REVIEW TOUR per "HYPERION. I CANTI DI HYPERION #1" di Dan Simmons




L'umanità non vive più relegata sulla Terra: è il XXVIII secolo e gli esseri umani si sono espansi nell'intera galassia, distribuendosi in una nuova federazione che unisce tutti i mondi abitati, l'Egemonia dell'Uomo. 
Tutto ciò è frutto di un'esaltante azione esploratrice resa possibile dalla tecnologia dei teleporter che, sfruttando i portali e le singolarità, consente di muoversi in maniera istantanea; ma è anche l'esito estremo di una diaspora necessaria: l'uomo infatti ha conquistato pianeti remoti, ma ha perso la sua casa, la Terra, distrutta durante un fallimentare esperimento noto come il Grande Errore. 

In questo scenario, sul pianeta Hyperion, stanno per aprirsi le Tombe del Tempo, misteriosi manufatti provenienti dal futuro nei quali il tempo scorre all'inverso e presso cui abita lo Shrike, mostruosa creatura non soggetta alle leggi fisiche. 
Verso quel luogo tremendo si stanno dirigendo sette pellegrini, sette personaggi in cerca di risposte. Lungo la strada, come succedeva nei tempi antichi, essi narrano delle storie, le loro storie.
E forse proprio in quei racconti si cela la chiave della salvezza per l'universo.


Dan Simmons
HYPERION (Parte prima)
I CANTI DI HYPERION
Mondadori * grazie!!
Pagine: 708
Pubblicazione: Luglio 2019




Nella loggia della sua astronave color ebano, il Console dell’Egemonia suonava, su uno Steinway antico ma ben conservato, il Preludio in Do diesis minore di Rachmaninoff; in basso, fra le paludi, enormi creature verdi simili a sauri si agitavano e mugghiavano. A nord s’addensava un temporale: nuvoloni d’un nero livido facevano da sfondo a una foresta di gimnosperme giganti; stratocumuli torreggiavano a nove chilometri d’altezza nel cielo violento. Più vicino alla nave, vaghe sagome a forma di rettile urtavano di tanto in tanto il campo d’interdizione, mandavano un grido e s’allontanavano rumorosamente nella nebbia color indaco. Il Console si concentrò su un difficile passaggio del Preludio, senza badare al temporale e alla notte in arrivo.


So che potrà apparire fuorviante, ma all'inizio della lettura la prima cosa che mi è venuta in mente è stata fare un parallelo con un romanzo letto da adolescente, assolutamente non di fantascienza, ovvero "Il ponte di San Luis Rey" di Wilder, incentrato sul destino che ha accomunato un gruppo di persone che non si erano mai incontrate e che avevano esistenze lontane e diverse.



Anche qui sette pellegrini, provenienti tutti da pianeti e vite totalmente distanti tra loro vengono convocati per prendere parte al pellegrinaggio organizzato sul pianeta Hyperion dalla Chiesa Shrike, un'entità non umana, probabilmente aliena, che richiede sempre un sacrificio e la morte certa al termine.
Si tratta dell'ultimo pellegrinaggio, perchè lo sciame dei barbari preme per conquistare il pianeta e milioni di coloni umani sono disperatamente in attesa di fuggire, mentre l'esercito dell'Egemonia si prepara a una battaglia spaziale che potrebbe cambiare le sorti di tutto e forse estinguere l'uomo in favore di altre civiltà.

Questa prima parte del Ciclo di Hyperion non è però soltanto fantascienza, è qualcosa di formidabile a livello letterario: la potremmo definire la summa della cultura di Simmons, in cui lui, per parlarci di uomo e divinità, uomo e alieni, uomo e caduta, si avvale di tutto: dalla filosofia arcaica della Terra alle religioni monoteiste (che nel 2700 sopravvivono, nonostante tutto), dalle poesie struggenti di Keats ai passi più enigmatici della Bibbia (con i sacrifici dei figli e i dubbi dei padri), da una meticolosa ricostruzione della battaglia di Agincourt con schieramenti, armi e strategia medievale (ragazzi, vorrei avere avuto lui come professore di storia) all'immagine dei barbari Ouster che premono ai confini del mondo conosciuto, la federazione dell'Egemonia, asserragliata sulle proprie posizioni e sulla propria tecnologia ormai "vecchia" e che però - per quanto corrotta e decadente - rimane l'ultimo conforto prima delle tenebre.

Con passione e memoria Simmons riversa storie di vita, sconfitte, perdite ma anche amore (qualche sprazzo, ma temo che proprio non gradisca i lieto fine...), mescolate e rimescolate fino a intrecciarsi in una tela immensa. 
Se mi guardo indietro, provo quasi paura alle migliaia di informazioni, citazioni, visioni, immagini che quest'autore è riuscito a trasmettere in un tomo imponente ma sempre vivace, intrigante, ammaliante.
Ma di questo posso rassicurare: se prima di aprirlo e iniziare a leggere, uno può avere qualche remora, poi non riesce più a staccarsi e a non proseguire. Devi conoscere le storie dei sette e i loro segreti, devi capire chi è e se c'è la spia tra loro, devi sapere se sono l'Egemonia, gli Ouster oppure lo  Shrike il vero nemico, cosa rappresentano le Porte del Tempo e se lo squarcio è verso il passato o verso il futuro...
Devi sapere cosa richiederà il sacrificio e chi tra loro, al termine di un pellegrinaggio insidioso e sanguinario, porterà a casa la grazia...
Non puoi smettere.



«Dio mio» mormorò Meina Gladstone, guardando il cadavere dell’ammiraglio Singh. «Faccio tutto questo sulla base di un sogno.» 
«Qualche volta,» disse il generale Morpurgo, prendendole la mano «capita che i sogni siano l’unica cosa che ci distingue dalle macchine.»


E quando la rovina incombe, tutto si capovolge.
Il fronte dei traditori è inaspettato, personaggi tornano dal futuro e altri vengono riportati al loro passato. L'umanità si ritrova ad affrontare una sfida nuova confrontandosi con quesiti antichi analizzati però con strumenti diversi, forse non più del tutto umani.

Non so dire chi mi sia piaciuto di più: Kassam e Moneta (Moneta, caspita... sono alla fine, capire tutto!!), Sol e la sua Rachel, Lamia e il suo Johnny-Keats, Meina che porta su di sè una responsabilità gigantesca.
Il finale di questa prima parte (due volumi, in origine) è poetico, commovente, una freccia scoccata verso l'ignoto, un afflato degno di una superba space-opera.
Tanto che non vedo l'ora di riprendere con il nuovo canto (Endymion).

Come ho detto ai miei figli: sono queste letture che ti fanno ringraziare di aver sempre letto di tutto e di aver sempre arricchito la propria cultura, perché è grazie a un romanzo sci-fi che capisci ciò che è ormai divenuto un patrimonio universale e che tra secoli avrà ancora valore.


Amarilli

4 commenti:

Powered by Blogger.