In esclusiva per il Blog: un estratto da "UNA ROSA PER ADAM" di Julie Garwood, nuova uscita #romance

Come anticipato qualche settimana fa, arriva il terzo episodio della saga "Le Spose dei Clayborne" della mitica Garwood! 
Dopo l'anteprima, troverete anche un succoso estratto.

Adam Clayborne non è tipo da matrimonio, per questo rimane piuttosto perplesso quando scopre nel suo letto la bellissima Genevieve Perry che afferma di essere la sua promessa sposa.
Adam però, non è al corrente delle ombre che aleggiano sul passato della donna e che non le consentono di sposarsi. Quando il pericolo per Genevieve si fa sempre più incombente, arrivando a minacciare tutti i Clayborne, la donna terrorizzata, fugge all’improvviso senza alcuna spiegazione.
Adam allora non esiterà un attimo a raggiungere Genevieve per proteggerla e liberarla dall’oscuro passato che la terrorizza.
Ma limitarsi ad aiutarla e innamorarsene non sono proprio la stessa cosa…

Autrice: Julie Garwood
Titolo: Una Rosa per Adam
Terzo libro conclusivo della serie "Le spose dei Clayborne".
Genere: Romance autoconclusivo


***

E grazie a Eleonora Morrea e a Follie Letterarie, potete leggere qui di seguito un estratto più lungo delle anteprime che troverete negli store.

ESTRATTO IN ESCLUSIVA

1
  
Rosehill Ranch, Valle del Montana, Primavera 1881

La trovò nel suo letto.
Adam Clayborne sorprese la famiglia rientrando a casa nel pieno della notte con due giorni d’anticipo. Non aveva progettato di tornare al ranch prima di venerdì, ma aveva concluso i suoi affari ed era stufo di dormire all’aperto. Voleva sotto di sé lenzuola pulite e un materasso morbido.
Sapeva che la casa era piena, poiché la settimana successiva sarebbe stato il compleanno di mamma Rose, e i fratelli e la sorella avevano accettato di venire alla fattoria per aiutare con i preparativi. La maggior parte della città di Blue Belle era stata invitata alla festa, insieme a venti, trenta persone che venivano da Hammond. Mamma Rose aveva stretto molte amicizie da quando si era sistemata al ranch, più d’un anno prima. Solo del gruppo della chiesa erano più di cinquanta invitati tra uomini e donne, e ognuno di loro aveva programmato di partecipare alla festa.
Dopo che Adam ebbe sistemato il cavallo e bevuto qualcosa di fresco in cucina, era ormai passata la mezzanotte. La casa era silenziosa come una chiesa di sabato notte. Si tolse gli stivali nell’atrio e cercò di non fare nessun rumore nel salire le scale, andò nella sua camera, alla fine del corridoio e prese a svestirsi. Non si preoccupò di accendere la lampada sul comodino, perché il chiarore lunare che entrava dalla finestra aperta era sufficiente a distinguere i contorni del mobilio.
Buttò la camicia sulla sedia vicina, si stirò le braccia e sbadigliò. Signore, era bello essere a casa. Con le ossa stanche e mezzo addormentato, si lasciò cadere sul doppio letto per sfilarsi i calzini... solo che non si sedette in realtà sul letto, quanto piuttosto su una donna molto morbida, calda e profumata.
Lei emise un gemito. Lui una bestemmia.
Un attimo prima Genevieve Perry era profondamente addormentata, quello dopo completamente sveglia. Fu come se la casa le fosse caduta addosso. D’istinto, spinse via il peso morto dalle proprie gambe e balzò seduta sul letto. Afferrando il lenzuolo, lo tenne alto fino al collo, sbirciando l’enorme uomo disteso sul pavimento.
― Cosa state facendo? ― sussurrò.
― Sto cercando di andare nel mio letto ― sussurrò lui di rimando.
― Adam?
― Sì, Adam. Chi siete voi?
Lei fece scivolare le lunghe gambe fuori dal letto e gli porse la mano.
