Pensieri su "Il leviatano" di Rosie Andrews

 
Norfolk, 1643. È il secondo anno di una guerra civile che farà a brandelli l’Inghilterra. Un tempo turbolento, di divisioni radicali, di streghe e di santi, di poeti e predicatori, in cui la scienza si chiama filosofia naturale e il fervore religioso ammanta, o distorce, ogni cosa. Thomas Treadwater, soldato semplice, torna a casa spinto dal dolore pulsante di una ferita, oltre che da una – più urgente – lettera di sua sorella Esther. La ragazza, sedici anni, è timida e solitaria, molto devota: un carattere schivo in cui ogni inciampo della quotidianità provoca un terremoto. Così, quando Esther scopre che la serva Chrissa Moore intrattiene con suo padre una relazione dai contorni imprecisi, il suo turbamento è tale da spingerla a scrivere quella lettera. E quando Thomas, rientrando finalmente a casa, trova tutto il bestiame sterminato senza causa apparente e il padre ammutolito e immobilizzato nel letto, la parola che Esther sa pronunciare nei confronti di Chrissa è solo una: strega. Toccherà a Thomas, e alla sua totale fiducia nella scienza e nell’intelletto, riportare ordine nella dimora e nella vita dei suoi abitanti. Ma la strada verso la verità, in cui lo accompagna il suo mentore, il poeta John Milton, ha più a che fare con i coni d’ombra da cui nascono gli incubi che con le chiare e diritte vie della logica. Fra visioni e naufragi, torture e tradimenti, sfiorando le vette della fede e gli abissi della ragione, la ricerca di Thomas finirà per portare alla luce un segreto. Un segreto impossibile, sovrumano, terrificante.


Titolo: Il leviatano
di Rosie Andrews
Traduttore: Elena Cantoni
Editore: Neri Pozza
Pagine: 320
Uscita: 11 giugno 2024



Era un tempo di streghe, un tempo di santi. Un mondo in cui i conigli braccavano le volpi, in cui i bambini nascevano senza testa e i re la perdevano sul patibolo.
Era un mondo alla rovescia, così dicevano alcuni.


Pur avendo una pila di romanzi Neri Pozza da leggere, mi sono fiondata su questa nuova uscita, attirata dalla copertina "serpentosa" e dalle tematiche cariche di storia e di mistero.

La trama si svolge tra passato e presente, dove il passato è il Norfolk del 1643: epoca tumultuosa, con una Corona inglese impegnata a difendere la propria supremazia e l'anglicanesimo, e violente rivolte del movimento puritano, con una religiosità più rigorosa e severa (e con un collaterale impulso alla persecuzione di streghe e spiriti maligni), allineato alle posizioni autonome del Parlamento.
In questo clima di guerra civile, il giovane Thomas, erede di un piccolo proprietario terriero, si prende una pausa dal fronte per curarsi una ferita e scoprire cosa sta accadendo a casa.
Al suo ritorno, scopre infatti che la sorella sedicenne, da sempre timida e devota, ha individuato e denunciato ben due streghe tra le loro domestiche e che un processo si svolgerà presto.

A differenza del padre, Thomas ha sempre nutrito dubbi sulla propria fede e ha cercato di appoggiarsi più alla ragione che non alla superstizione; tuttavia, quando alcuni eventi sono difficili da spiegare, dovrà arrendersi all'evidenza, con un'esistenza stravolta per oltre sessant'anni.

Giocando con le suggestioni filosofiche di Hobbes, ma anche con le visioni pessimistiche di Milton (che è addirittura uno dei comprimari, mentore dello stesso protagonista), tra tentazione e perdita dell'Eden, tra predestinazione divina e libero arbitrio, l'autrice ci trasporta in atmosfere plumbee e di rovina, dove il male si annida vicino e cresce senza dare nell'occhio, quasi in una dimensione "domestica".

Gradevole e originale, ma con un certo senso d'incompiuto che mi ha deluso sul finale.

Era come se il mondo fosse stato creato quella sera stessa, 
tanto l’aria profumava di fresco, di pulito.

Nessun commento:

Powered by Blogger.