Pensieri su “Schiavi del desiderio” di Jennifer Blake


Nella sfrenata New Orleans, la vita è scandita da balli in maschera, scandalose passioni e duelli all’ultimo sangue. In uno di questi Ravel Duralde, abilissimo con la spada, uccide Jean, promesso sposo di Anya Hamilton. La giovane reagisce sviluppando un’anima ribelle e anticonformista, ma un nuovo duello minaccia i suoi affetti. Anya sequestra allora il letale spadaccino e lo tiene rinchiuso per impedirgli di fare ancora del male ai suoi cari. 
Mentre nella città impazza il carnevale, Anya incontra il suo prigioniero da sola, ma a quel punto è la passione a prendere il sopravvento. Lei bellissima e sensuale, lui segretamente innamorato di lei: senza più barriere, sarà il desiderio a incendiare i loro cuori…

“Schiavi del desiderio” 
di Jennifer Blake 
Titolo: originale: Prisoner of Desire
Serie: ‘Louisiana History’ (Lousiana History Collection)
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Introvabili 87
Ambientazione: America, Stati Uniti, Louisiana, 1860 circa





Ogni tanto con gli Oro scopro qualche autrice del passato, ma non sempre mi conquista: è il caso di Jennifer Blake, nota e prolifica, di cui non avevo gradito neppure "Una freccia dritto al cuore" della medesima serie.

Quest'opera è uscita nel lontano 1986 e, in effetti, ne ho ricavato l'impressione di un romanzo che risente molto dei decenni trascorsi nel frattempo.

Di apprezzabile, c'è certamente l'ambientazione in una New Orleans del 1860, con la buona società creola che si contrappone con fierezza e diffidenza ai rozzi "nuovi ricchi" inglesi.
Ci sono alcune belle scene dedicate ai balli, c'è la vita nella piantagione, c'è l'afa umida della Louisiana e questa natura sempre un po' selvaggia e cupa (non a caso ci sono pacchi di romanzi romance o paranormal che prendono vita tra le paludi e l'antico quartiere francese), c'è il celebre carnevale.

Piuttosto, è la trama in sé che si fa fatica a digerire.
La giovane Anya ha perduto il suo fidanzato a causa di un duello, ucciso da uno spadaccino temibile, tale Ravel Duralde. Non si è ancora ripresa dal lutto che il medesimo spadaccino sfida anche il fidanzato di sua sorella, gettandole nello sconforto.
Che fare? Anya chiede l'aiuto di due ex-schiavi per rapire Ravel e tenerlo prigioniero nella piantagione di famiglia. 
Il piano è proprio questo: tenerlo legato fino a fargli cambiare idea ed evitare il duello (?).
Ma la sindrome di Stoccolma è in agguato: il lettore comincia a non capire perché Anya debba continuamente importunare il prigioniero con qualsiasi scusa, attirata come una calamita e perdendosi presto in discorsi vacui sotto impulso ormonale.
Così come si stenta a credere che, nel momento in cui si palesa una minaccia per i due (c'è un terzo soggetto che vuole colpire nell'ombra), Anya debba per forza prendere in mano la situazione, infilandosi in una serie ininterrotta di pericoli e rischi (con il Duralde che deve accorrere trafelato a salvarla).

Mah. Lei mi pare una classica eroina del tipo "ci è o ci fa?". 
Per intenderci, una che parla, si agita, ma è di un'ingenuità sconfortante e si caccia in trappola nonostante ci sia appesa sopra un'enorme X luminosa.
Al contempo, non mi è piaciuta la sua propensione ad abbandonarsi all'ardore non appena l'eroe maschile appare all'orizzonte, per di più con il nemico a due passi. Va bene la passione, ma con il giusto contesto.

Libro discreto per l'atmosfera, sufficiente per la sostanza. 

Amarilli





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