― Il mio nome è Genevieve, è un vero piacere conoscervi. Vostra madre mi ha parlato così tanto di voi.
Lui sgranò gli occhi incredulo. Quasi scoppiò a ridere, tanto la situazione era ridicola. Non si rendeva conto, quella donna, che poteva vederle le braccia e le gambe nude? Ovviamente non indossava molti indumenti, e quel lenzuolo costituiva una ben misera barriera.
― Sarò felice di stringervi la mano quando sarete vestita.
― Oh... Signore.
La sua reazione gli disse che finalmente si era accorta di quanto fossero imbarazzanti quelle circostanze.
― Immagino che accendere la lampada sia fuori discussione ― disse lui.
― No, no non si può fare. Sono in camicia da notte. Davvero dovreste uscire dalla stanza prima che qualcuno ci sorprenda. È sconveniente.
― È la mia stanza ― le ricordò. ― E abbassate la voce, o sveglierete tutta la casa. Non voglio che i miei fratelli corrano qui e scoprano cosa sta succedendo.
― Non sta succedendo niente.
― Ne sono consapevole, Genevieve ― Adam si mise seduto, aprì le lunghe gambe e appoggiò le braccia alle ginocchia. Cercò di essere paziente e attese che lei gli spiegasse perché si trovava nel suo letto.
Quando la sua vista si adattò all’oscurità, Genevieve diede una buona occhiata all’uomo che aveva popolato i suoi sogni per due anni. Signore, era meraviglioso. Aveva cercato di immaginarselo, aveva fantasticato su di lui ma in quel momento si accorse che non gli aveva reso giustizia. I lineamenti del viso erano perfettamente scolpiti. Sembrava che fosse stato modellato da una di quelle antiche statue che Genevieve aveva visto al museo, quando era a casa. Adam aveva la stessa fronte spaziosa e gli zigomi pronunciati, nonché la bocca identica e il naso diritto. Gli occhi lo rendevano ancora più bello. Erano del colore della notte. Il suo sguardo era intenso, fisso su di lei, in quel momento, e Genevieve ne avvertiva il calore fino ai piedi.
Non riusciva a smettere di guardarlo. Era molto più imponente di quanto avesse immaginato, e molto più muscoloso. Era snello, e tuttavia i suoi avambracci erano enormi, e suggerivano un’incredibile forza. Poteva percepire la tensione annidata dentro di lui, e seppe senza dubbio che se avesse deciso di balzare su di lei non le avrebbe lasciato neppure il tempo di battere le ciglia. Quel pensiero la fece rabbrividire. Non aveva mai pensato che potesse essere un uomo pericoloso, ma del resto non se l’era mai immaginato accigliato, e di sicuro ora lo era.
Nella vecchia ma confortevole camicia da notte sbiadita che si rifiutava di buttare, Genevieve era consapevole di avere l’aspetto sciatto di una parente povera. Si tirò il lenzuolo ancora più su, per nascondere la scollatura logora.
Avrebbe dovuto sentirsi inorridita a seguito di quella intrusione, ma non lo era. Non era minimamente spaventata. Perbacco, non avrebbe provato un irresistibile impulso di ridere se avesse avuto paura, no? Inoltre, conosceva Adam meglio di chiunque altro al mondo, persino dei suoi fratelli, perché aveva letto tutte le lettere che lui aveva scritto negli anni a mamma Rose.
― Non dovete preoccuparvi ― gli sussurrò. ― Non griderò aiuto. So chi siete e non ho paura.
Lui serrò la mascella. ― Non avete ragione di avere paura. Cosa state facendo nel mio letto?
― La stanza degli ospiti è occupata, così vostra madre mi ha detto di prendere la vostra. Le ho fatto una sorpresa arrivando senza preavviso. Mi aveva invitato a Rosehill molto tempo fa, ma a causa di circostanze fuori del mio controllo non sono potuta venire, finora.
