Pensieri su “Per amore, solo per amore” di Mathilda Blake



Nata e cresciuta in un bordello londinese, Lilybelle Scott deve ora lasciarsi il passato alle spalle per salvarsi la vita. Si imbarca così per la Nuova Zelanda sostituendosi a un’amica analfabeta, al posto della quale ha intrattenuto un fitto rapporto epistolare con un allevatore neozelandese che le ha chiesto di sposarlo. 
Fingendosi l’altra, al suo arrivo ad Auckland scopre che il promesso sposo è molto più affascinante di quanto non credesse e che anche lui le ha tenuto nascoste verità altrettanto importanti! 
Ma l’attrazione fra loro sembra essere più forte di tutto, almeno fino a quando il passato di Lily non riesce a raggiungerla persino in capo al mondo…

Titolo: Per amore, solo per amore
di Mathilda Blake
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Passione 210
Ambientazione: Inghilterra + Nuova Zelanda, 1884
Uscita: aprile 2022



C’era una specie di luce in Lilybelle Scott, ecco. 
Sembrava portarsi dentro un caleidoscopio di colori 
che la faceva risplendere come una creatura fatata.


Ormai, quando mi accingo a leggere un nuovo libro di Mathilda Blake, mi chiedo sempre dove mi porterà in viaggio. 
In effetti, nella mia mente l'accosto a una sorta di Jules Verne in sfumatura rosa, perché, come da piccola leggevo lo scrittore per esplorare nuovi mondi, con le storie della Blake mi aspetto sempre di imbattermi in un'ambientazione particolare, a volte conosciuta e a volte esotica, ma sempre vivida e molto dettagliata.
Vi è una grande abilità nell'usare il filone narrativo principale per inserire descrizioni di luoghi e natura, soprattutto della fauna, di un certo paese.

Stavolta, dopo un breve prologo londinese siamo trasportati in Nuova Zelanda, non prima però di aver fatto un viaggio per nave e di aver conosciuto affascinanti retroscena sui cavalli arabi e sulle tradizioni che li riguardano.
Lily fugge dall'Inghilterra di fine '800 per sottrarsi alla vendetta del protettore del bordello in cui vive e lavora (non come prostituta) da quando è nata.
Ha avuto la fortuna di corrispondere con un un colono che sta cercando moglie e così, complice una sostituzione di persona, parte all'avventura, senza sapere bene cosa aspettarsi.

In realtà, nessuno dei due è pronto ad accettare l'altro, ma in questo tipo di legami penso che le sorprese, positive o meno, fossero il minimo. 
Di certo, sin dal suo arrivo ad Auckland, Lily è travolta dai paesaggi, dalle nuove abitudini, dal ritmo frenetico che si respira, rispetto agli odori e al grigiore di Londra (nota personale: sono anni che anch'io ho questa meta tra i miei programmi e sogni, motivo in più per apprezzare questa scelta).

Ma veniamo alla coppia.
Se la protagonista mi è piaciuta molto nella sua temerarietà, nel suo coraggio e nel suo voler migliorarsi sempre, anche a livello culturale (promuovo, peraltro, anche un'altra comprimaria femminile più giovane, che non svelo per non rovinarvi la trama), ho trovato invece lievemente più impacciato e contraddittorio Duncan; pur sapendo benissimo che una moglie per corrispondenza non può essere perfetta, e pur avendone bisogno, si è rivelato pieno di diffidenza, al limite di una certa ottusità. E ci ha messo un po' a "svegliarsi"...
Diciamo che non l'ho trovato proprio un uomo ideale, ma capita: la spontaneità di Lily ha comunque compensato e reso appassionante la lettura.

Amarilli

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