Pensioni su "L'ISOLA DELLE FARFALLE" di Corina Bomann

 

È un triste risveglio per la giovane avvocatessa berlinese Diana Wagenbach. Solo la sera precedente infatti ha scoperto che suo marito l'ha di nuovo tradita e, come se non bastasse, una telefonata dall'Inghilterra la informa che la cara zia Emmely ha le ore contate e che vorrebbe vederla un'ultima volta. Non le resta che fare i bagagli e prendere il primo volo verso l'antica dimora di Tremayne House, dove i suoi avi hanno vissuto per generazioni. Diana non può sapere che cosa l'attende, non sa che in punto di morte zia Emmely le sta per consegnare un terribile segreto di famiglia, custodito gelosamente per anni. Come in un rebus, con pochi, enigmatici indizi a disposizione - una foto ingiallita che ritrae una bellissima donna di fronte a una casa tra le palme, una foglia incisa in caratteri misteriosi, una bustina di tè, una vecchia guida turistica -, a Diana è affidato il difficile compito di portare alla luce che cosa accadde tanti anni prima, nel lontano Oriente, a Ceylon, l'incantevole isola del tè e delle farfalle. Qualcosa che inciderà profondamente anche sul suo destino...


Titolo: L'ISOLA DELLE FARFALLE
di Corina Bomann
Editore: Giunti
Pagine 498
Uscita: luglio 2018





So che a volte si dice "buona la seconda", ma in questo caso no.

Dopo aver letto anni fa "Cuore di tempesta" della stessa autrice (non piaciuto), ho riprovato con "L'isola delle farfalle", che pure è un suo best seller ed era stato peraltro consigliatomi da tutte le amiche di mia madre, range 70/80 anni (coincidenze? Io non credo). 👀

Purtroppo anche stavolta è un no secco e sono ancora incredula del successo di una trama simile. Per carità, ha tutti gli elementi del romance che potrei aver apprezzato: una giovane donna in crisi sentimentale, una zia che la richiama al capezzale per lasciarle in eredità un segreto di famiglia, un viaggio per riscoprire le proprie origini verso un luogo esotico come l'isola di Ceylon e una storia d'amore del passato da riscoprire.

Mi sono subito detta che la pausa romantica che mi serviva, ma è la verità è che mi sono annoiata spesso; l'intera narrazione pare iniettata di anestetico, con personaggi piatti e che non trasmettono nulla, dialoghi banali, sviluppi prevedibili se non surreali, e ogni guizzo vivace che viene prontamente smorzato. C'è il mistero, c'è una sorta di caccia al tesoro, ma mi pare un escamotage forzatissimo solo per sostenere il tutto sino alla fine.
Tutto in me urlava a ogni pagina: "zia Emmely, ma perché caspita hai aspettato tutto questo tempo??"

Sentimenti smorzati, scene d'amore che paiono un sussurro da quanta timidezza c'è nel raccontarle.

La fine è stata una liberazione e - visto che sono partita con un modo dire - si dice "non c'è due senza tre", però ho deciso di no.

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