D’improvviso, Adam comprese chi fosse veramente Genevieve. Era forte, ma anche veloce quando voleva. Prima che lei prendesse respiro, lui fu in piedi e a mezza strada per uscire dalla stanza.
― Aspettate ― lo richiamò lei. ― Non vi ha detto vostra madre che sarei venuta a Rosehill?
― No.
Adam sapeva di risultare scontroso, ma non poteva farci niente. Avrebbe dovuto capire subito di chi si trattava. Il suo accento meridionale avrebbe dovuto essere un chiaro indizio, e sebbene avesse notato la dolcezza musicale della sua voce, non gli era venuto in mente fino a quel momento che fosse la donna di cui mamma Rose gli aveva parlato.
Fece per afferrare la maniglia della porta quando lei lo richiamò di nuovo. ― Intendete dire che non vi ha spiegato?
Lentamente, Adam si voltò. ― Spiegare cosa? ― chiese evasivo.
Lei si strinse nella camicia da notte e si mosse al chiarore della luna. Adam vide chiaramente il suo viso, e realizzò il rischio che stava correndo. Senza dubbio, Genevieve Perry era la donna più bella che avesse mai visto. I capelli neri erano tagliati corti e le incorniciavano un viso angelico a forma di cuore. Aveva zigomi alti, naso stretto, e una bocca che avrebbe spinto un uomo a immaginare di tutto. La sua pelle era priva di imperfezioni e quel sorriso innocente aveva il potere di provocare un vero scompiglio.
Adam scese con lo sguardo, che il Signore lo aiutasse, e le gambe formose gli apparvero altrettanto perfette.
Si mise a sudare freddo. Era bella, d’accordo, ma non vedeva l’ora di liberarsi di lei.
― Cosa, esattamente, mamma Rose avrebbe dovuto spiegarmi?
E quando lei gli sorrise, il suo cuore si fermò. Ogni fibra del corpo di Adam prese a lanciargli avvertimenti, urlandogli di uscire di lì prima che fosse troppo tardi, e rimanesse vittima del suo incantesimo.
― Adam, sono la vostra sposa.
Adam non cadde nel panico, ma ci andò vicino. Quasi scardinò la porta nell’aprirla, ma la fuga risultò impossibile. I suoi fratelli Travis e Cole, nudi fino alla cintola, scalzi e ben svegli, stavano bloccando l’entrata con l’intento di fare irruzione nella camera per scoprire cosa fosse tutta quella confusione. Travis impugnava anche una pistola, pronto a sparare.
― Cosa... ― Cole si bloccò quando Adam gli diede uno spintone.
― Metti via quella dannata pistola, Travis ― ordinò Adam al fratello.
― Abbiamo sentito uno schianto ― disse Cole.
― Sono caduto sul pavimento ― sussurrò Adam.
I fratelli parvero increduli. Travis fu il primo a sorridere. ― Tu, caduto sul pavimento? Come hai fatto, in nome di Dio?
― Non importa ― borbottò Adam.
Travis superò il fratello a gomitate per scorgere Genevieve. ― State bene?
― Ovviamente sta bene ― rispose Adam.
― Cosa ci fai a casa così presto? ― chiese Cole.
― Scendi dal mio piede ― scattò Adam.
Cole fece un passo indietro. ― Cosa fai nella camera di Genevieve?
― È la mia camera ― gli rammentò Adam. ― Nessuno mi ha detto che stava dormendo nel mio letto.
Cole sorrise. ― Be’, questa sì che deve essere stata una bella sorpresa.
― Signori, volete per cortesia andarvene? ― chiamò Genevieve.
E immediatamente lei si pentì di aver aperto bocca, e di aver attirato l’attenzione su di sé. Tutti e tre i fratelli si voltarono a guardarla, e lei cercò di rannicchiarsi sotto le coperte e scomparire.
Cole fece un passo avanti. ― Adam non vi ha spaventata, vero?
I fratelli avevano quasi raggiunto il letto quando lei si raddrizzò di scatto. ― Vi dispiace, Cole?
Cole si fermò. ― Dispiacermi, cosa? Non siete imbarazzata, vero?
