Pensieri su "DARK SOUL" (Anima Nera #1) di Aleksandr Voinov

L’amore illumina anche l’anima più nera.

Stefano Marino è un uomo d’onore, un boss della mafia della costa occidentale che si reca a est ad attendere la morte di un patriarca della famiglia. Tutti i pesci grossi si sono riuniti – perché naturalmente gli squali si mettono a girare quando sentono l’odore del sangue nell’acqua – ma è qualcuno di nuovo che attira l’attenzione di Stefano.


Silvio Spadaro, “il Barracuda”, è il protetto ed erede del consigliere Gianbattista Falchi, ormai ritirato, ed egli stesso un uomo d’onore a tutti gli effetti. Nel sottobosco delle famiglie, essere gay è un crimine per cui si merita la morte, ma al giovane killer le regole non sono mai importate molto. Gli unici ordini che segue sono quelli di Battista, sia quando è a caccia sia quando è nel suo letto.

Ma Silvio ha dei bisogni a cui Battista non può provvedere, e ha posato i suoi occhi neri su Stefano, costringendolo a confrontarsi con istinti che ha passato tutta la vita a soffocare. Per quanto Stefano cerchi di resistere, quando la mafia russa invade il suo territorio e lo costringe a cercare aiuto, il prezzo chiesto da Gianbattista lo porta a faccia a faccia con Silvio e i suoi desideri più nascosti.



Titolo: Dark Soul I
Titolo originale: Dark Soul I
Serie: Anima nera #1
Autore: Aleksandr Voinov
Traduttrice: Ida Giannini
COLLANA: RAINBOW
Editore: Triskell Edizioni
ISBN EBOOK: 978-88-9312-377-8
Genere: Dark, Contemporaneo, MM
Lunghezza: 110 pagine
Prezzo Ebook: € 3,49
Data di pubblicazione: 5 Aprile 2018




Quegli occhi neri erano senza luce, senza riflesso. Lo sguardo gli succhiava via l’aria dai polmoni e quelle labbra… Dio, quelle labbra.

«Mi chiamano Barracuda.» Nessun sorriso, era la semplice esposizione di un fatto. Il nome era singolarmente adatto a quella faccia senza espressione. «Silvio Spadaro.» 


A volte il dark mi piace, a volte rimango un po’ spiazzata quando la violenza è troppa (letteraria, intendo… quella reale non voglio neppure immaginaria). Però Voinov mi piace moltissimo come autore, e quindi il connubio Voinov/dark romance mi elettrizzava ancor di più. 

Devo dire che questo primo episodio, in appena cento pagine, mi ha scaricato addosso un’imprevista ondata di emozioni ad alto voltaggio. 
Voinov ti destabilizza praticamente dalla prima pagina, buttandoti dentro a una situazione, a un’atmosfera, facendoti incontrare – con gli occhi di Stefano – questa creatura androgina, quasi non umana, che corrisponde al sicario mafioso più eccentrico e anomalo che si potrebbe immaginare. 
Silvio Spadaro, il Barracuda, sembra sempre ciò che non è: sinuoso, elegante e letale; giovanissimo, fanciullesco, eppure vecchio dentro. Un’anima spenta, un’anima nera.
Ma ce l’ha ancora l’anima, o qualcuno se l’è già presa? 

Stefano è un boss mafioso e ne accetta le implicazioni. Non ha mai pensato di essere attratto da un uomo. Silvio è un sicario mafioso, discendente di mafiosi, e ne accetta le implicazioni. 
Non ci sono buoni e cattivi. Potremmo pure dire che è una storia tra cattivi, pienamente soddisfatti della loro situazione. Con tutti i banali problemi correlati agli uomini in genere, perché partire essendo già un bastardo di tuo, non ti fa mica soffrire di meno. 

Tutti i paradisi hanno dei cancelli. 
Viene da chiedersi perché Dio abbia creato il Paradiso con un’uscita se non si fosse aspettato di doverla usare prima o poi. 


Cento pagine, dicevo, ma mi hanno catturata. Già ti fai un’idea delle diverse sfumature dei personaggi, già intuisci molti segreti. E le scene fisiche sono effettivamente molto forti e vivide. Non dico che Silvio salti fuori dalle pagine, ma quasi… 
E poi lo stile di Voinov si sente: non ha bisogno di ricorrere alla volgarità o alle scene splatter. A lui bastano i particolari, la luce di uno sguardo, il taglio di una bocca, un dettaglio che appare per un secondo ma cambia tutto il senso di un dialogo. 

Una serie (trilogia, credo) che continuerò senza dubbio, perché è partita molto intensa, e si annuncia più che carica di notevoli sorprese… 


Silvio gli si avvicinò, e all’improvviso le sue mani gli afferrarono la testa, il collo, e fu così vicino che qualsiasi altra cosa divenne confusa. Era la nerezza consumante di quegli occhi dalle ciglia lunghissime. Il bacio fu come uno schiaffo, uno shock improvviso. Che bruciava ogni cellula. Stefano quasi inciampò, ma riuscì ad afferrare la testa di Silvio e tirarlo più vicino, facendo scontrare denti e labbra. 
Adesso sapeva com’era baciare un uomo. E se saperlo lo avrebbe distrutto, allora andava bene così. 


Amarilli

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