesantuccio.
Salvo solo le descrizioni di New York e certi scorci di paesaggio simili all'animo umano, forse l'unico vero motivo per apprezzarlo (per chi lo apprezza)..Peraltro, la cover sognante mi aveva proprio ingannato. 
Nel complesso, è una lettura cupa e macilenta che potrebbe rovinarvi la gioia di una giornata di sole, quindi tenetelo in serbo per il grigiore dell'autunno e non quando siete già malinconici di vostro.

Amarilli

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