― Indossate la camicia da notte ― le ricordò Travis. ― E dopo aver vissuto con noi una settimana, sapete di essere perfettamente al sicuro.
― Qualcuno ha fame? ― chiese Cole.
― Sì, mangerei qualcosa ― rispose Travis. ― E voi, Genevieve?
― No, grazie.
Adam digrignò i denti per la frustrazione. Non vedeva l’ora di far uscire i fratelli sul corridoio, così da poter dirgliene quattro.
― Voi due non siete stati correttamente presentati, vero? ― domandò Travis. Attraversò la stanza per mettersi di fianco a Cole. ― Uno di noi dovrebbe fare le presentazioni, e adesso è un momento buono come un altro.
― Per amor di... ― iniziò Adam.
― Smettete di prendere in giro vostro fratello... ― li rimproverò Genevieve allo stesso tempo. La risata che le riempiva la voce però suggeriva che non fosse affatto arrabbiata.
― Ci vorrà solo un minuto ― insistette Travis. ― Genevieve, vorrei presentarvi il più vecchio e il peggiore dei fratelli Clayborne. Il suo nome è John Quincy Adam Clayborne, ma tutti lo chiamano Adam. Adam, vorrei presentarti Miss Genevieve Perry, che è venuta fin qui da New Orleans, Lousiana. Dovresti imparare a conoscerla al più presto, visto che i preparativi per le nozze sono già in corso. Buonanotte, Genevieve. Ci vediamo domattina.
― Buonanotte ― rispose lei.
Adam non era affatto divertito. Spinse Cole e Travis fuori nel corridoio e richiuse la porta, quindi pretese di sapere cosa ci facesse Genevieve lì.
― L’ha invitata mamma Rose ― spiegò Travis.
― Ma è stato più di un anno fa. Perché ha deciso di venire adesso?
Cole si strinse nelle spalle. ― Forse prima non era conveniente, o aveva qualcos’altro da fare. Che importa?
Adam scosse la testa. Non era quello il momento di affrontare una lunga discussione. ― Dove dovrei dormire?
― La stanza degli ospiti è esclusa ― disse Cole, ― a meno che tu non voglia dormire con nostro nipote. Parker sta mettendo i denti, e ti sveglierebbe alle quattro del mattino.
― Perché non può dormire con i genitori?
― Mamma Rose ha pensato che a Douglas e Isabel avrebbe fatto piacere avere un po’ di privacy ― spiegò Travis con uno sbadiglio. ― Genevieve è carina, vero? E non dirmi che non l’hai notato.
Adam sospirò. ― L’ho notato.
Prese a scendere le scale, ma Cole lo fermò con una domanda. ― Cosa hai intenzione di fare con lei?
― Non ho intenzione di fare niente con lei.
― È venuta qui per sposarti ― sussurrò Cole. ― Almeno è quello che Mamma Rose ci ha riferito, e quando ha suggerito di celebrare il matrimonio a Giugno, Genevieve non ha obiettato.
― Che casino ― borbottò Adam.
― Torno a letto ― annunciò Cole.
Travis seguì Adam di sotto. ― Lei ci piace molto, Adam. Se aprirai la mente all’idea, credo che piacerà anche a te. Ha un gran senso dell’umorismo, e dovresti sentirla cantare. È incredibile. Se solo volessi conoscerla prima di prendere una decisione, tu...
― Non la sposerò.
― Adam, non devi fare niente che tu non voglia.
― Perché nessuno di voi mi ha avvertito che era qui?
― E come? Eri fuori, ricordi? ― disse Travis.
― Avevate una settimana per trovarmi.
― Perché sei così di pessimo umore? Nessuno ti punterà una pistola alla testa per obbligarti a sposarla.
― Vado a letto.
Finì per andare nella baracca. Una mezz’ora più tardi, stava ancora cercando di sistemarsi su un materasso stretto e bitorzoluto. Era troppo grande per quel letto. I piedi erano sospesi oltre il bordo, e non poteva girarsi senza ritrovarsi sul pavimento.
