Pensieri su “Il diavolo di Manhattan” di Joanna Shupe

 

Justine Greene è figlia di un’agiata famiglia che abita nei quartieri alti di Manhattan. Dedita da anni al volontariato nelle mense dei poveri, si occupa inoltre con passione dei casi che la Società di assistenza legale del cognato avvocato, Frank, non ha modo di seguire, specie quelli che riguardano l’abbandono di mogli e figli. E proprio per risolvere uno di questi casi decide di rivolgersi a Jack Mulligan, il potentissimo capo della malavita di Lower Manhattan. Di lui si dice che si interessi di arte, che conosca le lingue e che, nonostante sia un tipo spietato, sia anche molto rispettoso delle donne. Ma quale stupore quando Justine scopre che l’ufficio di Mulligan è impreziosito da tappeti, mobili antichi, opere d’arte… e lui la lascia letteralmente senza fiato. Cosa vorrà quel diavolo per aiutarla?

Titolo: Il diavolo di Manhattan
di Joanna Shupe 
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Extra Passion 152
Ambientazione: America, Stati Uniti, New York, 1893
Uscita: Luglio 2023

La serie ‘Uptown Girls’:
1) IL LIBERTINO DELLA QUINTA STRADA (The Rogue of Fifth Avenue)
http://www.sognipensieriparole.com/2022/03/pensieri-su-il-libertino-della-quinta.html
2) IL PRINCIPE DI BROADWAY (The Prince of Broadway)
http://www.sognipensieriparole.com/2022/09/pensieri-su-il-principe-di-broadway-di.html
3) IL DIAVOLO DI MANHATTAN (The Devil of Downtown)




Lei era molto più forte di quanto apparisse. 
Lui l'aveva semplicemente colta di sorpresa, tutto lì.
Poteva anche essere un lupo in abiti eleganti, 
ma lei non era affatto un agnello in attesa di essere sbranato.

 



Ormai da qualche anno ho scoperto i romanzi di Joanna Shupe, senza mai riceverne delusioni.

Le tre sorelle Greene appartengono a una ricca famiglia #uptown newyorkese di fine ottocento e sono le cosiddette ragazze dei quartieri alti, quelle che dovrebbero limitarsi a trascorrere il tempo tra shopping, teatro e ricevimenti, in attesa del giusto marito con cui godere l'ingente dote matrimoniale.
Peccato che tutte e tre coltivino ben altre ambizioni, come gestire una bisca o fare affari.

Dopo due sorelle anticonformiste, non avevo grandi aspettative per Justine, timida e riservata, dedita alle opere caritatevoli e senza apparenti condotte ribelli.
E invece no. Justine è una pecorella parecchio tosta, una di quelle che nasconde il sorriso per mordere.
Mentre lavora in un centro di assistenza legale per bisognosi, perseguendo mariti che abbandonano mogli e figli, arriva addirittura a chiedere l'aiuto di un capo della malavita: tutto pur di raggiungere gli obiettivi.

E se all'inizio per Jack lei non è che l'ennesimo capriccio, una ragazza ricca con cui giocare al gatto e il topolino, ben presto dovrà ricredersi, perché Justin non teme nulla, neanche aizzare le folle e affrontare nemici. Dunque Jack e Justine sono perfetti l'uno per l'altra.

Quanto mi piacciono i protagonisti maschili della Shupe, cattivoni che diventano zerbini!
Alla fine della trilogia, possiamo concludere che anche il povero papà Greene ha dovuto arrendersi all'idea di avere tre generi molto al di fuori dell'ordinario.


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