Dubitava che avrebbe dormito molto in ogni caso, dato che continuava a pensare a Genevieve. Iintrecciò le mani dietro la nuca e rifletté sulla situazione. L’interferenza di sua madre nella sua vita era irritante. E ora, in nome di Dio, cosa avrebbe dovuto fare lui, per rimediare a quel pasticcio? Di sicuro Genevieve non si aspettava davvero di sposarlo solo perché mamma Rose l’aveva suggerito. Al giorno d’oggi, molte donne rifiutavano un matrimonio combinato, e quale figlio sano di mente avrebbe permesso alla madre di scegliergli la sposa?
Adam sapeva che sarebbe toccato a lui far capire a Genevieve che il matrimonio era fuori questione. L’avrebbe fatta sedere e avrebbero avuto una lunga conversazione. Sì, era ciò che avrebbe dovuto fare. Le avrebbe detto di aver capito molto tempo prima di essere destinato a vivere da solo. Era troppo abitudinario, troppo solitario, e odiava qualsiasi tipo di distrazione. In altre parole, non era adatto a essere un marito. La famiglia era l’unico scombussolamento che accettava. I suoi fratelli venivano raramente a Rosehill, ora, e da quando sua sorella Mary Rose aveva avuto la bambina, mamma Rose passava la maggior parte del tempo con la nipotina. Il marito di Mary Rose, Harrison, aveva costruito una casa ai confini di Blue Belle per ospitare le tre donne della sua vita, e mamma Rose preferiva la vita di città all’isolamento del ranch.
Adam non era un recluso. C’erano sempre almeno una ventina di uomini assunti per sovrintendere il ranch, quindi le sue giornate erano piuttosto piene, e non gli dispiaceva far ritorno in una casa vuota la sera. In effetti, gli piaceva. Doveva ammettere che la sua vita era diventata un po’ troppo strutturata e ordinata per la maggior parte della gente, ma lui ne era soddisfatto, e questo era tutto ciò che importava. Quando era giovane aveva desiderato vedere il mondo, ma aveva rinunciato a quel sogno sciocco anni prima, così ora viaggiava da un porto esotico all’altro attraverso i libri che leggeva. Cole lo accusava di comportarsi come un vecchio. Adam non era in disaccordo con il fratello. Era sempre stato felice nella sua vita, e lo sarebbe stato ancora appena avesse messo rimedio a quel fraintendimento.
Decise di aspettare fino alla festa di compleanno per chiarire la situazione con Genevieve. Sarebbe stato gentile, ma fermo, e le avrebbe spiegato la sua posizione.
Le aspettative di Genevieve erano irragionevoli, e Adam sperava che, una volta che le avesse parlato, si sarebbe resa conto che lui aveva ragione. Non voleva ferirla, e di certo non agognava un confronto. Non era un uomo crudele che si divertiva a spezzare il cuore alle donne, ma avrebbe fatto tutto il necessario per evitare il disastro, anche a costo di sconvolgerla.
Sperava che non piangesse e non diventasse isterica. E in ogni caso, lui avrebbe mantenuto la propria posizione. Adam si addormentò convinto che alla fine Genevieve l’avrebbe dimenticato.


2


Non poteva sposarlo. Non appena fosse riuscita a rimanere da sola con lui qualche minuto, glielo avrebbe detto. Non era nella posizione di sposare nessuno in quel momento, non con tutti i problemi che le pendevano sulla testa, ma non si sarebbe dilungata troppo nelle spiegazioni. Gli avrebbe semplicemente detto che il matrimonio era fuori questione. Poi se ne sarebbe andata.
Doveva ammetterlo; prima che le cose si complicassero, aveva accarezzato l’idea di sposarlo. Dopo aver letto tutte le sue lettere, l’aveva anche sognato, ma poi il reverendo Ezekiel Jones era entrato nella sua vita e l’aveva stravolta. A causa della propria ingenuità e del proprio coinvolgimento, non poteva più considerare l’idea di diventare la moglie di un uomo onorevole come Adam Clayborne.
Sperava che una volta assolto il temibile compito di spiegare le ragioni del proprio ripensamento, avrebbe trovato un po’ di pace. Il Signore sapeva se ne aveva bisogno.
Ma le serviva un po’ di privacy per quella conversazione, e non era qualcosa che si otteneva facilmente a Rosehill in quei giorni. La casa a due piani sembrava scoppiare a seguito del ritorno di tutti i membri della famiglia, delle loro spose e dei bambini. Adam era costantemente circondato da parenti, e c’era un’infinita processione di amici, e persino estranei che si fermavano al ranch per bere qualcosa di fresco, mangiare un pasto caldo e scambiare quattro chiacchiere. Nessuno dei Clayborne rifiutava di accogliere qualcuno.
Come capo famiglia, Adam cercava di essere ospitale. Però faceva anche di tutto per evitarla ogni volta che gli era possibile. Non le ci era voluto molto per arrivare a quella conclusione, dato che ogni volta che Genevieve entrava in una stanza in cui c’era lui, Adam trovava una ragione per defilarsi. Quelle fughe improvvise avrebbero potuto infastidirla se già non avesse dedotto, dalle sue occhiate diffidenti, come la situazione fosse spiacevole per lui quanto lo era per lei.
Il tempo stava per scadere, e lei avrebbe dovuto andarsene presto. Aveva fatto una promessa, ed era determinata a mantenerla. Si era già fermata a Rosehill più a lungo di quanto avesse voluto all’inizio, e si sentiva tremendamente in colpa per aver ingannato i Clayborne. Era venuta sotto mentite spoglie per nascondersi, e ogni volta che guardava la cara mamma Rose, il peso delle bugie le curvava le spalle.
La famiglia Clayborne l’aveva fatta sentire ancora peggio, mostrandosi così buona con lei. I Clayborne l’avevano accolta nella loro casa e trattata come una di loro. Mamma Rose decantava continuamente le sue lodi. Raccontava alla famiglia che Genevieve era dolce, generosa e dagli standard morali elevati. Genevieve si chiese cosa avrebbe provato mamma Rose se avesse saputo la verità.
L’occasione di parlare ad Adam in privato alla fine si presentò il giorno della festa di compleanno di mamma Rose. Genevieve stava scendendo le scale dal primo piano, quando vide Adam entrare in biblioteca, da solo. Raddrizzò le spalle, raccolse il coraggio, e lo seguì rapidamente.
Due ore dopo, ancora cercava di entrare in biblioteca. Prima era stata trattenuta dalla sorella di Adam, Mary Rose, che le aveva chiesto di controllare gli uomini impegnati a montare i tavoli da picnic, mentre lei allattava la figlioletta. Durante la settimana precedente, Genevieve era diventata molto amica di Mary Rose, ed era felice di aiutarla. Un’ora più tardi, non appena aveva finito di adempiere al suo compito, il fratello di Adam, Douglas, le aveva chiesto di tenergli il figlioletto di dieci mesi, Parker, mentre aiutava a costruire la piattaforma su cui si sarebbe esibita la banda che Travis aveva assunto.
Parker era un piccolo incantatore, e a Genevieve non dispiaceva certo occuparsi di lui. Il bambino era impegnativo con tutti tranne lei. Stava attraversando quella che i genitori chiamavano “fase della timidezza”, il che significava che cominciava a piangere ogni volta che un estraneo gli si avvicinava. Tuttavia aveva preso in simpatia Genevieve, e con grande sorpresa dei genitori, nel momento in cui l’aveva vista, si era proteso verso di lei, facendole chiaramente capire di voler essere preso in braccio. Quella volta, Genevieve indossava una collana colorata, e si era convinta che l’unica ragione per cui Parker aveva voluto avere a che fare con lei, era per arrivare al gingillo che pensava di poter mangiare.
Genevieve considerò l’idea di portare il cherubino dai capelli ricci con sé in biblioteca, per parlare con Adam, poi cambiò idea. Parker era agitato e sarebbe stato una distrazione troppo grande. Con tutto quel martellare, quelle grida e quelle risate, sapeva anche che se l’avesse messo nella culla, non ne avrebbe voluto sapere di dormire. Quindi lo portò sul portico, si sedette sulla sedia a dondolo che Douglas aveva portato fuori per lei, e lasciò che il bambino riposasse sul suo petto, mentre guardava il caos.
Un fischio fece sobbalzare Parker. Così Genevieve lo calmò con un colpettino gentile e un sussurro.
― Harrison, abbiamo bisogno del tuo aiuto ― gridò Cole. ― Porta Adam con te.
La zanzariera si aprì e il marito di Mary Rose uscì. Aveva in braccio la figlioletta, Victoria. Con aria colpevole attraversò il portico, fermandosi di fronte a lei. Genevieve seppe cosa voleva ancora prima che lui lo chiedesse. Si spostò Parker sulla sinistra, facendo spazio per l’adorabile cuginetta di sette mesi.
― Vi dispiacerebbe tenere Victoria per qualche minuto, mentre aiuto a costruire la piattaforma? ― le chiese Harrison con una ricca cadenza scozzese. ― Ha già mangiato ed è stata cambiata. Mia moglie sta aiutando in cucina, ma se non credete...
― Posso farcela ― insistette lei.
Harrison le sistemò la figlioletta in grembo, accanto a Parker, diede un colpettino a entrambi i bimbi, si tolse la giacca e la gettò sulla balaustra scendendo le scale.
Genevieve aveva un bel daffare. Parker era determinato a rosicchiare il braccio di Victoria, ma Genevieve le spostò gentilmente il braccio sostituendolo con la copertina. Immediatamente il bambino si mise il pollice in bocca, e cominciò a succhiare rumorosamente.
Travis arrivò di corsa su per le scale. La vista dei nipoti insieme tra le sue braccia lo fece sorridere.
― Di sicuro ci sapete fare con i bambini.
― Sembra di sì ― concordò lei. E scoppiò a ridere, perché i suoi piccoli protetti alzarono gli occhi e le sorrisero, sbavando.
― Sono perfetti, vero? ― disse Genevieve.
― Sì ― rispose Travis. ― Ma non mi sembra giusto che Victoria abbia un po’ di peluria color pesca e Parker tutti quei riccioli. Sono diversi come la notte e il giorno.
Lei annuì. ― Dove stavate andando?
― In cucina a prendere il martello e poi in biblioteca a chiedere ad Adam di aiutarci. Potrà dedicarsi alle scartoffie più tardi. La banda arriverà alle tre, e dobbiamo essere pronti.
Non appena Travis scomparve all’interno, Genevieve cominciò a cullare i bambini. Una brezza calda, addolcita dalla fragranza dei fiori selvatici, avvolse il portico, e lei si mise a osservare le montagne in lontananza. Si sentiva come se fosse seduta nel mezzo del paradiso.
Iniziò a cantare una ninnananna francese che ricordava dall’infanzia, e che sua madre le cantava ogni notte prima di metterla a letto. Le parole erano semplici e ripetitive, la melodia innocente e gioiosa. La ninnananna le riportò in mente ricordi di giorni felici e spensierati. Chiuse gli occhi e per un momento breve e prezioso, non si sentì sola. Si rivide nella casa della sua infanzia, seduta su una grande sedia imbottita ad ascoltare la madre che cantava, mentre le preparava il letto. Il profumo dei lillà la avvolgeva. Poteva risentire la risata del padre provenire dal piano di sotto e percepire la pace e la felicità che si respirava nella casa, di nuovo circondata da persone che l’amavano e che avevano cura di lei.
Adam era fermo sull’entrata a guardarla. Stava per aprire la zanzariera quando lei aveva iniziato a cantare, e non volendo interromperla, si era voltato per uscire dalla parte della cucina, ma la musica lo aveva riportato indietro.

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